9 marzo 2016 ore: 14:43
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Più vicino il servizio civile "universale": ecco come cambia

Apertura ai giovani “italiani e stranieri regolarmente soggiornanti”, certificazione delle competenze, governance: gli emendamenti approvati dalla Commissione sanciscono la transizione di questo istituto nato 15 anni fa verso la forma “universale”
Servizio civile, ragazzi a terra con maglietta

ROMA - La riforma del servizio civile approvata oggi dalla Commissione Affari Costituzionali del Senato, recependo gli emendamenti del Relatore di maggioranza sen. Stefano Lepri, sancisce la lenta transizione di questo Istituto nato 15 anni fa verso la forma “universale” voluta dal premier Renzi. Tra le novità principali della nuova legge delega c’è infatti quella apertura ai giovani “italiani e stranieri regolarmente soggiornanti” di fatto già sancita dalla sentenza della Corte Costituzionale n. 119 del 2015, ma ancora mai recepita a livello legislativo.

Il servizio civile “universale” rimane comunque ancorato all’art. 52 della Costituzione Italiana, che lo colloca nell’eredità dell’obiezione di coscienza al servizio militare, nonché all’articolo 11, quindi come “difesa non armata della patria e alla promozione dei valori fondativi della Repubblica".

Per i giovani in servizio civile è finalmente prevista in maniera esplicita una certificazione delle competenze nonché l’identificazione di uno “status” proprio, prevedendo l'instaurazione “di uno specifico rapporto di servizio civile non assimilabile al rapporto di lavoro, con previsione dell'esclusione di tale prestazione da ogni imposizione tributaria”. Definita anche la questione della governance attribuendo allo Stato le funzioni di “programmazione, organizzazione, accreditamento e controllo del servizio civile universale” nonché la realizzazione, con il coinvolgimento delle Regioni, “dei programmi da parte di enti locali, altri enti pubblici territoriali ed enti di Terzo settore”. Alle Regioni e agli altri enti territoriali viene data la possibilità, al contrario di quanto previsto oggi dal protocollo di intesa del 2006, “di attivare autonomamente progetti di servizio civile con risorse proprie, da realizzare presso soggetti accreditati”.

La riforma prevede anche la riduzione della durata del servizio ad 8 mesi, rispetto ai 12 attuali, nonché la “possibilità che il servizio sia prestato, in parte, in uno degli Stati membri dell'Unione europea nonché, per iniziative riconducibili alla promozione della pace e della nonviolenza e alla cooperazione allo sviluppo, anche nei Paesi al di fuori dell'Unione europea”. La legge delega esplicita inoltre la natura della Consulta nazionale del servizio civile, prevedendone una composizione “sulla base del principio di rappresentatività tra tutti gli enti accreditati, anche con riferimento alla territorialità e alla rilevanza per ciascun settore di intervento”.

I decreti di attuazione della legge delega aprono infine la strada ad una verifica più stringente “dell'attività svolta dagli enti di servizio civile universale, anche con riferimento ai contributi finanziari erogati dalle competenti strutture della Presidenza del Consiglio dei ministri in relazione all'attuazione dei progetti di servizio civile universale, a carico del Fondo nazionale per il servizio civile”.(FSp)

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