Povertà in Italia. Stabile, ma sempre a livelli record
La povertà in Italia non cresce, ma non è neanche in diminuzione. Gli ultimi dati pubblicati dall’Istat sulla povertà nel nostro paese e relativi al 2021 sono in linea con quelli dell’anno precedente e potrebbe non essere una cattiva notizia - in questo periodo di crisi internazionale e post pandemica - se non fosse che come nel 2020 è a livelli record, almeno per quanto riguarda gli ultimi 16 anni. Secondo le stime dell’Istat, infatti, “nel 2021 sono poco più di 1,9 milioni le famiglie in povertà assoluta (con un’incidenza pari al 7,5%), per un totale di circa 5,6 milioni di individui (9,4%), valori stabili rispetto al 2020 quando l’incidenza ha raggiunto i suoi massimi storici ed era pari, rispettivamente, al 7,7% e al 9,4%”, si legge nella nota dell’Istituto nazionale di statistica. Secondo l’Istat, la causa di questa stabilità è imputabile a diversi fattori; in particolare, a un incremento più contenuto della spesa per consumi delle famiglie meno abbienti.
Incidenza della povertà assoluta in Italia
Per meglio comprendere la portata dei dati è utile parlare di incidenza della povertà assoluta sia tra le famiglie italiane che tra i singoli individui. L’incidenza è rapporto tra il numero di famiglie con spesa media mensile per consumi pari o al di sotto della soglia di povertà e il totale delle famiglie residenti. Per quanto riguarda l’incidenza della povertà assoluta in termini di individui, nel 2021 i dati fanno segnare un miglioramento marcato al Nord, dove diminuisce dal 2020 al 2021 dal 9,3% all’8,2% (risultato della diminuzione nel Nord-ovest dal 10,1% all’8,0% e della sostanziale stabilità nel Nord-est dall’8,2% all’8,6%) con valori tuttora distanti, però, da quelli assunti nel 2019. Sono così oltre due milioni 200 mila i poveri assoluti residenti nelle regioni del Nord contro due milioni 455 mila nel Mezzogiorno.
La povertà tra le famiglie in Italia
Anche per quanto riguarda l’incidenza della povertà assoluta sulle famiglie italiane, il Nord fa segnare dei miglioramenti, mentre la situazione peggiora al Sud. A conti fatti, però, le famiglie povere risultano equamente distribuite sul territorio italiano. “Nel 2021, l’incidenza delle famiglie in povertà assoluta si conferma più alta nel Mezzogiorno (10,0%, da 9,4% del 2020) mentre scende in misura significativa al Nord (6,7% da 7,6%), in particolare nel Nord-ovest (6,7% da 7,9%) - si legge nell’ultimo rapporto Istat -. Tra le famiglie povere, il 42,2% risiede nel Mezzogiorno (38,6% nel 2020), e il 42,6% al Nord (47,0% nel 2020). Si ristabilisce dunque la proporzione registrata nel 2019, quando le famiglie povere del nostro Paese erano distribuite quasi in egual misura fra Nord e Mezzogiorno”.Minori in povertà assoluta
Il dato più allarmate dell’ultimo report dell’Istat sulla povertà, invece, è quello che riguarda i minori in povertà. Secondo l’Istituto di statistica, nel 2021 in Italia c’erano un milione e 382 mila bambini, un dato in aumento rispetto al 2020 e il più alto degli ultimi otto anni. “Nel confronto con il 2020 le condizioni dei minori sono stabili a livello nazionale, ad eccezione del peggioramento osservato per i bambini dai 4 ai 6 anni (15,4% dal 12,8%), in particolare nel Centro, dove, nella stessa classe di età, l’incidenza passa al 13,2% dall’8,3% (in generale per i minori del Centro peggiora l’incidenza passando all’11,4% dal 9,5%). Seppur sostanzialmente stabili gli altri valori restano distanti da quelli registrati nel 2019”, si legge nel report.
La povertà assoluta tra gli stranieri
Cresce, rispetto agli anni passati, anche la fetta di popolazione straniera presente in Italia che vive in povertà assoluta. Secondo l’Istat sono oltre un milione e 600mila, con una incidenza pari al 32,4%, oltre quattro volte superiore a quella degli italiani (7,2%). “Rispetto al 2020 si registra un incremento della povertà assoluta per gli stranieri sia nel Centro che nel Mezzogiorno (rispettivamente 27,5% e 40,3%), mentre al Nord si riduce l’incidenza di povertà assoluta individuale, trainata dal calo dell’incidenza osservata per gli italiani - si legge nel report -. Le famiglie in povertà assoluta sono nel 68,7% dei casi famiglie di soli italiani (quasi 1 milione e 350mila) e per il restante 31,3% famiglie con stranieri (oltre 614mila), pur rappresentando queste ultime solo il 9% del totale”. Inoltre, spiega l’Istat, le famiglie di soli stranieri con minori presentano una crescita maggiore dei segnali di disagio, che è oltre quattro volte superiore a quello delle famiglie di soli italiani con minori.
I più poveri tra i poveri sono le persone senza dimora
Le ultime stime risalgono al 2014, grazie alla seconda indagine sulla condizione delle persone che vivono in povertà estrema, frutto di una convenzione tra Istat, Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, Federazione italiana degli organismi per le persone senza dimora (fio.PSD) e Caritas Italiana. Secondo lo studio, sono 50 mila 724 le persone senza dimora che, nei mesi di novembre e dicembre 2014, hanno utilizzato almeno un servizio di mensa o accoglienza notturna nei 158 comuni italiani in cui è stata condotta l’indagine. Ovvero il 2,43 per mille della popolazione iscritta presso i comuni considerati dall’indagine. Un valore in aumento rispetto a tre anni prima, quando era il 2,31 per mille (47 mila 648 persone). Stabile rispetto al 2011 la presenza di persone senza dimora nelle regioni del Nord-ovest (38 per cento), del Centro (23,7 per cento) e delle Isole (9,2 per cento). In diminuzione nel Nord-est (dal 19,7 al 18 per cento), contro l’aumento nel Sud (dall’8,7 all’11,1 per cento). Si tratta per lo più di uomini (85,7 per cento), stranieri (58,2), con meno di 54 anni (75,8).Parole chiave
Povertà assoluta
Sono classificate come assolutamente povere le famiglie con una spesa mensile pari o inferiore al valore della soglia di povertà assoluta (che si differenzia per dimensione e composizione per età della famiglia, per ripartizione geografica e per tipo di comune di residenza). (Rapporto Povertà Istat - Anno 2018)
Povertà relativa
Sono considerate povere relative le famiglie che hanno una spesa per consumi al di sotto di una soglia di povertà relativa convenzionale (linea di povertà). Le famiglie composte da due persone che hanno una spesa mensile pari o inferiore a tale valore sono classificate come povere. Per famiglie di ampiezza diversa il valore della linea si ottiene applicando un’opportuna scala di equivalenza, che tiene conto delle economie di scala realizzabili all’aumentare del numero di componenti. (Rapporto Povertà Istat - Anno 2018)