30 gennaio 2014 ore: 11:10
Immigrazione

Per i Cie 55 milioni l’anno, Caritas: ''Inutili e costosi, fondi per integrazione e rimpatri''

Rapporto Caritas/Migrantes. Oltre un miliardo speso dal 2005 per l'allontanamento degli irregolari, ma su 169.126 internati nei centri tra il 1998 e il 2012, sono stati solo 78 mila (il 46 per cento) i rimpatri. “la chiusura, unica riforma possibile”
Francesco Cocco/Contrasto Immigrazione: Cie di Gradisca d'Isonzo, immigtrato all'esterno

Gradisca d'Isonzo (Gorizia), aprile 2009. Immigrato fa ginnastica all'interno del Cie (Centro identificazione espulsione). Foto di Francesco Cocco

ROMA - Costosi e inutili, è questo il bilancio sui Centri di identificazione ed espulsione di Caritas e Migrantes nel Rapporto immigrazione 2013. Secondo il rapporto infatti, per la gestione dei Cie lo Stato destina non meno di 55 milioni di euro l’anno mentre per tutto l’apparato relativo al trattenimento e all’allontanamento dei cittadini stranieri irregolari, tra il 2005 e il 2012, sono stati spesi oltre un miliardo di euro, ma andando ai numeri, "su 169.126 persone internate nei centri tra il 1998 e il 2012, sono state soltanto 78.081 (il 46,2 per cento del totale) quelle effettivamente rimpatriate". Secondo Caritas e Migrantes, "è ormai evidente ai più come il trattenimento, attraverso la detenzione amministrativa, nei Cie non soddisfi, se non in misura minima, l’interesse al controllo delle frontiere e alla regolazione dei flussi migratori, anzi sembra piuttosto assolvere a un’altra funzione: quella di “sedativo” delle ansie di chi percepisce la presenza dello straniero irregolarmente soggiornante, o dello straniero in quanto tale, come un pericolo per la sicurezza".

La chiusura, unica riforma possibile. Secondo Caritas e Migrantes, "la vera riforma del sistema dei rimpatri sarebbe la chiusura dei Centri, fermo restando che l’identificazione e l’acquisizione dei titoli di viaggio degli stranieri pregiudicati potrebbe aver luogo durante la detenzione in carcere". Una scelta politica, però, possibile "solo con una contestuale rivisitazione delle norme sull’allontanamento, che incentivi la partenza volontaria, consenta la regolarizzazione di chi è parte di un rapporto di lavoro subordinato e dei soggetti più deboli, valorizzi le misure alternative al trattenimento (l’obbligo di dimora, la consegna dei documenti, la presentazione periodica alle autorità) che attualmente sono sostanzialmente non applicate". Secondo le due organizzazioni, i fondi destinati ai Cie potrebbero essere usati "per il rafforzamento delle politiche di integrazione degli stranieri e per la valorizzazione del rimpatrio assistito". Ma la riforma radicale degli istituti dell’allontanamento e del trattenimento richiederebbe, ammette il rapporto, "coraggiose scelte politiche". (ga)

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