Povertà: a Napoli la sperimentazione della Sia non ha avuto gli effetti sperati
NAPOLI - Il Sostegno per l’inclusione attiva (Sia) a Napoli non ha avuto l’impatto previsto né gli effetti sperati. Ad affermarlo è Giulietta Chieffo, direttore centrale welfare e servizi educativi dell’amministrazione comunale. Con lei tracciamo un bilancio a un anno dalla sperimentazione della misura di contrasto alla povertà nel capoluogo campano. Stando ai numeri diffusi dal ministero del Lavoro e delle Politiche sociali a settembre 2014, a Napoli su un budget totale di quasi 9 milioni di euro, sono stati impegnati complessivamente 5,7 milioni, risorse che sono servite a rispondere alle esigenze di 1.356 famiglie, ovvero complessivamente 6 mila persone. Non sono mancate le carte sospese, in totale 61, di cui 56 a seguito di controlli effettuati dall’Inps e dal comune, e 5 per rinunce, per cui il numero dei beneficiari si è ridotto a 1.295. I nuclei familiari in questione hanno un numero medio di 4,5 componenti e hanno ottenuto un beneficio medio mensile di 350 euro. In realtà a Napoli sono state presentate complessivamente 2.881 domande, ma 1525 sono risultate non idonee.
Non trova che sia un paradosso che proprio a Napoli, città caratterizzata da un alto tasso di povertà, moltissime famiglie siano state escluse, per una serie di motivi, e oltre 3 milioni di euro siano rimasti inutilizzati?
Sicuramente è paradossale, ma ritengo che ciò sia dipeso dalla tipologia di target, così come definita a monte dal ministero. I criteri imposti hanno tagliato fuori, in un territorio come il nostro, tutte quelle persone che rientrano nel fenomeno del lavoro sommerso, moltissime a Napoli, e che non hanno mai avuto un contratto di lavoro regolare. Così come sono stati esclusi i disoccupati cronici. La scelta, quindi, è ricaduta su una fetta precisa e definita di beneficiari che è molto diversa dalla tipologia tipica di utenti che normalmente si rivolge ai servizi territoriali. Il fatto che 3,2 milioni di euro siano rimasti inutilizzati dovrebbe far riflettere sul fatto che il target, così come definito nel decreto interministeriale del 10 gennaio 2013, sul nostro territorio non ha avuto l’impatto previsto e immaginato.
I criteri selettivi le sono sembrati quindi troppo restrittivi?
Il fatto è che lo stretto legame tra reddito e lavoro sociale, postulato in fase di progettazione della misura, seppur importante, rischia di essere vanificato se, come poi è avvenuto, si tralascia la differenza di capitale sociale e culturale presente nei vari nuclei beneficiari. Di fatto, da un primo confronto avvenuto tra i comuni aderenti alla misura, pur avendo Napoli un numero maggiore di beneficiari, qui la sperimentazione ha avuto minor successo rispetto ad altre città del Nord e non ha raggiunto i risultati attesi.
Ci sono state indicazioni su come utilizzare le risorse rimaste e su come intervenire dopo la sperimentazione?
Al momento, il governo non ha fornito alcuna direttiva. Si sono svolti alcuni incontri presso la sede del ministero del Lavoro e delle Politiche sociali su come proseguire, ma a questo non sono seguite indicazioni precise né su come intervenire al termine dell’anno di sperimentazione – oramai concluso – né in merito alle risorse messe in campo. Le famiglie beneficiarie hanno usufruito nell’arco dei dodici mesi di sei accrediti bimestrali sulla carta acquisti, il cui importo variava a seconda del numero di componenti familiari, che hanno potuto utilizzare nei negozi alimentari, farmacie e parafarmacie abilitati al circuito Mastercard e negli uffici postali per pagare bollette elettriche e di fornitura gas. Nella città di Napoli i beneficiari hanno avuto gli ultimi accrediti a maggio 2015. (mn)