Passeggera cieca va al lavoro in autobus, la portano nel posto sbagliato
ROMA - Si è accorta giusto in tempo che l’autista l’aveva portata nel posto sbagliato: se ne è accorta per pura fortuna, visto che Lucia è cieca e usufruisce del servizio trasporto disabili del comune di Roma. La sua ultima disavventura, accaduta questa mattina,la racconta immediatamente in una lettera scritta a caldo proprio ai responsabili dell’amministrazione comunale. “Sono uno dei pacchi disabili (una cieca) che fate sballottare da casa al lavoro (e viceversa) mediante un disservizio di trasporto dai costi esorbitanti e che non ha intenzione alcuna di migliorare (anzi, pare impegnarsi molto per il contrario)”.
Questi, in sintesi, i fatti: “Questa mattina, mentre ero sul mezzo che doveva portarmi al lavoro, ho notato che l’autista faceva una strada che non riuscivo a riconoscere – racconta Lucia - Un po’ perché ero distratta, un po’ perché pensavo che fosse qualche scorciatoia per evitare i semafori, ho lasciato fare. Quando però si è fermato per farmi scendere, non avendo riconosciuto a quel punto il posto, ho chiesto se eravamo davvero arrivati. Per fortuna l’autista, nel confermarlo, ha fatto il nome del mio vecchio posto di lavoro, quello cioè dove ho lavorato fino allo scorso febbraio e che da allora non frequento più… Meno male che non ero già scesa e il chiarimento è arrivato per tempo!”. Così, tutto si è risolto con un’inversione di rotta e la timbratura in ritardo, “senza pensare a quanto tempo avrei potuto perdere se fossi scesa e mi fossi resa conto troppo tardi che il mezzo mi aveva scaricata nel posto sbagliato”.
boxMa come si è potuto verificare l’errore? Chi ha sbagliato e come? “L’autista ha asserito che a lui era stato dato solo l’indirizzo di partenza e non quello di arrivo, dando per scontato che sapesse chi fossi e dove andassi. In realtà lui ha chiesto anche ai responsabili se fossi quella che lavorava alla Ibm e gli è stato risposto affermativamente. Peccato che la Ibm ha pensato bene di vendermi 10 mesi fa e da marzo la mia sede e il mio datore di lavoro sono altri”. Grande l’indignazione di Lucia e grave la sua rassegnata decisione: “Siccome non voglio, dopo tante noie e disavventure, provarne di nuove, mi vedo costretta a valutare l’idea di pagarmi il taxi da sola (una media di 26-28 Euro al giorno), ma è una spesa che non posso proprio permettermi. La mia prossima valutazione sarà quella di abbandonare questa sporca, disorganizzata e orrenda città che qualcuno si ostina ancora a chiamare capitale”.