Piano infanzia, Marzocchi (regioni): "Sia partecipato"
Teresa Marzocchi
BARI - “Contenuto, studio, lavoro e ricerca sono i temi veri di questa conferenza, coerenti e coesi nei contenuti” è con queste parole che Teresa Marzocchi della Conferenza dei Presidenti delle Regioni, tira le fila della quarta conferenza nazionale per l’infanzia che si è conclusa a Bari oggi. Per Marzocchi è decisivo che “le proposte emerse siano esattamente in filiera tra loro perchè questo crea il presupposto per il decisore politico di contare su contenuti condivisi: stanziare risorse e usare quello che c’è con appropriatezza, qualità e responsabilità, rispettare la governance e gli strumenti di partecipazione che ci siamo dati sono gli elementi fondamentali”.
Ma cosa possono fare le regioni per il nuovo piano d’azione più volte annunciato nel corso della due giorni pugliese? Prima di tutto garantire che il metodo sia realmente partecipato a dispetto di quanto accaduto con l’ultimo piano nazionale: “Il piano – dice Marzocchi – va co-costruito sennò non può raccogliere i frutti del lavoro della conferenza. Gli attori del sistema devono esserci a farlo fin da principio e questi devono interfacciarsi con tutti gli attori che stanno attorno, tenendo assieme la responsabilità istituzionale e la filiera orizzontale”. “Il piano è un riferimento essenziale per orientare le politiche e riferimento per gli altri contenuti”.
E quale il ruolo dei Comuni? Per Achille Variati, sindaco di Vicenza, delegato al Welfare ANCI, non vi sono dubbi: “occorre che i Comuni siano avvertiti come attori di regia, non come luoghi in cui si scaricano i problemi e perché ci sia un lavoro di regia occorre soprattutto non spezzettare le politiche per non perdere il filo: area sanitaria, educativa, culturale, sociale si incrociano”. Variati pone l’accento sulla spesa dei Comuni. Sono “2,8 miliardila spesa dei Comuni per i minori. C'è però diversificazione in Italia sull'investimento pro capite e il 57% delle risorse viene assorbito dalle strutture. Solo il 15% viene investito per i servizi, per le politiche di prevenzione sociale. C'è stato un drastico taglio da parte dello Stato sulla spesa sociale e i Comuni hanno tenuto fino a quando hanno potuto. Per il 2014-2015 se non succederà qualcosa l'arretramento della spesa sociale diventerà a due cifre. Che la crisi non si chiuda a tenaglia sui diritti dei minori, sul futuro”. (spa)