I dati del rapporto realizzato da Forum Terzo Settore e Openpolis presentato oggi a Roma: finanziati 89 progetti in meno di quelli previsti. Disatteso il vincolo del 40% delle risorse al Sud. Pallucchi (Forum): “Alle realtà sociali riservato un ruolo di mero e potenziale esecutore di progetti”. Smaldore (Openpolis): “Chiediamo maggiore trasparenza”
ROMA – Sono 58 le misure del Pnrr (per oltre 250 obiettivi e traguardi) di interesse per gli Enti Terzo Settore, ma da una verifica dell’attuale stato di attuazione del piano gli enti del terzo settore, nonostante siano evocati nel testo del piano,
non sono stati effettivamente coinvolti nella sua concreta attuazione. La denuncia arriva dal rapporto
“Il Pnrr, le politiche sociali e il Terzo settore”, realizzato dal Forum nazionale Terzo Settore e Openpolis e presentato oggi a Roma.
A interessare le organizzazioni del Terzo settore, infatti, sono riforme e investimenti trasversalmente presenti in quasi tutte le missioni del piano, si legge nel rapporto. Da qui il progetto “Monitoraggio delle riforme e degli investimenti del Pnrr – Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza” realizzato dal Forum Nazionale Terzo Settore e dalla Fondazione Openpolis per la realizzazione di una
piattaforma di analisi e osservazione delle misure di specifico interesse e il loro costante monitoraggio.
Ammontano a oltre 40 miliardi di euro le risorse del Pnrr previste per attuare gli investimenti di interesse per il Terzo settore. Tra gli ambiti tematici più finanziati tra i 15 individuati, sicuramente quelli della rigenerazione urbana (9,3 miliardi di euro), dell’istruzione e povertà educativa (6,3 miliardi di euro, dei quali oltre 4,6 sono destinati al “Piano asili nido e scuole dell’infanzia” per aumentare l’offerta educativa nella fascia 0-6), della salute (6 miliardi di euro, la maggior parte dei quali destinati alle misure “Casa come primo luogo di cura”) e delle politiche del lavoro (4,4 miliardi di euro).
Per le misure afferenti l’ambiente e la transizione energetica sono stanziati 2,4 miliardi di euro, per quelle in materia di cultura e turismo 2,8 miliardi, per quelle rivolte alla digitalizzazione 1,7 miliardi. Investimento simile (1,8 miliardi circa) è previsto anche per i diversi interventi concernenti le persone vulnerabili, mentre 3,3 miliardi sono destinati al social housing. Al servizio civile vanno 650 milioni di euro e 700 alle misure in materia sportiva. Ancora, alle aree interne 825 milioni di euro e alle misure concernenti la valorizzazione dei beni confiscati alla mafia 300 milioni di euro, mentre alla certificazione della parità di genere 10 milioni di euro.
Delle 58 tra misure e sottomisure di interesse per il terzo settore, sono 27 quelle che, al primo marzo 2023, hanno già visto l’assegnazione dei fondi previsti o quanto meno di una loro parte. I progetti selezionati su tutto il territorio nazionale sono oltre 25mila. Se si considera il valore totale dei progetti finanziati per ogni misura, possiamo osservare che quella per cui sono già stati assegnati i finanziamenti più consistenti riguarda i progetti di rigenerazione urbana (4,5 miliardi circa). Seguono gli interventi per asili nido e scuole dell’infanzia (3,6 miliardi circa) e i piani urbani integrati (Pui, altri interventi legati al tema della rigenerazione urbana che hanno un valore totale di 2,7 miliardi per 613 interventi).
Sono circa 1,45, invece, i miliardi che il Pnrr destina attraverso tre misure alla categoria di persone fragili (in particolare anziani non autosufficienti, persone con disabilità e senza fissa dimora), mentre sono 1,32 miliardi quelli assegnati ai territori per la realizzazione di progetti. “Difficile individuare un’unica causa per la mancata attribuzione dei circa 133 milioni rimanenti – spiega una nota del Forum -, ma sicuramente a incidere molto è la difficoltà dei territori nel presentare un numero di progetti sufficienti. Ancor più difficile, se non impossibile, è sapere quante delle risorse assegnate sono state poi erogate ai territori e, dunque, iniziare a monitorare l’impatto del Pnrr nelle comunità”.
