Povertà sanitaria, Banco farmaceutico: "C'è bisogno di almeno 25 milioni di farmaci"
ROMA – La povertà sanitaria aumenta e insieme a lei il bisogno di farmaci tra la popolazione più indigente: “ogni anno c’è una richiesta di tre milioni di farmaci che va a coprire solo una fetta dei sei milioni di persone che ne avrebbero bisogno. E cioè 400 mila poveri e di questi solo il 50 per cento riesce a ricevere una terapia completa. Rimangono fuori altri 5,5 milioni di persone, per i quali c’è un bisogno inespresso di almeno 25 milioni di farmaci. Si tratta di una stima prudenziale e al ribaso, perché di fatto non conosciamo il reale bisogno farmaceutico di tutta la popolazione coinvolta”: A sottolinearlo è Paolo Gradnik, presidente del Banco farmaceutico onlus, intervenendo oggi a Roma alla presentazione del Rapporto sulla povertà sanitaria 2014.
“Operiamo ormai da 15 anni – spiega – e ci confrontiamo con un bisogno che è sempre maggiore e che è difficile spesso intercettare. Le persone che non si curano spesso hanno patologie semplici. In questo senso è sempre più rilevante la responsabiilità dell’industria farmaceutica, e ci aspettiamo che questa collaborazione continui e venga incrementata moltissimo”. Sulla stessa scia anche Luca Pani, direttore generale di Aifa: “Il dato del 10 per cento della popolazione che non ha accesso al Servizio sanitario nazionale è molto alto, ci sono persone che non si fanno visitare e che non fanno screening sanitari. E’ quindi chiaro che dobbiamo andare noi da loro – spiega –. Le istituzioni hanno l’obbligo morale di mettere insieme l’intera filiera in modo che i cittadini poveri possano avere farmaci per curarsi. Parliamo molto delle emergency che ci sono nel mondo, ma abbiamo molte emergency anche qui – aggiunge – . Bisogna fare in modo che chi vuole donare sia agevolato, per esempio nel non pagare l’Iva”. Piena disponibilità a collaborare con il Banco farmaceutico, l’Aifa e le istituzioni è stata espressa da Massimo Scaccabarozzi, presidente di Farmindustria: “il dato del 2014 sottolinea un forte incremento nelle persone che non possono curarsi – spiega, ci sono casi estremi ma anche persone che possono essere raggiunte dal sistema nazionale, dobbiamo intervenire in maniere più efficace”.
La povertà sanitaria è un problema del quale i “soggetti del privato sociale si fanno carico nella consapevolezza del loro dovere inderogabile di solidarietà che allena a essere buoni cittadini – sottolinea don Francesco Soddu, direttore della Caritas italiana -. Questo rapporto ci dice che il fenomeno cresce in termini scientifici, e per questo è sempre più necessaria una nuova cornice istituzionale e legislativa per regolare le donazioni e far crescere comportamenti solidali”. “E’ importante che tutti i soggetti si siano seduti intorno a questo tavolo – aggiunge Giovanni Bottalico, presidente delle Acli - alcuni grandi guru oggi sanno studiando esperienze come le nostre dove il tema delle reti fidelizzate al valore è elemento fondamentale di sviluppo economico e di business. Come coordinatore dell’ Alleanza della povertà prendo l’impegno di portare queste nostre esperienze all’interno di un’alleanza con sindacati e associazioni”.