22 novembre 2024 ore: 11:35
Società

Povertà educativa, “a Roma i giovani che non studiano e non lavorano sono il 10,7%”

Rapporto “Tra indifferenze e speranze”. Focus sul problema della dispersione scolastica, nelle sue molteplici varianti: abbandono, uscita precoce dal sistema formativo, assenteismo, frequenza passiva o accumulo di lacune
Educatore professionale, corso di formazione, scuola, lavoro

Alla povertà educativa è dedicato uno degli approfondimenti del rapporto “Tra indifferenze e speranze” della Caritas diocesana di Roma.
Afferma la Caritas: "Sulla povertà educativa, c’è da alzare il velo sulla impossibilità per molti, a partire da tanti giovani di seconda generazione, di capire, di potersi muovere e di fare scelte consapevoli, rispetto al contesto sociale e culturale nel quale sono immersi. I volti di questa povertà che creano le precondizioni dell’esclusione sociale, sono davvero numerosi. Comprendono l’accesso limitato a risorse educative; la ridotta qualità dell’insegnamento, soprattutto nelle aree svantaggiate della città; la mancanza della possibilità di fare sport, arte, musica o corsi di approfondimento; il basso contesto socioeconomico e culturale delle famiglie che influiscono negativamente sul tempo e sulle risorse da dedicare allo studio; la mancanza di un adeguato sostegno psicologico ed emotivo con la presenza di situazioni di stress o instabilità familiare; le condizioni di salute inadeguate; la povertà linguistica e di stimoli, soprattutto per i minori e i giovani; le limitate prospettive future e le aspirazioni che possono ridurre le motivazioni".

Il fenomeno più preoccupante, da anni e ancora di più dopo la pandemia da Covid-19 è quello della dispersione scolastica, nelle sue molteplici varianti: abbandono, uscita precoce dal sistema formativo, assenteismo, frequenza passiva o accumulo di lacune. Nell’ambito degli indicatori di benessere, Roma Capitale evidenzia come la percentuale di giovani di 18-24 anni con la sola licenza media e non inseriti in percorsi di studio o formazione sia inferiore alla media nazionale (4,7% a Roma e 10,5% in Italia) e a quella dei grandi comuni metropolitani (14,4%). Nella Capitale i giovani che non lavorano e non studiano nella fascia di età 15-29 anni (NEET) rappresentano il 10,7% del totale, mentre raggiungono il 16,1% in Italia.

"La priorità generale è non lasciare soli i ragazzi e le loro famiglie e favorire la massima collaborazione, il lavoro in rete, tra i diversi soggetti pubblici, privati, sociali ed ecclesiali, impegnati su questo complicato terreno". In concreto: dare un forte sostegno alle famiglie con minori più vulnerabili, per la fragilità della rete familiare e le difficoltà ad orientarsi verso la rete dei servizi sul territorio; rafforzare e sostenere la rete dei doposcuola promossi dalle parrocchie e dalle aggregazioni ecclesiali della Diocesi di Roma; sostenere le misure di sostegno allo studio.

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