Per i profughi che vogliono chiamare casa arriva il camper della Croce rossa
il Tracing bus
Il "Tracing bus" della Croce rossa italiana |
MILANO - In un paio di settimane ha permesso a oltre 800 profughi di telefonare a casa: il "Tracing bus" della Croce rossa italiana sta facendo tappa nei centri di accoglienza o nei luoghi di transito dei migranti per permettere loro di mettersi in contatto con i familiari rimasti nel Paese d'origine. Il camper, allestito con due uffici in cui i profughi possono parlare con i volontari e fare una chiamata di tre minuti, ha fatto tappa a Ventimiglia, Agrate Brianza, Como, nei centri gestiti dalla Croce Rossa di Milano e oggi era di fronte alla Stazione centrale del capoluogo lombardo. "Rispondiamo così a un'esigenza dei profughi, che spesso anche dopo tempo che sono in Italia non sono riusciti ancora a mettersi in contatto con i loro familiari - spiega Francesco Montrone, responsabile del progetto Tracing bus -. Le prossime tappe saranno a Taranto, Reggio Calabria, Catania. Il tour si chiuderà a Roma i primi di marzo".
"Tracing bus" rientra nelle attività del Restoring Family Links (Rfl) della Croce Rossa Italiana, servizio nato durante la Seconda guerra mondiale per rintracciare persone scomparse o disperse. Oggi si occupa di rintracciare amici, fratelli, genitori, figli e parenti di profughi che si sono persi di vista durante lo sbarco dalle carrette del mare. Altre volte sono i familiari rimasti nel Paese d'origine che, tramite la Croce rossa, cercano notizie su una persona di cui non hanno più notizie. Tracing bus è stato ideato dalla Croce Rossa olandese e messo a disposizione della consorella italiana. "Non si tratta solo di far fare una telefonata - aggiunge Francesco Montrone -: spesso è l'occasione per queste persone per chiedere anche altri tipi di aiuto oppure informazioni su dove trovare accoglienza o assitenza. Capita poi che chi chiama a casa riceva una brutta notizia dai familiari, magari per qualche lutto. In questi casi noi siamo lì, possiamo aiutarli ad affrontare lo shock". "I nostri volontari che fanno questo servizio sono formati appositamente -aggiunge Luigi Maraghini Garrone, presidente del Comitato di Milano della Croce rossa italiana -. Sono quindi in grado di approcciare persone di culture e lingue diverse che vivono una situazione molto difficile". (dp)