Dal monitoraggio, continua la nota, emerge che in otto regioni sono stati finanziati meno progetti del previsto: in totale 89 in meno rispetto agli iniziali 2.125, nonostante diverse riaperture dei termini dei bandi e scorrimenti di graduatorie per facilitare il raggiungimento degli obiettivi. Rimane disatteso anche l’obiettivo del Pnrr di destinare il 40% delle risorse al Mezzogiorno: alle Regioni del Sud Italia, più Abruzzo e Molise, va infatti il 33.6% dei fondi.
A livello regionale, il territorio a cui sono stati assegnati più fondi per le misure che riguardano le persone fragili è la Lombardia (circa 200 milioni di euro). Seguono Lazio (152,5 milioni), Campania (123,5 milioni) ed Emilia-Romagna (circa 107 milioni). Sempre la Lombardia, però, è anche la Regione che più si distanzia dal target degli obiettivi, vedendosi approvati 312 progetti a fronte dei 392 previsti.
Entrando più nello specifico delle misure per le persone fragili, per gli anziani non autosufficienti sono stati stanziati in totale circa 500 milioni, quasi interamente assegnati. “L’obiettivo principale è la deistituzionalizzazione degli anziani, ovvero la riconversione delle residenze sanitarie assistenziali (Rsa) e delle case di riposo in gruppi di appartamenti autonomi. Alle regioni del Sud Italia più Abruzzo e Molise va il 36.9% delle risorse – si legge nella nota del Forum -. Anche per quanto riguarda la misura destinata alle persone con disabilità, gli investimenti del Pnrr ammontano a 500 milioni e puntano, in particolare, all’abbattimento delle barriere architettoniche e a favorire l’inclusione lavorativa. Solo 409,7 milioni, però, sono effettivamente assegnati ai territori per questo scopo. Alle Regioni del Sud più Abruzzo e Molise va il 33.6% delle risorse”.
Infine, per le persone senza fissa dimora sono stati stanziati 450 milioni, con l’obiettivo prioritario di aiutare queste persone (si stima siano oltre 96mila) a trovare una soluzione temporanea attraverso, ad esempio, appartamenti per piccoli gruppi. Di queste risorse risultano non ancora assegnati circa 50 milioni. Alle regioni del Sud Italia più Abruzzo e Molise va il 29,1% delle risorse.
“Più che sulla quantità delle risorse e sulla velocità di spesa, c’è necessità di portare l’attenzione sulla qualità degli investimenti del Pnrr, ricordando che l’obiettivo è quello di tutelare il futuro delle prossime generazioni” dichiara Vanessa Pallucchi, portavoce del Forum Terzo Settore, che prosegue: “Il coinvolgimento dei soggetti territoriali, tra cui il Terzo settore, è fondamentale per generare impatti positivi sulle comunità e riuscire a garantire i diritti, soprattutto dei più fragili. L’amministrazione condivisa, però, rimane in un angolo e alle realtà sociali è riservato un ruolo di mero e potenziale esecutore di progetti: servirebbero invece alleanze sui territori con i vari attori coinvolti sui temi di welfare. Temiamo non si stia comprendendo l’entità della sfida che il Paese ha davanti: investire bene e a lungo termine nel welfare vuol dire migliorare le condizioni di vita delle persone e ridurre le disuguaglianze ma anche costruire economia, sociale e sostenibile”.
“L’attuale situazione del Pnrr non può che destare seria preoccupazione” è l’analisi di Vincenzo Smaldore, responsabile editoriale di Openpolis. “Ad oggi il nostro Paese non ha inviato la richiesta di pagamento della quarta rata di fondi e siamo ancora in attesa della terza, legata alle scadenze che avremmo dovuto completare entro il 2022 e su cui la commissione ha espresso contestazioni. In questo quadro si inserisce la trattativa per la revisione del Pnrr di cui si sa pochissimo. Per questo chiediamo maggiore trasparenza e che vengano resi pubblici tutti i dati di monitoraggio sullo stato di avanzamento dei progetti. Informazioni che ad oggi non sono pubbliche”.