Povertà e disagio, Roma "capitale" della crisi: cresce il malessere
ROMA - Un disagio sociale che si estende sempre più al centro città, la nascita di una classe di “nuovi poveri” e una ricchezza collettiva in caduta libera. Non è dei più rosei il quadro che emerge dal Rapporto della Caritas di Roma, presentato questa mattina nel corso dell’assemblea di inizio anno dei volontari dell’organismo diocesano e delle parrocchie, che affronta attraverso dati e testimonianze alcune tra le maggiori emergenze sociali della Capitale. Lo studio parte da alcuni dati nazionali e si sofferma poi sull’analisi della situazione sociale romana, approfondendo cinque dimensioni: “Povertà socio-economica”; “Integrazione”; “Salute, dipendenze, disabilità”; “Educazione e cittadinanza”.
- Povertà in Italia, fenomeno non più circoscritto. Si estende a macchia d’olio la povertà nel nostro Paese. I dati parlano chiaro, il problema oggi tocca l'intera società italiana e non è più circoscritto come in passato. L’Italia resta l'unico in Europa, insieme alla Grecia, ancora privo di una misura nazionale universalistica contro l'indigenza assoluta.
Secondo una recente indagine Istat su un universo di 60 milioni e 665 mila persone, nel 2016 si stima che 1 milione e 619 mila famiglie (nelle quali vivono 4 milioni e 742 mila individui) residenti in Italia siano in condizioni di povertà assoluta. Non si registra alcun recupero rispetto ai valori registrati negli ultimi 4 anni. L’incidenza della povertà assoluta in Italia è pari al 6,3% per quanto riguarda le famiglie; per gli individui, il dato, sia pur di poco, addirittura cresce (7,9%). Dei segnali positivi di ripresa “la gente” non se n’è ancora accorta perché non ne ha beneficiato. Peraltro, stando al rilevamento Istat, si può notare come la situazione si aggravi secondo il numero dei figli e l’età della persona, e non si registrano sia pur lievi inversioni di tendenza con un incidenza della povertà assoluta tra le famiglie con 3 o più figli minori che nel 2016 sale al 26,8%.
Sempre secondo l’Istat, anche la povertà relativa (meno drammatica, ma pur sempre una situazione in sofferenza) rimane sugli stessi valori dell’anno precedente coinvolgendo 8 milioni e 465 mila individui (14%) e 2 milioni e 734 mila famiglie (10,6%); e anche nel caso della povertà relativa la maggiore incidenza si rileva tra le famiglie giovani, con 2 e più figli.
Roma, “capitale” anche nella crisi. Se l’Italia, soprattutto l’universo giovanile, ha accusato perduranti ferite a causa della lunga crisi, Roma è anche in questo “capitale”. La sua ricchezza collettiva appare in caduta progressiva.
Dallo studio di Caritas emerge un malessere della città sempre più palpabile, con un disagio sociale nei vari Municipi che si è esteso anche al Centro della città. Si rileva che, accanto alla povertà più tradizionale e visibile, in particolare quella dei senza dimora, emerge una classe di nuovi poveri che pagano un affitto, che lavorano o hanno lavorato e che però non hanno di che vivere. Oltre il 45 % degli utenti dei centri di ascolto Caritas sono italiani. A Roma quasi il 22% della popolazione è composto da anziani, in alcuni municipi gli anziani superano il 43%. Un terzo degli ultrasessantacinquenni di Roma è a rischio povertà. Crescono i comportamenti della disperazione e con essi gli esercizi commerciali legati al gioco d’azzardo e ai Compro oro. Le persone senza dimora censite sono 7.500, ma stime attendibili parlano di 14-16mila.
Non va meglio la situazione per quanto riguarda il lavoro e la casa. In dieci anni il tasso di disoccupazione a Roma è passato da 7,2 % al 9,8 %. La disoccupazione giovanile è al 40,2 % (15-24 anni). Nei cantieri e nell’edilizia la crisi ha cancellato 35 mila posti di lavoro regolari. Si stimano 308 mila lavoratori irregolari nel terziario.
I Neet (not engaged in education, employment or training), giovani che non studiano né lavorano, a Roma sono il 22,5 % nella fascia 15-29 anni. Secondo il rapporto Caritas, l’emergenza casa coinvolge più di 30 mila famiglie, tra queste 5 mila persone vivono in case occupate abusivamente. Quello che manca è un’offerta abitativa in affitto a prezzi accessibili. La quota degli alloggi in affitto sociale è il 4,3% a fronte di media europea del 13,7%. A Roma vi è stato uno sfratto per morosità ogni 279 abitanti (media nazionale uno ogni 419 abitanti). Nel 2016 sono state sfrattate con l’intervento della forza pubblica 3.215 famiglie. Ma le facce della povertà sono molteplici, dagli homeless di oggi (ben diversi dalla figura del barbone degli anni ’80 e ’90) , ai drop out con storie di fallimenti scolastici e familiari che si intrecciano. Il popolo dei “senza dimora”, (in una ricerca del 2014 del Comune, Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, Istat, Fio.PSD, Caritas italiana) viene stimato intorno ai 7.500, che equivale a dire sostanzialmente che questa cifra corrisponde alle persone in povertà estrema a Roma.
Immigrazione, in affanno il sistema di accoglienza. Infine, un dato importante è quello relativo all’integrazione degli stranieri nella capitale. In Italia emerge una totale disinformazione sull’immigrazione, con gli italiani che risultano essere il paese più disinformato in Europa sull’immigrazione. In molti pensano, infatti, che l’Italia sia la meta dei migranti in Europa: è falso, l’Italia registra 138 richieste d’asilo ogni 100.000 abitanti, la media europea è 260 ogni 100.000 abitanti. Gli italiani pensano che gli stranieri “costano”: gli stranieri contribuiscono al 2% della spesa pubblica e all’8,6 % del PIL nazionale. Nella provincia di Roma l’incidenza della popolazione straniera residente è pari al 12,5 %, un valore inferiore rispetto a Milano o Firenze. Nel Comune di Roma l’incidenza della popolazione straniera è di 377.217 su un totale di 2.877.215 residenti, gli stranieri sono il 13,1% ma va precisato che di questi il 44,3 % sono stranieri europei. I richiedenti asilo ospitati nel territorio provinciale di Roma sono 4.063.
Il sistema di accoglienza e le sue strutture(Sprar, Cas) è chiaramente in affanno, diminuiscono i posti nei grandi centri, si auspica la riduzione delle dimensioni dei centri e la loro diversificazione, per evitare la crescita dell’allontanamento volontario di quanti vengono accolti che favorisce rischi di cooptazione nella criminalità, nella prostituzione, nel traffico di organi. I minori non accompagnati giunti in Italia nel 2016sono stati più del doppio dell’anno precedente: 25.846. A fine luglio 2017 i minori sbarcati sulle coste italiane sono stati 12.478, di essi molti sono attratti da Roma per le possibilità di lavoro irregolare.