Povertà, "la famiglia ha tamponato gli effetti della crisi. Ma il futuro non è roseo"
boxROMA - "Le conseguenze della crisi in termini di povertà sarebbero potute essere molto più gravi se non ci fossero stati due ammortizzatori sociali: da un lato le famiglie, soprattutto per i giovani, dall'altro la cassa integrazione che ha protetto i capi famiglia". Così Linda Laura Sabbadini, direttore del Dipartimento per le Statistiche sociali ed ambientali dell’Istat, intervenendo in video al seminario per i giornalisti di Redattore sociale intitolato "Miseria e nobiltà - Il declino del welfare e le risposte ancora possibili", in corso oggi a Roma.
Famiglia, l'ammortizzatore che sta cambiando. Per Sabbadini, la famiglia ha "tamponato gli effetti della crisi" negli ultimi 5 anni, ma il futuro non è proprio roseo, anche perché la stessa famiglia sta cambiando. "Ormai la maggioranza delle famiglie italiane è formata da uno o due componenti e le persone sole arrivano ad essere più 7 milioni - ha spiegato -. Cresce il numero delle persone sole, cresce il numero delle coppie senza figli, cresce il numero delle famiglie monogenitore, soprattutto quelle di separati e divorziati e diminuisce il numero delle coppie con figli. La famiglia classica, per anni forma dominante tra le tipologie familiari, non arriva ad un terzo del totale delle famiglie". A preoccupare, però, è il calo di fecondità che per il direttore del dipartimento statistiche sociali dell'Istat è "particolarmente grave". "Siamo un paese a permanente bassa fecondità - ha spiegato Sabbadini -, che negli anni della crisi ha vissuto un ulteriore calo della fecondità, ma mentre in passato il calo della fecondità si era concentrato nelle aree più ricche del paese, adesso la geografia è cambiata ed è il Sud ad avere il calo più alto. Il processo di invecchiamento della popolazione del Sud si accrescerà molto velocemente, un problema molto grave che va ad aggiungersi agli enormi problemi strutturali di povertà e disuguaglianza che il Sud sta attraversando".
L'impatto del welfare sulla povertà. Se le famiglie sono a dura prova sul fronte della povertà, il futuro del fenomeno dipenderà dalle nuove generazioni, che oggi più che mai sono in difficoltà. Il quadro attuale della povertà relativa dei minori in Italia, infatti, non è incoraggiante. "Il numero dei minori che vivono in famiglie povere in Italia è altissimo - ha spiegato Maurizio Franzini, docente di Politica economica alla “Sapienza”, Università di Roma, già direttore del Centro di ricerca interuniversitario sullo stato sociale (Criss) - e siamo quasi leader in Europa per questo dato. Un problema più volte segnalato su cui abbiamo fatto molto poco e questo è molto negativo perché abbiamo le prove che vivere in povertà nella fase precoce della propria vita segna in maniera definitiva il proprio destino di vita". Tuttavia, ha spiegato Franzini, se non ci fosse stato un sistema di welfare, la situazione sarebbe stata peggiore, anche se, nel confronto europeo, l'impatto del welfare sulla povertà non è ai livelli dei paesi dove lo stato sociale è più avanzato. "L'Italia ha un tasso di riduzione di povertà più basso rispetto a tutti gli altri - ha spiegato Franzini -. In Italia la povertà si riduce di 4 o 5 punti percentuali al massimo, in Svezia e Danimarca si parla di 15-20 punti. Non ci possiamo sorprendere perché l'Italia è uno dei pochissimi paesi che non ha una misura di contrasto alla povertà universale".
Ridefinire il sistema di welfare. Per Sabbadini, è necessario "ridefinire il sistema di welfare". "I bisogni sono crescenti ma le risposte non riescono ad essere adeguate - ha spiegato Sabbadini -. Un'opportunità potrebbe emergere dal non profit, che sul piano dell'assistenza e della sanità sta dando contributi". Tuttavia, anche in questo settore, non mancano le difficoltà. "Abbiamo un processo di concentrazione molto forte - ha spiegato Sabbadini -: pochissime imprese che assorbono il grosso dei servizi che vengono forniti nell'ambito dell'assistenza agli anziani e gran parte delle imprese sono molto piccole e molto frammentate. Se vogliamo che su questo fronte il non profit possa svolgere un ruolo importante, bisogna porsi il problema di come far crescere il settore non profit in questo settore superando questi limiti della frammentazione". (ga)