27 giugno 2013 ore: 18:24
Economia

Povertà, ecco come funziona il “gioco delle tre carte”

Dalla carta acquisti alla sperimentazione nelle 12 città, fino alla carta di inclusione nelle regioni del Mezzogiorno. La social card continua ad essere testata ma non si arriva ancora a una strutturazione definitiva
Marco Pesaresi/Contrasto Senza dimora: uomo povero seduto su scale stazione

ROMA – Partirà all’inizio del 2014, avrà la durata di un anno e gli stessi criteri di applicazione previsti per la sperimentazione nelle 12 città con più di 250mila abitanti. La nuova “carta di inclusione sociale”, annunciata ieri dal ministro Enrico Giovannini, è un ampliamento della cosiddetta “nuova social card”, l’ultima versione cioè della carta acquisti, voluta nel 2008 dai ministri Tremonti e Sacconi. Un’ ulteriore sperimentazione, quindi, di uno strumento che rimane l’unico mezzo di contrasto alla povertà estrema in Italia, ma non arriva ancora a una strutturazione definitiva.

boxLa prima forma di aiuto diretto alle persone con grave disagio economico, risale infatti al 2008 quando venne lanciata la carta acquisti: una sorta di bancomat anonimo, con 40 euro di bonus mensile per il sostegno alla spesa alimentare, sanitaria e al pagamento delle bollette di luce e gas. Destinata agli over 65 e ai minori di 3 anni (in questo caso il titolare è il genitore) la misura è stata ampliamente criticata, sia per la somma irrisoria del sostegno, che per la destinazione “a pioggia”. Nonostante questo, però, il provvedimento del ministro Giovannini prevede  una proroga per tutto l’anno di questa misura, che copre correntemente oltre 400mila persone.

In un’ottica diversa e di inclusione più mirata, è invece stata pensata, dal ministero guidato allora da Elsa Fornero ( ma con la supervisione dell’ex sottosegretario e oggi viceministro Maria Cecilia Guerra), la sperimentazione della cosiddetta “nuova social card” nelle 12 città con oltre 250mila. Il progetto prevede una vera e propria presa in carico dei beneficiari, che entrano a far parte di un piano di inclusione lavorativo e sociale, con il supporto dei servizi di welfare locale e delle organizzazioni di Terzo settore. Entrerà nel vivo entro l’autunno e aggiungerà circa 50mila beneficiari.

Ora questa nuova  social card si estende anche alle regioni del Mezzogiorno, attraverso la “carta di inclusione sociale”, che raggiungerà una platea più ampia (170mila persone), rispondente agli stessi criteri della sperimentazione: famiglie con minori e con disagio lavorativo (disoccupati o con remunerazione molto bassa). E partirà entro il primo bimestre del prossimo anno.

Di fatto, quindi, per aiutare le persone che versano in grave disagio economico sono previste tre carte (anche se l’ultima è un’estensione della seconda) che a conti fatti raggiungeranno circa 600mila poveri, ma non una misura strutturata di sostegno. “Dopo la  sperimentazione si dovrebbe  passare alla costruzione di un progetto universalistico e duraturo. Non può restare una misura spot”, sottolinea a Redattore sociale Cristiano Gori, direttore di “Welfare oggi”. “La lotta alla povertà assoluta si deve tradurre in un vero e proprio piano nazionale di inclusione, che preveda una misura strutturale simile al reddito minimo”. In realtà, nelle intenzioni del ministero del Lavoro c’è la volontà, una volta testata la misura su una platea di soggetti, di arrivare ad ampliarla e renderla strutturale. Sempre facendo i conti, però, con le poche risorse a disposizione.  (ec)

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