Povertà, in Italia è un fenomeno strutturale: “Il governo affronti il tema”
ROMA – Un essere umano su dieci nel mondo vive in condizioni in povertà estrema: parliamo di 1 miliardo di persone o poco meno, che vivono con meno di 1,25 dollari al giorno: sono gli ultimi dati riferiti dall'Onu. La pandemia ha avuto un effetto disastroso: i poveri estremi erano scesi a 650 milioni nel 2019, ma con la crisi economica e sanitaria indotta dal Covid prima, con l’aumento dell'inflazione e le strozzature dell'offerta dei generi alimentari dovute alla guerra poi, si è tornati ai numeri degli anni ’90. Ora, i nuovi massacri in Medio Oriente porteranno, oltre che una catastrofe umanitaria, un nuovo, drammatico e diffuso aumento delle povertà nel mondo. I conflitti nel mondo, causati dai nemici delle democrazie, allontanano sempre più da quella possibilità di pace che è complementare alla possibilità di una vita dignitosa per tutti, in tutto il mondo.
Il primo appello: impegno prioritario per la pace
Alleanza contro la povertà, che raggruppa 35 organizzazioni (dalla Caritas alle Ong, dai sindacati alle associazioni professionali degli enti locali), in occasione della Giornata internazionale contro la povertà, lancia un appello: “Tutte le organizzazioni che fanno parte dell'Alleanza sono ben consapevoli di quanto la pace sia un elemento fondamentale e imprescindibile nella lotta alla povertà e impegnate nella diffusione di una cultura di pace – afferma Antonio Russo, portavoce dell'Alleanza - Per questo, auspichiamo che le diplomazie internazionali sappiano trovare le giuste soluzioni per i crescenti conflitti in atto”.
La povertà in Italia: numeri e proposte
Accanto alla grande preoccupazione per il contesto internazionale, Alleanza contro la povertà torna a lanciare l'allarme per la situazione nazionale. Secondo gli ultimi dati Istat (relativi al 2021), 5,6 milioni di persone in Italia vivono in povertà assoluta. Bisogna considerare che 14,3 milioni di persone nel nostro Paese sono a rischio di povertà o esclusione sociale. La povertà in Italia può dunque dirsi un fenomeno strutturale, che tocca quasi un residente su dieci: il 9,4% della popolazione residente vive infatti, secondo l'Istat, in una condizione di povertà assoluta. Se si pensa che solo quindici anni, sempre secondo Istat, fa il fenomeno riguardava 2,8 milioni di persone, si comprende quanto siano state compromettenti per l’Italia le gravi crisi globali attraversate a partire dal 2008, ovvero dalla crisi scaturita dal crollo di Lehman Brother, successivamente quella relativa ai debiti sovrani, fino alla pandemia da Covid-19 e agli effetti del conflitto in Ucraina, a cui si aggiungono, ora, le drammatiche conseguenze del disastro umanitario che sta avvenendo in Medio Oriente.
“In tale contesto - osserva ancora Antonio Russo - il confine tra povertà relativa e povertà assoluta si sta drammaticamente assottigliando. Questo significa che nei prossimi mesi molte persone e molte famiglie, che finora hanno condotto una vita 'normale', potranno trovarsi ad affrontare serie difficoltà economiche. E non parliamo solo di persone che hanno perso il lavoro, o che non l'hanno mai trovato, ma anche di persone che lavorano, ma che dal proprio lavoro non ricevono quanto serve per vivere una vita dignitosa: i cosiddetti working poor. Una categoria eterogenea che non fa distinzioni di genere, né anagrafiche. Prendiamo in prestito le parole di papa Francesco, nel messaggio per la prossima Giornata mondiale dei poveri, di estrema attualità: 'Non posso dimenticare le speculazioni che, in vari settori, portano a un drammatico aumento dei costi che rende moltissime famiglie ancora più indigenti. I salari si esauriscono rapidamente costringendo a privazioni che attentano alla dignità di ogni persona. Se in una famiglia si deve scegliere tra il cibo per nutrirsi e le medicine per curarsi, allora deve farsi sentire la voce di chi richiama al diritto di entrambi i beni, in nome della dignità della persona umana. Come non rilevare, inoltre, il disordine etico che segna il mondo del lavoro? Il trattamento disumano riservato a tanti lavoratori e lavoratrici; la non commisurata retribuzione per il lavoro svolto; la piaga della precarietà; le troppe vittime di incidenti, spesso a causa della mentalità che preferisce il profitto immediato a scapito della sicurezza'”.
Il secondo appello: strumenti di contrasto alla povertà universale
Di qui l'altro appello di Alleanza contro la povertà: “In un momento di crisi come quello che stiamo attraversando nel nostro Paese, con i numeri della povertà assoluta che nell'ultimo quindicennio sono sensibilmente aumentati e una crescente fragilità e precarietà sociale, lavorativa ed economica, è cruciale assicurare strumenti di contrasto alla povertà che siano efficaci e universali, capaci di intercettare il bisogno di chiunque sia povero assoluto, a prescindere da età e condizione sanitaria, è in questo momento una sfida cruciale, sulla quale non possiamo fare passi indietro. Rinnoviamo quindi il nostro appello al governo, perché reintroduca il principio dell'universalità selettiva, abolendo le categorie introdotte dalla legge 85/2023, o quanto meno allarghi la platea dei beneficiari dell'Assegno d'inclusione. nuovo strumento di contrasto alla povertà. Viviamo settimane cruciali per le politiche economiche e sociali: la prossima legge di Bilancio dovrà affrontare con la massima serietà il tema della povertà e dell'impoverimento degli italiani.
Come Alleanza contro la povertà, mettiamo a disposizione le idee, i dati e le proposte contenute nel Position paper che abbiamo pubblicato lo scorso settembre e che oggi, in occasione della Giornata, rilanciamo: allargare la platea dei beneficiari, a partire da una maggiore inclusione dei nuclei in affitto e degli stranieri; migliorare la scala di equivalenza includendo tutti i componenti del nucleo familiare; indicizzare la soglia reddituale e il sostegno all’affitto per proteggere l’AdI dalla crescita dei prezzi; potenziare gli strumenti di inclusione sociale e lavorativa attraverso il rafforzamento dei servizi sociali e delle politiche attive anche attraverso la Ridefinizione l’offerta congrua e consentendo di cumulare parzialmente reddito da lavoro con l’assegno per evitare che i beneficiari restino coinvolti nella trappola della povertà”.