24 luglio 2013 ore: 15:20
Economia

Povertà relativa in Italia secondo l'Istat

L’Istat calcola la povertà in base a due diverse soglie convenzionali, che definiscono la povertà assoluta e quella relativa. Una persona (o una famiglia) viene detta relativamente povera se la sua spesa è inferiore o pari ad una soglia, determinata ...
Grafico - Povertà relativa - 2008-2012 (valori percentuali)

L’Istat calcola la povertà in base a due diverse soglie convenzionali, che definiscono la povertà assoluta e quella relativa. Una persona (o una famiglia) viene detta relativamente povera se la sua spesa è inferiore o pari ad una soglia, determinata annualmente rispetto alla spesa media mensile pro-capite per consumi delle famiglie italiane (cui si applica una scala di equivalenza relativa al numero di componenti della famiglia). La soglia di povertà relativa per una famiglia di due componenti nel 2012 è pari a 990,88 euro, circa 20 euro in meno di quella del 2011 (-2%).  

Nel 2012 risultano relativamente povere 3 milioni 232 mila famiglie (2 milioni 782 mila nel 2011), cioè il 12,7% di quelle residenti in Italia9 milioni 563 mila individui (8 milioni 173 mila nel 2011, 11,1%), pari al 15,8% dell'intera popolazione (sono oltre 14 milioni secondo la ricerca della Direzione generale per l’inclusione e le politiche sociali del ministero del Welfare con dati al 2011).  In termini di povertà assoluta si ritrova il 6,8% delle famiglie (1 milione 725 mila) e l'8% delle persone (4 milioni 814 mila). Tra il 2011 e il 2012, il peggioramento si rileva in tutte le aree geografiche, nel nord l’incidenza di povertà relativa è passata dal 4,9% al 6,2%, nel centro dal 6,4% al 7,1% e nel mezzogiorno dal 23,3% al 26,2%.

La situazione delle famiglie. La povertà relativa aumenta secondo l’Istat tra le “famiglie con uno o due figli, soprattutto se minori (dal 13,5% al 15,7% quelle con un minore, dal 16,2% al 20,1% quelle con due); famiglie con tutti i componenti occupati (dal 4,1% al 5,1%), con occupati e ritirati dal lavoro (dal 9,3% all’11,5%), con persona di riferimento dirigente o impiegato (dal 4,4% al 6,5%, particolarmente marcata tra gli impiegati), ma soprattutto in cerca di occupazione (dal 27,8% al 35,6%)”.

Gli anziani soli. Tra povertà assoluta e relativa, chi tiene duro in Italia sono gli anziani, soprattutto se soli. A far registrare gli unici dati positivi contenuti nel report sulla povertà in Italia sono proprio loro, le persone dai 65 anni in su che per quanto riguarda la povertà relativa hanno fatto segnare una diminuzione dell'incidenza, che passa dal 10,1 all'8,6% tra il 2011 e il 2012. A migliorare, però, sono appunto, solo gli anziani soli, considerando la coppia, infatti, i dati sulla povertà relativa segnano un lieve peggioramento, passando dall'11,3 all'11,9%. 

 

Documenti

La povertà in Italia, 2012

GLOSSARIO

Povertà relativa. Per l’Istat, una persona viene detta relativamente povera se la sua spesa è inferiore o pari ad una soglia, determinata annualmente rispetto alla spesa media mensile pro-capite per consumi delle famiglie italiane (cui si applica una scala di equivalenza relativa al numero di componenti della famiglia). Nel 2011 questa spesa è risultata pari a 1.011,03 euro mensili (nel 2010 per una famiglia di due componenti era pari a 992,46 euro, circa 9 euro in più rispetto alla soglia del 2009).

Povertà assoluta. Per l’Istat, una persona è considerata assolutamente povera se la sua spesa è inferiore o pari alla soglia assoluta, corrispondente alla spesa mensile minima necessaria per acquisire il paniere di beni e servizi che, nel contesto italiano e per una determinata famiglia, è considerato essenziale a uno standard di vita minimamente accettabile (il valore della soglia si differenzia per dimensione e composizione per età della famiglia, per ripartizione geografica e ampiezza demografica del comune di residenza).