Piano non autosufficienze, testo pronto. "Misurerà lo stato di bisogno reale"
ROMA – L'Italia ha un Piano nazionale per le non autosufficienze: è stato approvato ieri pomeriggio in sede di tavolo interministeriale composto da ministeri dell'Economia, del Welfare e della Salute, insieme ad associazioni, sindacati ed enti locali. E sarà sottoposto ora al vaglio della Conferenza Stato-Regioni e quindi trasformato in decreto per la firma di ministeri interessati. L'iter dovrebbe concludersi in un paio di mesi, visto che, di fatto, le regioni hanno già dato ieri il loro via libera. E intanto, proprio oggi, è arrivato in Conferenza Stato-Regioni il decreto di riparto del fondo 2016: alle regioni vanno 390 milioni, i restanti 10 al ministero del Lavoro. Le quote maggiori a Lombardia (60,8 milioni) e Lazio (35,2). Infondo alla lista Val d'Aosta (975 mila euro) e Molise (2,7 milioni).
Ma in cosa consiste il Piano? Esso contiene i criteri per la misurazione dello stato di bisogno delle persone gravemente disabili e non autosufficiente. Le scale di valutazione in esso raccolte, elaborate dai vari membri del tavolo di lavoro, serviranno per ripartire, dal prossimo anno in poi, il Fondo per la non autosufficienza, oggi distribuito dalle regioni solo in base al criterio della popolazione residente. Ora, l'intenzione è quindi quella di avere dati certi, oggettivi e omogenei sul reale bisogno della popolazione non autosufficiente all'interno delle diverse regioni. Questo, per evitare che il fondo, una volta arrivato nelle casse regionali, sia utilizzato in modo disomogeneo o inadeguato.
“Ci sono, in questo momento, regioni che ancora devono spendere il fondo del 2010, mentre altre che hanno esaurito le risorse dello scorso anno e sono in difficoltà”, spiega Mariangela Lamanna, portavoce del Comitato 16 novembre,i n prima linea nella battaglia che ha portato all'elaborazione del Piano, ma anche all'aumento e alla stabilizzazione del fondo, oggi di 400 milioni. “Ancora troppo pochi – commenta in proposito Lamanna – E ieri il Comitato ha ribadito, di fronte al viceministro dell'Economia Zanetti, la necessità di incrementarlo almeno del 50%. Se così non sarà, saremo costretti ad organizzare ancora presidi, dopo i 16 che fino a questo momento abbiamo realizzato”. Intanto però, la messa a punto del Piano rappresenta un passo avanti fondamentale “per evitare sperperi o impieghi inadeguati delle risorse e per monitorare costantemente ciò che le singole regioni fanno con le risorse del fondo”.
Bene quindi il Piano, che “prevediamo aumenterà la platea dei beneficiari – afferma ancora Lamanna – ma restano alcuni punti da migliorare. Primo, è necessaria la compartecipazione delle regioni per almeno il 40%, necessaria per integrare il fondo e quindi coprire il bisogno. Secondo – continua Lamanna – abbiamo chiesto che la valutazione non sia fatta da uno specialista, ma da una equipe interdisciplinare. Intanto, però, incassiamo con soddisfazione il risultato: e ringraziamo quelle persone eroiche, disabili gravissimi, che con 16 presidi hanno voluto far capire cosa significhi vivere senza assistenza. E che sono pronte a fare altre battaglie, per ottenere che le risorse investite a questo scopo siano finalmente adeguate al bisogno”. (cl)