10 novembre 2016 ore: 12:55
Società

Pepe Mujica: "Trump? Mi preoccupa chi lo segue. Lui passerà, loro resteranno"

L’ex presidente dell’Uruguay a Bologna per presentare la sua biografia è intervenuto anche sulle elezioni americane. E ha parlato di povertà e migrazioni. “Nessuno emigra perché gli piace, ma per necessità. Non è vero che non ci sono le risorse per cambiare la situazione, manca una volontà politica”
Pepe Mujica

Pepe Mujica

BOLOGNA - “Le elezioni americane mi fanno dire: aiuto! Scegliere tra Trump e la Clinton è una vera disgrazia. Il sistema politico americano non smette di piangere, anche se chi mi preoccupa non è Trump, ma chi lo segue. Perché lui passerà, ma la gente che l’ha votato resta”. José “Pepe” Mujica commentava così le elezioni del Presidente degli Stati Uniti a poche ore dall’apertura dei seggi. L’ex presidente dell’Uruguay è, infatti, in Italia per presentare il suo libro “Una pecora nera al potere” (Lumi Editore) e nei giorni scorsi ha parlato a Bologna in una sala piena di giovani accorsi ad ascoltare l’uomo che, in pochi anni, aveva rivoluzionato un Paese. “Gli Stati Uniti hanno due facce – ha detto Mujica –: da un lato c’è il paese combattivo, con intellettuali all’avanguardia, quello che alla fine della guerra in Vietnam è sceso in strada e si è battuto per il riconoscimento dei diritti civili, ma l’altro volto, mostruoso, è la nazione che vuole aggiustare il mondo e finisce per fare l’effetto di un elefante in un negozio di cristalli”. Basta pensare a quello che hanno fatto gli Usa in Afghanistan, Iraq, Siria, Libia, ha aggiunto, “hanno lasciato un disastro e il mondo intero ora ne sta pagando le conseguenze. Niente è peggio della prepotenza degli Stati Uniti. Dovremmo invece imparare a convivere rispettando la diversità, intervenire dall’esterno è sempre la soluzione peggiore”.

Eletto presidente dell’Uruguay nel 2010, Mujica si è distinto per aver portato avanti temi come la legalizzazione delle droghe leggere, l’aborto e i diritti delle persone omosessuali. Sposato con un’ex guerrigliera diventata poi senatrice, l’ex presidente vive in una casa di 45 metri quadrati in un quartiere popolare di Montevideo. Non gli interessa far parte di una élite di potere, ma preferisce coltivare la sua quotidianità come una persona comune. Per questo, mentre era in carica, devolveva il 90 per cento dello stipendio in beneficenza. Mujica ha scelto di “essere povero per essere ricco perché il povero non è chi possiede poco, ma chi necessita infinitamente tanto e desidera sempre di più”. Ex guerrigliero a sua volta e prigioniero politico (durante la dittatura è stato incarcerato per oltre 13 anni, di cui 4 in isolamento), Mujica sostiene che l’accumulazione è la grande malattia dell’uomo moderno. “La società contemporanea è basata sull’idea che se non possiamo consumare siamo poveri – ha detto –. Questo mette le persone in una situazione di perenne competizione, una situazione in cui gli individui lavorano costantemente per produrre un plus superfluo. Il modello di sviluppo attuale è quello delle nazioni ricche, improntato al consumo sfrenato. Stiamo puntando verso un progresso materiale che aggredisce senza sosta il pianeta”.

Mujica è intervenuto anche sul tema migrazione. “Dobbiamo pensare come specie, non come Paese: a capo della Germania c’è una donna conservatrice che ha risolto il problema dell’invecchiamento aggressivo del lavoro aprendo le porte all’immigrazione. Questo significa lungimiranza”, ha spiegato al pubblico. “Le migrazioni nella storia hanno sempre portato arricchimento, dando vita anche a fenomeni artistici e culturali – ha aggiunto –. Nessuno emigra perché gli piace, ma per necessità e l’Africa continuerà a vomitare persone perché il tasso di crescita demografica è altissimo”. L’alternativa? Secondo l’ex presidente dell’Uruguay sarebbe “un nuovo piano Marshall, che permetterebbe all’Africa di emanciparsi ingrandendosi finalmente sul mercato mondiale”. E ancora: “Non è vero che l’uomo non ha le risorse per cambiare la situazione. Pensate solo che investiamo un milione di dollari al minuto per spese militari, la metà di questo denaro sfamerebbe l’Africa e migliorerebbe tante cose. Il problema – continua – è dunque politico: manca una volontà politica”.

Rivolgendosi ai giovani, Mujica ha detto: “Voi ragazzi vivrete in un’epoca in cui ci domanderemo se l’uomo è davvero arrivato al limite. Dobbiamo avere coraggio, perché le persone povere in Africa sono anche un nostro problema. Barack Obama alla guida degli Stati Uniti è stata come una rondine, ma una rondine non fa primavera. Non fermeremo il razzismo, ma preparatevi che l’Europa diverrà sempre più color caffèlatte. L’umanità sta entrando in una nuova civiltà dove anche il lavoro sta vivendo una grande rivoluzione. I robot sostituiscono il lavoro manuale creando nuovi problemi sociali, come la lotta per il salario minimo di cittadinanza e la riduzione delle ore di lavoro”.

Dobbiamo lottare per una cultura rispettosa dell’uomo nella sua dimensione umana e sociale. “Non possiamo permetterci di farci governare dal mercato, ma dobbiamo essere noi a governarlo”, ha detto Mujica. Come? “Mettendo in discussione il modello di civilizzazione che abbiamo costruito e rivedendo il nostro modo di vivere, perché nasciamo per essere felici, e nessun bene vale come la vita – ha affermato – L’obiettivo non deve’essere solo quello di lavorare, ma la vita stessa”. Il problema della politica, ha spiegato, “è di aver abbandonato il campo della filosofia ma per gestire la globalizzazione è necessario un pensiero globale, serve la capacità di cambiare, di adattarsi a nuove dinamiche e regole di gioco. In che modo? Educando la testa e le mani”.

Il contributo più grande di Mujica secondo molti rimane quello di guardare alla politica e al futuro come a un impegno collettivo, dove si possa far spazio a logiche più umane. Ricordando i tempi di militanza, ha concluso: “La vita è come una marcia, una lunga camminata, se abbiamo troppi pesi fatichiamo ad andare avanti. Quindi spendete il necessario e viaggiate con una valigia leggera”. (Francesca Prandelli)

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