I podcast di Redattore Sociale
Una famiglia per Richard, una cena contro la pandemia
Richard, Carolina e Marco abitano insieme in una casa vicino ai colli di Bologna: fanno parte di uno dei progetti di convivenza di Refugees Welcome, associazione che promuove l’accoglienza di rifugiati in famiglia. Durante la pandemia hanno condiviso la casa 24 ore su 24: è stata un’occasione per passare più tempo insieme e per conoscersi meglio, ma soprattutto per sperimentarsi con nuove ricette. Richard lavora come cuoco e ne ha approfittato per dilettarsi in cucina, con piatti sia italiani che nigeriani.
Un giorno da rider. Dopo il lockdown
Lorenzo, 28 anni, lavora a Bologna come fattorino di Deliveroo. Non si è fermato neanche durante la fase 1, quando attraversava la città deserta a bordo della sua bici, anche se non aveva la mascherina né il gel igienizzante. Oggi racconta le difficoltà che ha dovuto affrontare: “Non siamo eroi, abbiamo ceduto di fronte al ricatto del lavoro: anche se mancavano i dispositivi di sicurezza, in qualche modo dovevamo pur guadagnare”.
La mamma, Michela e il virus
Quando aveva 2 anni, a Michela è stata diagnostica una forma di epilessia farmaco-resistente con disturbi del comportamento. Sulla sua cartella clinica c’è scritto: sindrome di Lennox Gastaut. Oggi ha 48 anni, e da oltre 20 abita nella Casa famiglia di Casa Santa Chiara di Bologna. Ogni fine settimana tornava dai genitori. Una routine che, per lei, ha sempre rappresentato tutto. Poi è arrivato il coronavirus, il lockdown e l’isolamento. E tutto è cambiato.
Oltre la disabilità: la quarantena è su WhatsApp
Giovanni, Erica, Tobia e gli altri ragazzi con sindrome di down dell'associazione d'Idee prima della quarantena vivevano insieme a Bologna, in un appartamento dove trascorrevano la settimana di autonomia. Con il blocco dovuto alla pandemia sono tornati a casa dai loro genitori, ma per continuare a vedersi organizzano videochiamate e svolgono insieme laboratori creativi, come quello di musica e di cucina.