Povertà, 27% degli italiani non è in grado di affrontare spese impreviste
ROMA - Il 27 per cento degli italiani non è in grado di affrontare una spesa imprevista di 300 euro. Il dato, riferito al 2014, scende al 18 per cento in caso di persone occupate ma, tra queste, il 46% vive in un nucleo famigliare con almeno un reddito e il 45 per cento in nuclei con 2 redditi. È quanto emerge dalla quinta edizione del Rapporto di monitoraggio del mercato del lavoro 2015 realizzato da Isfol e curato da Tiziana Canal che raccoglie contributi sul mercato del lavoro italiano con particolare attenzione al Jobs Act, alle dinamiche occupazionali negli anni della crisi, alle tematiche connesse a famiglia, giovani e innovazione. Il volume (interamente scaricabile dal sito di Isfol) contiene anche un focus sulla povertà che utilizza i dati Isfol-Plus da cui si rileva che, sempre tra gli occupati, il gruppo in situazione di maggiore difficoltà dal punto di vista economico mostra anche difficoltà su altri aspetti: oltre la metà possiede un titolo di studio basso (in genere, la licenza elementare o media), ha uno stato di salute non soddisfacente, vive in contesti in cui la bassa qualità dei servizi sembra essere sensibilmente più diffusa, mostra minore soddisfazione nei confronti della propria vita in generale e di alcuni ambiti legati al lavoro.
L’indagine Plus sulle persone economicamente fragili ha utilizzato la variabile “non riuscire a sostenere una spesa imprevista di 300 euro” per individuare situazioni di fragilità, sia economiche che rispetto ad altri aspetti. Dai dati emerge che la distanza più marcata fra chi riesce ad affrontare la spesa e chi no sono riscontrabili nel livello di istruzione (basso nel 65,1% degli economicamente fragili contro il 38,2% dei non economicamente fragili), nello stato di salute (non soddisfacente per il 19,2% degli economicamente fragili contro l’8,3% dei non economicamente fragili), nella bassa soddisfazione verso la propria vita (per il 28,1% degli economicamente fragili e il 17,1% di chi non lo è) e nel livello di sovraffollamento dell’abitazione in cui vive l’intervistato con la propria famiglia (il 21,2% contro l’11,9%). Ciò significa che a una situazione di fragilità economica individuata dall’impossibilità di affrontare una spesa imprevista di 300 euro si associano anche altre criticità di tipo non strettamente economico.
Tra le persone economicamente fragili circa il 45% ha dovuto posticipare cure mediche nell’anno in corso a causa di problemi economici (la percentuale è del 18% tra i non economicamente fragili), il 17% è in affitto contro l’8% dei non economicamente fragili, i monogenitori tra chi è economicamente fragile sono il doppio rispetto a quelli presenti tra chi non lo è (6,3% contro 3,5%), il 56% degli economicamente fragili dichiara che nel nucleo familiare di appartenenza c’è una persona con reddito da lavoro o da pensione e il 30% dichiara 2 redditi (i valori sono invertiti nei non economicamente fragili). “Il fatto che la presenza di almeno un reddito, se non due, all’interno di un nucleo familiare non garantisca la posibilità di affrontare una spesa imprevista di 300 euro, richiama la necessità, nell’affrontare il tema della fragilità economica, di mantenere un approccio multidimensinale e ampliare lo sguardo sul tipo di occupazione che il nostro paese è in grado di creare e sostenere”, si legge nel Rapporto.