Povertà, Gazzi (Cnoas): “Non solo questione di soldi, servono politiche strutturali di contrasto"
ROMA - Potenziare i servizi territoriali a partire dalle risorse umane prima che economiche; sostenere i caregiver e costruire percorsi di sollievo mirati per loro; garantire la continuità dei servizi e delle cure anche territoriali; orari lavorativi più elastici per i genitori separati semplificare le procedure per ottenere aiuti e cambiare la formazione di professionisti e operatori per stare al passo con i tempi. Sono queste le priorità, che nascono dal confronto con le persone che vivono sulla propria pelle povertà ed esclusione, che gli assistenti sociali italiani presentano alle istituzioni, per ragionare su interventi strutturali che non restino sulla carta. Oggi a Roma il primo dei 4 appuntamenti che attraverseranno il paese con questo obiettivo.
“Povertà ed esclusione, lavoro e dignità, periferie umane e materiali, violenza istituzionale: abbiamo ascoltato, ascolteremo le persone. E faremo nostre le priorità e le proposte che presentiamo e presenteremo a chi ha la responsabilità e il potere di cambiare le cose”, ha detto il presidente dell’Ordine Gianmario Gazzi aprendo la conferenza nazionale, a cui hanno partecipato la ministra Mara Carfagna, l’assessora alle Politiche Sociali e alla Salute del Comune di Roma, Barbara Funari; la coordinatrice nazionale del Piano per la Child Guarantee, Anna Maria Serafini; Miriam Totis, direttore del Servizio programmazione e sviluppo dei servizi sociali Friuli Venezia Giulia, le onorevoli Maria Teresa Bellucci e Lisa Noja; il portavoce dell’Alleanza contro la Povertà, Roberto Rossini.
Gazzi ha ricordato i dati: nel 2021 l’Istat certificava che “15 milioni e 390 mila persone, 25,6% della popolazione, erano a rischio povertà ed esclusione”, ma la pandemia non debellata e la guerra in corso “porteranno a un peggioramento che rileviamo già nei nostri uffici e nei servizi dove arriva chi non era mai entrato e dove torna chi era riuscito a risollevarsi. Se non si metteranno immediatamente in campo delle politiche strutturali di contrasto, arriveremo al 33%. Speriamo di sbagliarci, certo, ma il solo Pnrr non potrà bastare”.
“Un italiano su tre rischia l’esclusione. – spiega - Povertà assoluta, sì, ma anche povertà minorile, abbandono scolastico, mancanza di aiuto in caso di malattie croniche, disabilità che impediscono una vita normale, emarginazione a causa del proprio orientamento sessuale. Ai 5,6 milioni in povertà assoluta, si aggiungono un milione 380mila di under 18, quell’italiano su 10 che nel 2020 ha rinunciato a curarsi, quell’anziano su 10 che ha limitazioni nell’autonomia ed è spesso solo, quei 2,3 milioni di famiglie che hanno un componente con limitazioni gravi… La povertà, dunque, non è soltanto una questione di soldi”.
“Abbiamo sentito la ministra, gli amministratori, i legislatori prendere degli impegni – ha concluso la vicepresidente dell’Ordine, Barbara Rosina - Non tutto è nelle nostre mani, come abbiamo imparato dalla crisi pandemica e oggi da questa guerra che impoverisce i poveri, non soltanto quelli di casa nostra, ma quelli che a casa nostra arrivano sperando in una vita migliore. Guardare senza agire o agire per proprio tornaconto politico, sarebbe un disastro. Che tutte e tutti dobbiamo scongiurare”.