Poco attivi socialmente, con lavori umili e poco valorizzati: la foto dei migranti in Europa
MILANO - Gli immigrati in Europa? Poco attivi socialmente, costretti a mansioni umili nonostante il loro curriculum, poco valorizzati nelle imprese. Il mancato riconoscimento del valore dell'immigrazione è un fenomeno europeo, spiega la ricerca Diversity Improvement as a Viable Enrichment Resource for Society and Economy (Diverse). Il progetto ha come capofila l'Università Cattolica del Sacro Cuore e coinvolge 14 partner, tra cui Fondazione Ismu. Dieci i Paesi europei dove è stata condotta la ricerca: Estonia, Finlandia, Germania, Italia, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Spagna, Svezia e Ungheria. L'intento è quello di creare nuove prassi che possano facilitare un nuovo approccio all'immigrazione.
"La sperimentazione è partita in Lombardia e Paesi Bassi con 50 immigrati ciascuno", spiega la professoressa dell'Università Cattolica Laura Zanfrini. Gli effetti delle azioni condotte su immigrati e associazioni coinvolte "hanno dato molti benefici a entrambi", spiega Zanfrini. In sostanza i ricercatori di Diverse hanno seguito l'inserimento di persone segnate ai servizi sociali, provando a stimolarli a cimentarsi in nuove esperienze in associazioni di volontariato. Da lì è partito un percorso che ha permesso ai migranti prima di tutto di sentirsi nuovamente utili. La scarsa partecipazione alla vita pubblica il più delle volte è legata a mancanza di informazioni: "Si sta all'interno del proprio gruppo etnico anche perché non ci sono campagne per coinvolgere stranieri e a volte i volontari non sono in grado di farlo", continua Zanfrini. A rimetterci sono soprattutto i più emarginati: sarebbero proprio loro a trarre il maggiore vantaggio dal coinvolgimento in associazioni.
La ricerca mette in discussione la retorica "anche cattolica", come ammette Zanfrini, che ha spinto ad essere disponibili con i migrati per la loro capacità di fare i lavori che gli italiani non sono più disponibili a svolgere. "Un modello miope e discriminatorio: dopo 20 anni i nodi vengono tutti al pettine", aggiunge la professoressa. I Paesi più interessanti per il modello d'immigrazione differente sono quelli dell'Est Europa, dove c'è una maggiore scelta del migrante, dove le sue competenze vengono valorizzate. In Italia la presenza di manodopera che ha pochi diritti si intreccia poi con il problema delle false partite iva, con l'evasione fiscale, il precariato e altri fenomeni che aggravano la situazione. Per uscirne, Diverse propone quindi di ripartire con un nuovo approccio, che renda fin dall'inizio l'immigrato molto più partecipe. (lb)