Ponte Mammolo, si vive in strada. "Non si può sgomberare senza un'alternativa"
Il piccolo Herouth |
ROMA - Il più piccolo è Herouth ed ha solo due anni. Ride mentre si rotola sul materasso buttato a terra sull'asfalto, davanti alla stazione della metropolitana Ponte Mammolo, a Roma. Anche lui stanotte ha dormito all'addiaccio insieme a un altro centinaio di persone, dopo lo sgombero ieri del campo di via Messi D'Oro, dove viveva insieme ai suoi genitori. Entrambi eritrei, arrivati in Italia da solo una settimana. Dalla Sicilia hanno fatto tappa a Roma, per fermarsi in quel campo dove sono tanti gli eritrei che transitano anche solo per qualche giorno, per poi continuare il viaggio verso il Nord Europa. Anche la mamma e il papà di Herouth vorrebbero portarlo in Germania, dove hanno già dei parenti che - dicono - "possono aiutarci a trovare in lavoro".
E sempre la Germania è la meta di un altro ragazzo, originario del Ghana, che stamattina disperato rovista tra le macerie del campo, devastato ieri dalle ruspe. "Qui non ci abito, perché ho la residenza a Reggio Emilia, ma quando vengo a Roma per lavoro mi fermo qui - spiega -. E qui ieri avevo lasciato le mie cose: i documenti di mio figlio e dei soldi che avevo messo da parte per il viaggio. Non c'è più niente, è impossibile anche solo provare a recuperare qualcosa. Se solo ci avessero avvertito, e invece niente, ora è impossibile. Sono disperato".
Nel piazzale della stazione sono ancora in tanti, circa una sessantina. Qualcuno ha dormito anche nel parcheggio adiacente. Ora ci si lava a turno nell'unica fontanella del piazzale. Tra loro anche alcuni minori non accompagnati, ragazzi appena adolescenti, tra i 12 e i 15 anni, arrivati in Italia da soli. Nessuno sa che cosa ne sarà di loro. I vigili del Comune di Roma che piantonano la zona, spiegano che è stata offerta una soluzione abitativa ma loro non hanno accettato. Ma qui nessuno sembra saperne niente.
Ponte Mammolo dopo lo sgombero |
Alla spicciolata arrivano anche curiosi e residenti della zona. Una signora parcheggia la macchina al centro del piazzale, scende con due sacchi verdi che ha riempito di vestiti, coperte e scarpe. Li dona a una ragazza e se ne va, senza dire niente. Anche Paolo abita qui: "La situazione era diventata insostenibile, non solo per noi ma anche per le persone che abitavano dentro il campo - afferma - ma un'azione così, non si può fare. Non si può sgomberare senza offrire un'alternativa, ora ci ritroviamo con le persone che dormono per strada". Per portare il cibo si stanno organizzando le associazioni e i centri sociali della zona. Questa mattina Medu (Medici per i diritti umani) ha inviato una lettera aperta al sindaco Marino: "Se dopo anni di assenza delle istituzioni, procedere allo smantellamento di un luogo malsano e insicuro come la baraccopoli di Ponte Mammolo è condivisibile - scrivono -, il metodo e le modalità con cui sono stati realizzati sono semplicemente vergognosi". (ec)