20 febbraio 2014 ore: 17:50
Non profit

Partiti favoriti rispetto al non profit? “Non è vero, polemica da evitare”

Nel corso della discussione in aula alla Camera affrontato anche il tema della differenza di trattamento fra partiti e onlus. Rispedita al mittente l’accusa di favorire i primi piuttosto che i secondi. E c’è anche chi rimpiange l’abolizione dei vantaggi per le scuole di partito
Finanziamenti ai partiti. Governo

ROMA – I partiti politici non sono avvantaggiati rispetto al non profit, è una polemica che “va evitata”. A dirlo, in aula alla Camera nel corso della discussione sul testo del finanziamento ai partiti, è il deputato Pd Francesco Sanna. “Il principio della totale volontarietà della contribuzione da parte dei cittadini – afferma - è di tutta evidenza laddove si tratti di erogazioni liberali assistite da un'agevolazione fiscale ed è di tutta evidenza anche quando si tratta dell'utilizzazione del 2 per mille”. “Ricorre qui – argomenta Sanna - il solito tema polemico per cui vi sarebbe una maggiore capacità nelle mani dei cittadini disposti a finanziare un partito con questo sistema rispetto a quella di un cittadino che vuole finanziare altri istituti, tipo per esempio l'associazionismo onlus per la ricerca scientifica. Beh, ma non è così”. “Se andiamo a vedere dentro le norme – sostiene il deputato - ai partiti si dà la possibilità di conferire liberamente, se si vuole, il 2 per mille del proprio gettito Irpef, non esiste – sgombriamo il campo – la possibilità di distribuzione di quote inoptate e non decise da ogni singolo cittadino, per la propria quota, la propria singola quota di gettito Irpef”.

L'altro sistema – continua - gode di una più elevata intensità nella possibilità di conferimento da parte del singolo cittadino, si tratta del 5 per mille, e soprattutto, anche se quel 5 per mille va stabilizzato nell'ambito degli impegni finanziari dello Stato, e non ogni anno, come facciamo noi da molto, troppo tempo, determinato appunto in sede di legge di stabilità, però l'entità dell'impegno finanziario dello Stato con il 5 per mille è di circa mediamente 500 milioni di euro. Noi invece qui – continua - ci attestiamo su una cifra che è all'incirca, nel suo massimo possibile, di un decimo, quindi le due entità sono ben differenti, il valore costituzionale che ciascuna disponibilità dei cittadini a vedere incentivata l'erogazione liberale del 2 per mille e del 5 per mille è ugualmente degno, ma riportiamo alla realtà questa discussione ed evitiamo questa polemica”.

Il trattamento delle onlus è stato evocato anche in un altro intervento, relativo all’abolizione delle detrazioni per la frequenza alle scuole di partito, previste nel testo del decreto legge del governo e poi eliminate nel passaggio al Senato. Una cancellazione che non piace all’ex ministro della Salute Renato Balduzzi, oggi deputato di Scelta Civica, che annunciando comunque voto favorevole al testo si è rammaricato durante le dichiarazioni di voto finali perché “avevamo sottolineato l'importanza di dare uno spazio maggiore alle detrazioni per quanto riguarda soprattutto la partecipazione a momenti di formazione politica, di formazione alla cittadinanza, che è una sfida importante del nostro Paese, ma queste sono state soppresse”. Si trattava, nel testo del decreto legge del governo Letta, di prevedere una detrazione pari al 75%, con un massimo di 750 annui, per la frequenza alle scuole di partito, corsi di formazione politiche e simili. Spendendo mille euro l’anno, si otteneva uno sconto fiscale in dichiarazione di redditi di 750 euro.

“Sono state soppresse – ha detto Balduzzi in aula - con un argomento problematico, dicendo ‘come si fa a riconoscere un maggiore spazio alle detrazioni per i partiti politici, per la formazione dei partiti politici, rispetto a quello che si fa, per esempio, rispetto ad altre onlus?’. Ma – dice Balduzzi - il partito politico è un'organizzazione che ha un ruolo cruciale e decisivo, unico nella nostra Costituzione, e ciò la differenzia anche da altre Costituzioni, come quella tedesca e quella spagnola, che si limitano a dire che il lavoro dei partiti serve a favorire la formazione politica dei cittadini, non a concorrere a determinare la politica nazionale. Quindi, un ruolo ben più importante e ben più decisivo, che legittima un'attenzione importante alla formazione politica”.

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