Povertà. La “via di mezzo” del Reis: “Così raggiungeremo tutti i poveri assoluti”
ROMA - È universale, non è eccessivamente oneroso per le casse dello Stato e permetterebbe di raggiungere tutti i poveri assoluti, ovvero ben 5 milioni di persone. Mentre il dibattito politico si concentra sulla nuova legge di bilancio e le ipotesi di un nuovo Reddito di cittadinanza vengono confermate di giorno in giorno, l’Alleanza contro la povertà torna a spiegare le ragioni per cui il Reddito di inclusione sociale (Reis), sviluppato insieme alle tante organizzazioni del cartello, continui ad essere lo strumento migliore per combattere la povertà in Italia. In un documento presentato oggi a Roma, l’Alleanza indica la strada da seguire: non occorre cambiare tutto, cestinando l’attuale Rei, il Reddito di inclusione avviato nella passata legislatura, ma serve un percorso che, a partire dallo stesso Rei, potenzi la stessa misura, secondo quelle che sono le caratteristiche tecniche del Reis.
La via di mezzo del Reis. Per potenziare l’attuale Rei, non basta allargare l’utenza, spiega il documento dell’Alleanza contro la povertà presentato oggi a Roma. “Bisogna anche intervenire su alcuni limiti esistenti nei meccanismi che determinano l’accesso al Rei. È necessario agire affinché la misura rappresenti un diritto per chiunque sperimenta l’indigenza in Italia, sia che trovi al Sud, al Centro o al Nord. Dall’altra parte, bisogna assicurare la possibilità di ottenerla con continuità, abolendo l’interruzione di 6 mesi nel suo percepimento, prevista dopo i primi 18 di fruizione”. Anche il contributo economico, però, deve cambiare. Attualmente, spiega l’Alleanza, le erogazioni “sono ancora lontane dal coprire la distanza tra il reddito disponibile delle famiglie e la soglia di povertà assoluta - spiega il documento -, al di sotto della quale è impossibile soddisfare adeguatamente le proprie esigenze primarie. Affinché ciò accada l’importo medio mensile deve salire dagli attuali 206 euro a 396”. Per l’Alleanza, il principio guida, in questo caso è “l’adeguatezza: nessuno deve più restare privo delle risorse necessarie a raggiungere una condizione di vita minimamente accettabile, cioè ad uscire dalla povertà assoluta”.
Servono percorsi d’inclusione lavorativa e sociale. Per fare questo, però, occorre creare, anche con una certa urgenza, “migliori condizioni per realizzarli”, aggiunge l’Alleanza. Per prima cosa, spiega il documento presentato oggi, bisogna sbloccare il Fondo servizi e consentire ai comuni di ampliare la squadra che dovrà intervenire sul fronte povertà. Per questo, secondo l’Alleanza occorre “non disperdere le risorse destinate ai servizi sociali - si legge nel documento -. Per sopperire alla cronica carenza di professionalità sociali nei Comuni italiani, la normativa del Rei prevede opportunamente il Fondo servizi, destinato all’assunzione di nuove unità. Tuttavia, i vincoli attualmente esistenti alla possibilità di assumere da parte degli enti locali lo rendono, per una quota significativa seppur non ancora quantificabile, non utilizzabile a questo scopo. Bisogna, dunque, consentire l’utilizzo del Fondo servizi nella sua interezza per l’assunzione a tempo indeterminato di qualificate professionalità sociali”.
Occorre cambiare rotta sull’inclusione lavorativa. La riforma dei Centri per l’impiego è necessaria, spiega l’Alleanza, ma non si tratta di affidare loro un ruolo di coordinamento delle misure contro la povertà, quanto di potenziare la loro funzione. “I Centri per l’Impiego soffrono di storiche debolezze - spiega l’Alleanza -. Bisogna mettere in campo un’azione di ampio respiro per il loro rafforzamento, come, peraltro, il nuovo governo ha comunicato intende fare”. Per le organizzazioni del cartello dell’Alleanza, serve “una strategia nazionale, da definire con il coinvolgimento fattivo delle Regioni, che promuova la collaborazione” tra servizi sociali comunali e Centri. Infine, occorre “valorizzare il contributo che gli utenti temporaneamente non occupabili possono offrire alla collettività. Il Rei prevede la loro partecipazione in progetti utili alla collettività, sotto la responsabilità dei Comuni, riguardanti il patrimonio ambientale, culturale e pubblico più in generale. Lo Stato dovrebbe promuovere maggiormente questa possibilità al fine di valorizzare il contributo che persone temporaneamente non occupabili possono fornire alla società e dedicare, allo stesso tempo, particolare attenzione ad evitare i noti rischi di utilizzo improprio di tali progetti”.
Un “tagliando” per passare dal Rei al Reis. Semmai il vicepremier Luigi Di Maio dovesse cedere alle proposte dell’Alleanza, archiviando il sogno di un Reddito di cittadinanza targato 5 stelle, la roadmap per passare dall’attuale misura al ben più corposo Reis dovrebbe prevedere un coinvolgimento di “tutti gli attori impegnati nella lotta alla povertà a livello locale, Comuni e Regioni, attori pubblici e terzo settore, parti sociali e associazioni”. Secondo l’Alleanza, infatti, quelli suggeriti nel documento presentato oggi a Roma “sono solo alcuni dei miglioramenti da apportare al Rei, ampiamente condivisi da esperti e stakeholders, che riguardano il suo impianto complessivo - spiega il documento -. L’esperienza dei territori può offrire numerosi altri spunti su specifiche criticità da affrontare: bisogna evitare l’errore di riformare le politiche senza valorizzare il sapere concreto di chi è chiamato a metterle in pratica. Si propone, dunque, di compiere un “tagliando partecipato” sull’attuazione del Rei allo scopo di ricavarne ulteriori indicazioni per il miglioramento della misura”. Un tappa da programmare prima di mettere nero su bianco una nuova normativa contro la povertà.
Su un paio di punti, quindi, il governo attuale e l’Alleanza sembrano convergere: bisogna fare di più di quanto fatto col Rei e, con buona pace del ministro Tria, servono più risorse. Su questo l’Alleanza non ha dubbi: “Il punto chiave è che l’imminente legge di bilancio sciolga definitivamente il nodo dei finanziamenti, stabilendo che al più tardi a partire dal 2021 la misura venga dotata stabilmente dei 5,8 miliardi annui ulteriori necessari - spiega nel documento -. Più avanti si potranno discutere le diverse strade percorribili per incrementare gli stanziamenti a partire dal 2019. Qui preme sottolineare il passaggio decisivo da compiere: il governo deve assicurare ora, in modo strutturale, i finanziamenti necessari ad una misura universale ed adeguata”. (ga)