Papa a Lesbo, le associazioni: "Raccogliere l'appello alla misericordia"
BOX ROMA - Una visita storica quella di oggi nell'isola greca di Lesbo da parte di papa Francesco e dei leader ortodossi, che ha acceso i riflettori sulla sofferenza dei richiedenti asilo. Le associazioni che si occupano dell'accoglienza dei migranti invitano a raccogliere l'appello alla solidarietà.
"Il Centro Astalli esprime profonda gratitudine a papa Francesco per la sua visita a Lesbo insieme a Sua Santità Bartolomeo, patriarca ecumenico di Costantinopoli. I rifugiati, le loro storie, i loro volti sono ora al centro dell’attenzione del mondo. Speriamo che quanto accaduto oggi possa scuotere le istituzioni nazionali e sovranazionali". E' il commento di padre Camillo Ripamonti, presidente del Centro Astalli. "Francesco oggi ci indica la strada, e ci mette di fronte alla nostra indifferenza - continua Ripamonti - . La nostra paura e i nostri egoismi sono i primi muri da abbattere per recuperare la nostra umanità perduta. L’Unione Europea faccia un gesto concreto di cambiamento proprio come hanno fatto oggi Papa Francesco e Bartolomeo I. Ci hanno mostrato la strada da percorrere: guardare negli occhi i rifugiati e costruire insieme una casa comune attraverso politiche di inclusione”. Alla luce dei fatti storici di oggi il Centro Astalli chiede che l’Unione Europea "interrompa immediatamente l’accordo scellerato con la Turchia, un patto ai danni dei rifugiati e in violazioni dei diritti e della dignità di uomini e donne che hanno diritto alla protezione; attivi vie legali per chiedere asilo accessibili a chi scappa da guerre e persecuzioni: i canali umanitari permetterebbero di salvare migliaia di vite umane e al contempo di rendere i nostri confini più sicuri e l’Europa in questo modo riprenderebbe il controllo delle proprie frontiere di fatto lasciato per troppo tempo in mano ai trafficanti". Infine, il centro Astalli chiede all'Europa che "modifichi la normativa sui ricongiungimenti familiari e permetta alle famiglie di ritrovarsi: nel campo di Moria moltissime persone hanno detto a Papa Francesco di avere dei familiari in Europa: figli, fratelli, parenti. È inaccettabile che sia impedito loro di raggiungere i loro cari. Il ricongiungimento familiare è un atto fondamentale per avviare e facilitare il processo di integrazione in Europa. Un errore ostacolarlo".
"Dalla visita e dall’incontro ecumenico di papa Francesco con il Patriarca di Costantinopoli, Bartolomeo I e l’arcivescovo ortodosso di Atene e di tutta la Grecia, Ieronymos a Lesbo “sale un grido di pace per il Medio Oriente", è l'analisi di mons. Giancarlo Perego, direttore generale della Fondazione Migrantes. "Una pace che è la condizione indispensabile da una parte per l’accoglienza e tutela delle persone che arrivano sulle coste della Grecia, richiedenti asilo e rifugiati e dall’altra per tutelare il diritto dei migranti a vivere nella propria terra”. Per il direttore dell’organismo pastorale della Cei i tre discorsi che hanno preceduto la dichiarazione congiunta, firmata dai leader religiosi, hanno sottolineato tre aspetti importanti che registrano il dramma dei richiedenti asilo e dei rifugiati: “L’arcivescovo ortodosso di Atene e di tutta la Grecia, Ieronymos ha denunciato ‘la bancarotta dell’umanità e della solidarietà dell’Europa’”; il Patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo I, ha posto l’attenzione sulla “tomba del Mediterraneo che vive in fondo a qual mare e che vede anche i corpi di tanti cristiani provenienti da tante parti del mondo”; Papa Francesco ha “sottolineato e esortato la solidarietà di tanti giovani d’Europa e del mondo invitando a conoscere e a farsi prossimi delle storie di sofferenza dei migranti”.
“Dalla visita, dai gesti e dalle parole di Papa Francesco – prosegue mons Perego - viene un nuovo invito alle comunità cristiane d’Europa e alle nostre parrocchie a moltiplicare i luoghi di accoglienza dei migranti. Per noi si tratta di ampliare l’accoglienza nelle nostre strutture ecclesiali che registrano oggi circa 23mila rifugiati e richiedenti asilo ampliando così le 4600 accoglienze che si registrano nelle nostre parrocchie”. Lesbo è anche “un passo concreto e in avanti nel cercare l’unità delle chiese cristiane in Europa ritrovata proprio a partire dalle condizione di trauma e di sofferenza dei rifugianti e richiedenti asilo”.
