10 novembre 2015 ore: 11:25
Economia

Povertà, il sostegno per gli over 55? "Preoccupanti le reazioni di certa politica"

L’analisi di Emanuele Ranci Ortigosa, direttore scientifico dell’Irs, sulla proposta di Tito Boeri. “Prevedibili le critiche del centrodestra ai richiami all’equità, rammarico invece per quelle provenienti dal centrosinistra. E’ tempo di ridurre finalmente posizioni previdenziali indebitamente privilegiate”
Reddito minimo, di autonomia - mano con soldi

ROMA - La proposta del cosiddetto “Sia55” di Tito Boeri? Ha certo dei limiti, ma non si comprendono tutte le voci che in queste ore mirano a screditarne presupposti e conseguenze. Ad analizzare il prototipo di strumento contro la povertà per gli over 55 è Emanuele Ranci Ortigosa, direttore scientifico dell’Istituto per la ricerca sociale (Irs), che in una nota analizza la proposta del presidente dell’Inps, Tito Boeri, ed evidenzia la portata di certe reazioni negative da parte della politica. E non solo.

Afferma Ranci Ortigosa: “Con ‘Non per cassa, ma per equità’ il presidente dell’Inps, Tito Boeri, beneficiando anche della massa di informazioni divenuta a lui ben più accessibile che ad altri studiosi, ha messo a punto e redatto in forma di compiuto progetto di legge contenuti che aveva già prima avanzato. Vi si prevede l’introduzione di un segmento di reddito minimo garantito per abbattere la povertà per gli over 55anni, come fascia di popolazione particolarmente colpita dalla crisi, flessibilità per l’accesso alle pensioni a partire dai 63 anni con penalizzazioni sui futuri assegni. Parte delle risorse che tali misure richiedono vengono raccolte con il ricalcolo dei trattamenti in essere per 230 mila famiglie ad alto reddito che accedono a misure assistenziali; il ricalcolo dei trattamenti per 250 mila percettori di pensioni elevate, le famose pensioni d’oro non giustificate dai contributi versati; il ricalcolo infine di trattamenti privilegiati come i vitalizi di oltre 4 mila politici che hanno svolto incarichi elettivi e le pensioni dei dirigenti sindacali. Che Renzi lasci uscire il documento per sondare le reazioni, prendendone però le distanze per non correre alla cieca rischi sul terreno del consenso, non suscita meraviglia. Ma non sta bene dire che non vuole penalizzare chi prende 2000 euro al mese, quando nessun prelievo viene inferto dalla proposta a chi prende meno di 3500 euro di pensione al mese”.

Continua Ranci Ortigosa: “Le reazioni critiche più sconfortanti sono gli strilli di lesa maestà di certi politici. Ben venga che le strutture pubbliche producano oltre che pratiche anche pensiero, proposte, che possano arricchire un dibattito politico troppo spesso immiserito in dispute nominalistiche e in giochetti di schieramento. Nessuno poteva pensare che Boeri andasse all’Inps solo per gestire l’esistente. Ma dietro queste ed altre reazioni stanno ragioni più sostanziali e per certo verso più preoccupanti. Il richiamo all’equità nel documento è ricorrente e proprio a tale approccio vanno ascritte le critiche prevedibili da settori di centro-destra, data l’ideologia individualistica e privatistica di riferimento. Destano invece rammarico reazioni espresse da collocazioni di centro-sinistra sociale e politica, per le quali l’equità dovrebbe condurre ad accettare anche processi redistributivi moderati, come quelli previsti nella proposta, che toccano solo e marginalmente le situazioni economiche più benestanti, per introdurre un segmento importante di reddito minimo a sostegno di una parte almeno delle situazioni di povertà assoluta”.

“Analoghe resistenze – afferma ancora il direttore scientifico dell’Irs - si erano già manifestate nei confronti delle proposte di riforma dell’assistenza sociale che come Irs avevamo espresso (Prospettive Sociali e Sanitarie, 2013, numero 8/10) e che fra poco riproporremo con correzioni e integrazioni. Non è equo, e neppur sensato in termini di contrato della povertà, che il nostro sistema assistenziale per la popolazione anziana (per limitarci a questa, considerata nella proposta di Boeri) prelevi il 23 per cento delle risorse ‘idealmente destinate alle sole fasce in condizioni di disagio economico’ per erogarlo al 30 per cento della popolazione con redditi più elevati (dal settimo decile Isee in su), come si legge nel documento, e come anche noi avevamo già evidenziato. La proposta di Boeri ha certo dei limiti. Privilegia infatti una sola fascia di popolazione senza una chiara prospettiva di estensione nel medio periodo all’intera popolazione (a uguali condizioni di bisogno, uguali sostegni) e considera solo l’erogazione economica a prescindere dai servizi di sostegno. Ricerca evidentemente una praticabilità anche nel breve, assumendo criteri che possono e anzi debbono poi alimentare passi ulteriori di generalizzazione in una logica di diritti universali. Assume così il merito di riproporre l’esigenza di una riforma generale delle misure nazionali del nostro sistema assistenziale, a cominciare da quelle di contrasto alla povertà, data la diffusione e la gravità di tale situazione, assumendo come criterio guida appunto l’equità, distributiva e redistributiva. Equità che è componente essenziale della stessa efficacia degli interventi in materia”.

Conclude Ranci Ortigosa: “L’equità deve orientare e selezionare le scelte ovviamente con prudenza e moderazione. Potrà penalizzare situazioni reddituali elevate e quindi in grado di sopportare riduzioni di entrate contenute e di consistenza marginale rispetto all’insieme. E per la parte assistenziale mi pare che la proposta ‘Non per cassa, ma per equità’ rispetti questi criteri. Aggiungo che è anche tempo di ridurre finalmente posizioni previdenziali indebitamente privilegiate che si sono sottratte a tutte le riforme, come Boeri ripropone”.

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