15 febbraio 2017 ore: 12:12
Immigrazione

Piano migranti, Orlando risponde alle critiche: rafforza garanzie, elimina incertezze

Il ministro replica a Giovanni Canzio sul decreto legge sulla protezione internazionale. Dissenso anche dall’Anm. Ma per il guardasigilli: “Lo scopo è rispondere alle troppe criticità che ancora ci sono”
Piano migranti. Volti in primo piano

ROMA – Il decreto legge sulla protezione internazionale, approvato la scorsa settimana dal Consiglio dei Ministri, ha lo scopo di “rafforzare le garanzie nel giudizio di primo grado e assicurare l’effettività della tutela del migrante” e, nel contempo, anche di “apprestare gli strumenti necessari per evitare il rischio che la giurisdizione possa essere travolta dall’impatto di fenomeni sociali che hanno assunto dimensioni sconosciute nel passato”. A sottolinearlo, in una nota, è il ministro della Giustizia Andrea Orlando, che risponde così alle critiche sollevate ieri dal Primo presidente della Cassazione Giovanni Canzio sul piano immigrazione del governo. Anche l’Anm (Associazione nazionale magistrati) si è espressa criticamente sul decreto.

- Secondo Orlando la lunghezza delle procedure, ad oggi, crea un limbo che penalizza chi ha diritto all’asilo, costringendolo ad una estenuante situazione di incertezza, e favorisce, per altro verso, l’utilizzo improprio della procedura di richiesta d’asilo da parte di chi non ne ha diritto, nella speranza di allungare i tempi di permanenza nel Paese. Lo scopo del decreto è rispondere a queste criticità non mortificando in alcun modo il contradditorio dinnanzi al giudice di primo grado, garantendo che si articoli per iscritto secondo cadenze temporali ben definite. “Su questo terreno – spiega la nota - le preoccupazioni credo siano legittime e salutari, soprattutto se vengono da una voce autorevole come quella del Primo Presidente della Cassazione, pertanto credo che il confronto sia di grande utilità”.

“Voglio, però, rassicurare sul fatto che il giudice di primo grado sarà tenuto, per espressa previsione del decreto legge, a fissare l’udienza quando valuterà la necessità di sentire personalmente il richiedente asilo – aggiunge il ministro -; quando riterrà indispensabile che le parti diano chiarimenti; quando darà luogo alla fase istruttoria per la raccolta di prove diverse dai documenti e in ogni altro caso in cui l’impugnazione si fonderà su elementi non emersi nel corso della procedura amministrativa dinnanzi alla commissione”.

Il richiedente asilo – spiega ancora - potrà inoltre chiedere al giudice di essere sentito, e spetterà a quest’ultimo valutare se l’ascolto diretto sarà o meno necessario. “Il dibattito parlamentare potrà contribuire a raccogliere le istanze di ulteriore rafforzamento delle garanzie del giudizio di primo grado. “Quanto al ruolo che sarà consegnato alla Corte di Cassazione competerà a questa valutare di volta in volta se le questioni dedotte con il ricorso siano di tale importanza – nella prospettiva dell’uniformità dell’interpretazione – da richiedere la trattazione in udienza pubblica o se possano essere esaminate in camera di consiglio – conclude -. Il decreto legge altro non fa, dunque, che porre le condizioni perché la concreta specificità dei casi sottoposti alla cognizione dei giudici, di merito o di legittimità, determini le più efficienti ed efficaci forme di trattazione dei ricorsi. Inoltre, l’introduzione della specializzazione costituisce un ulteriore elemento di garanzia”.

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