Questo il commento del portavoce di Unicef Italia Andrea Iacomini: “Ieri a Lampedusa, oggi a Lesbo. Tra questi due grandi eventi storici sono passati anni, sono annegati tanti bimbi in mare e milioni di persone hanno continuato ad abbandonare i propri paesi per fuggire dalla guerre, dalle persecuzioni, da fame e povertà. Sempre, senza sosta, come quella delle organizzazioni umanitarie, in questi anni si è levata la voce di Papa Francesco per chiedere al mondo di fermare questo scempio ed oggi ci stringiamo tutti intorno alla sua grande iniziativa umana e pastorale”. “La visita di oggi non può restare senza risposta”, prosegue Iacomini “La comunità internazionale non deve solo occuparsi di quote, strategie geopolitiche o trincerarsi dietro biechi interessi di parte, alzando muri costruiti con mattoni di egoismo, perché la soluzione sanno tutti benissimo quale è, riguarda ogni angolo del pianeta: la pace".
“Quasi la metà di tutti i rifugiati e i migranti del pianeta sono bambini, esseri innocenti, che non hanno scelto la fuga dal loro Paese né meritano la nostra criminale indifferenza perché oggi il fenomeno migratorio riguarda tutti noi, le nostre famiglie, la nostra vita quotidiana e va risolto al pari di tutte le altre questioni della nostra vita con intelligenza senza perdere mai di vista la solidarietà”.
“Nel mondo - conclude - ci sono 87 milioni di bambini sotto i 7 anni che sono cresciuti all’interno di conflitti, moltissimi sono arrivati in Europa, anche a Lesbo con traumi indicibili. E’ soprattutto di loro che il Papa ci invita ad occuparci oggi in questo giorno storico per l’umanità. L’Europa ora raccolga il suo grande appello alla misericordia”.
"La visita del Santo Padre Francesco sull’isola greca di Lesbo si è composta di una serie di gesti di fraternità con cui la politica e l'opinione pubblica internazionale non potranno fare a meno di confrontarsi", afferma Gianni Bottalico, presidente nazionale delle Acli. Francesco ha chiesto al Signore di "destarci dal sonno dell’indifferenza" per prenderci cura dei migranti e per “promuovere un mondo dove nessuno sia costretto a lasciare la propria casa. Una posizione che risulta ancora più chiara nel gesto che il Papa ha compiuto al termine della sua visita, accogliendo tre famiglie musulmane di profughi siriani le cui case sono state bombardate. Parole e gesti molto impegnativi, che mettono in evidenza la doppiezza di quelle entità che hanno deliberatamente innescato, con il pretesto dei diritti umani, la disintegrazione della Siria, che era un modello di pacifica coesistenza tra culture e fedi differenti, e che oggi devono essere chiamate in causa ad assumersi delle responsabilità sulla colossale crisi umanitaria e sulla violazione diffusa dei diritti e delle libertà fondamentali, che hanno provocato. Perché – conclude Bottalico - quella indicata dal Pontefice è l'unica strada percorribile: costruire ponti, concedere un’accoglienza umana e dignitosa ai migranti, ai profughi e a chi cerca asilo in Europa, stroncare il traffico di esseri umani, prodigarsi per fermare le guerre in corso e assumere impegni concreti per la ricostruzione ed il reinsediamento di quanti intendano tornare alle loro case".
"L'ultimo gesto del Papa è una manifestazione di solidarietà potente. Deve ispirare i governi e le società in un mondo in cui la situazione disperata di un numero record di persone costrette alla fuga incontra troppo spesso barriere, rifiuto e paura", ha dichiarato l'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati Filippo Grandi.
Durante la sua visita, Papa Francesco, insieme al Patriarca Ecumenico Bartolomeo e l'Arcivescovo Ieronymos di Atene e di tutta la Grecia, ha invitato i leader mondiali a rispondere con coraggio nell'affrontare questa enorme crisi umanitaria e le sue cause, e a fornire protezione e soluzioni di lungo termine per i rifugiati in fuga da guerre e violenza.
L'Unhcr invita da tempo tutti i paesi a farsi carico di una quota maggiore di rifugiati originati della più grande crisi umanitaria del mondo, e a fornire ai cittadini siriani vie sicure ed organizzate per trovare sicurezza nei paesi terzi, anche in Europa. Ad oggi, sono stati messi a disposizione dagli Stati membri dell'UE solo 2.958 posti, nonostante gli impegni dell'UE ad accettare il ricollocamento di 66.400 persone dalla Grecia, e solo 615 persone sono state trasferite in paesi dell'Unione Europea nell'ambito dello schema di ricollocamento.