6 ottobre 2015 ore: 15:53
Economia

Povertà, il governo risuscita la social card? “Sarebbe un'occasione persa”

Le prime indiscrezioni sulle misure in preparazione per il ddl stabilità spiazzano le organizzazioni dell’Alleanza contro la povertà. Marsico (Caritas): "Qualcosa non è meglio di niente...". Bottalico (Acli): “Non vogliamo nuovi interventi emergenziali”
Social card

ROMA – Risuscitare la social card contro la povertà assoluta: pare sia questo il miracolo tanto atteso che il governo Renzi starebbe studiando per la prossima legge di stabilità secondo alcune indiscrezioni di stampa. La notizia arriva a pochi giorni dal fotofinish per il ddl stabilità, previsto per il 15 ottobre. Secondo quanto riportato da Corriere della Sera e Avvenire, i tecnici del governo avrebbero messo a punto una proposta che prevede l’istituzione di una nuova “social card” destinata alle famiglie indigenti con figli minori a cui potrebbe andare un bonus di circa 80-120 euro mensili per ogni componente del nucleo familiare. Tuttavia, si tratta di ipotesi e non è detto che venga realmente adottata a discapito di altre.

- La logica del "qualcosa". La soffiata alla stampa, però, è bastata a ravvivare tutti i timori legati all’utilizzo di uno strumento che in tanti speravano giunto al capolinea. “Come Caritas abbiamo già detto che qualcosa contro la povertà non è meglio di niente – spiega Francesco Marsico di Caritas italiana -. Se fossero vere queste ipotesi siamo ancora nella logica del qualcosa e diventa un’ulteriore occasione persa. Mentre il governo ha le idee chiare su come far ripartire l’economia con forme di tassazione, sulla povertà, qualora dovesse essere confermata l’ipotesi di uno strumento che è più un tampone occasionale e temporaneo che una politica vera e propria, sembrerebbe di no”.

La card di Tremonti. Come possa essere articolata questa nuova misura è realmente difficile dirlo a dibattito ancora in corso. Quel che si sa per certo è che ad oggi, a fronte di una povertà assoluta che secondo gli ultimi dati Istat riguarda il 6,8 per cento della popolazione italiana per un totale di oltre 4 milioni di persone, in Italia ci sono solo due strumenti dedicati. Il primo è la Carta acquisti ordinaria istituita all'epoca del ministro Tremonti, una vera e propria “card” personale su cui il governo accredita ogni due mesi 80 euro (40 euro al mese) e complessivamente finanziata per il 2015 con 250 milioni. Uno strumento destinato unicamente a over 65 e neonati da 3 anni in giù che non prevede, oltre all’erogazione monetaria, percorsi di attivazione e forse anche per questo spesso viene definita “vecchia social card”.

E il Sia che non ingrana. Negli anni, la vecchia card sembrava potesse essere superata dalla sperimentazione  del “Sia”, Sostegno per l’inclusione attiva. Quest’ultimo strumento, però, ad oggi risulta attivo soltanto in 11 città con più di 250 mila abitanti su 12. All’appello manca la città di Roma a cui il governo aveva destinato ben un quinto delle risorse complessive, ma a più di un anno e mezzo dall’apertura del bando, dalla capitale non arrivano più notizie. A Roma sono stati destinati circa 11 milioni di euro su 50 milioni per avviare una sperimentazione che oltre ad incrementare l’erogazione mensile (si parte da 230 euro circa fino a oltre 400), superava l’assenza di percorsi di inclusione e di attivazione. I primi risultati raccolti parlano di una macchina burocratica ancora troppo lenta per aggredire un fenomeno così esteso nella popolazione italiana, con risorse in parte ancora non utilizzate in alcune città e un allargamento della misura al Sud e al Centro Nord ancora nel cassetto nonostante i soldi siano già pronti. Per il Sud Italia, infatti, ci sono risorse per 167 milioni di euro provenienti dalla riprogrammazione di fondi europei e per questo non trasferibili al resto del territorio italiano. Per il Centro Nord, invece, fu la legge di stabilità 2014 (governo Letta) a prevedere 40 milioni di euro l’anno per tre anni. Fondi di cui non si hanno più notizie.

Rischio di nuovi spot. A pochi giorni dall’arrivo del ddl stabilità, quel che preoccupa di più l’Alleanza contro la povertà, un folto gruppo di associazioni e sindacati (sono oltre 30 sigle, tra cui Caritas italiana e Acli), non è solo il rischio di un ritorno di misure spot. “Non vorremmo – spiega Gianni Bottalico, presidente delle Acli e portavoce dell’Alleanza - che il governo presenti come piano contro la povertà qualcosa che potrebbe rivelarsi come una continuazione di interventi emergenziali”. C’è poi la questione della rete territoriale e del coinvolgimento del terzo settore. La proposta del Reis, il Reddito di inclusione sociale, infatti, ha come pilastro anche questo aspetto: oltre a un’erogazione adeguata alle condizioni di partenza e oltre anche all’introduzione graduale di una misura stabile e universale, c’è la presa in carico della povertà assoluta da parte dei territori con progetti di attivazione. Un aspetto che, stando alle prime indiscrezioni, non sembra essere in grado di implementare un welfare territoriale.

Adesso! L'Alleanza contro la povertà che rilancerà la propria proposta del Reis il prossimo 14 ottobre a Roma con una mobilitazione nazionale di tutti gli organismi aderenti dal titolo “Più risorse per la povertà. Adesso!”. L’appuntamento è alle ore 10 presso il Palazzo della Cooperazione in via Torino. “In un clima di maggiore disponibilità di bilancio - aggiunge Bottalico - pensiamo non sia insormontabile trovare 1,2 miliardi per far partire il Reis”.(ga)

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