Povertà, scuola, salute: giovani disabili in Ue scoprono come migliorare la società
BOLOGNA – Giovani, disabili e cittadini attivi nei propri territori. Otto ragazzi disabili di Bologna hanno provato cosa vuol dire vivere con meno di un dollaro al giorno, hanno osservato le difficoltà di chi tutti i giorni è costretto a compiere lunghi viaggi per arrivare a scuola e hanno sperimentato cosa comporta abitare in Paesi dove l’accesso alla sanità è un privilegio riservati a pochi. Il tutto attraverso laboratori, workshop e documentari tesi a stimolare una discussione e a spingerli a diventare dei cittadini attivi e impegnati nella società. Il progetto si chiama Tide, Towards inclusive development education, e per 3 anni ha coinvolto disabili in Italia, Galles, Finlandia e Ungheria. Scopo del progetto era inserire giovani con disabilità in percorsi di educazione alla cittadinanza mondiale. A promuovere l’iniziativa sotto le Due Torri è stata l’Aias (Associazione italiana assistenza spastici) che ha coinvolto i ragazzi dei Centri socio riabilitativi trasformandoli nei primi attori di azioni di sensibilizzazione.
Una volta ogni due settimane ragazzi dai 18 ai 26 anni con disabilità motorie e cognitive si sono incontrati insieme con educatori e operatori per affrontare temi legati all’intercultura, agli squilibri economici e sociali, al cibo, all’istruzione e alla sanità. “Con i ragazzi abbiamo lavorato su diverse tematiche ma lo abbiamo fatto attraverso un lavoro pratico – spiega Giuseppe Venza, educatore Aias –. Siamo andati in giro per la città, abbiamo incontrato associazioni e persone di culture differenti, con un gioco abbiamo sperimentato la difficoltà di vivere sotto la soglia di povertà. Tutto per fare di questi ragazzi dei cittadini attivi e dimostrare che tutti possono contribuire a migliorare la società”.
Oltre all’Aias anche la ong Cospe – Cooperazione per lo sviluppo dei Paesi emergenti, ha partecipato ai percorsi. Il compito della ong è stato quello di far conoscere realtà distanti dai ragazzi attraverso il racconto di operatori o la visione di documentari. Infatti, in ogni contesto nazionale un team, composto da un’associazione che opera nel campo della disabilità insieme con una ong che si occupa di cooperazione internazionale, ha lavorato fianco a fianco per proporre azioni di formazione e informazione rivolte non solo ai ragazzi con disabilità ma anche agli enti pubblici e privati. Il risultato dopo 3 anni è stata la realizzazione di percorsi che hanno permesso ai ragazzi non solo di diventare cittadini attivi ma di riuscire a essere in grado di diffondere informazioni e discutere di tematiche che il più delle volte per loro sono considerate non accessibili.
I cittadini con disabilità in Italia sono il 4,8 per cento della popolazione e, nel caso di disabilità intellettiva, in molti rischiano di essere esclusi da qualsiasi informazione che richieda un alto livello di conoscenza. Il perché va ricercato nelle difficoltà che si riscontrano nel reperire materiale accessibile o perché si ha la convinzione, errata, che le persone con disabilità cognitiva non possano considerarsi degli interlocutori seri. “Con il nostro lavoro abbiamo provato ad abbattere questi pregiudizi – continua Venza –. La strada da fare è ancora tanta per ora abbiamo messo un tassello in più”. Il progetto Tide ha consentito poi ai ragazzi di Bologna di potersi incontrare a Bruxelles con i partecipanti degli altri Stati “Ognuno ha portato qualcosa che facesse riferimento allo spirito di questo percorso fatto – continua Venza – Noi abbiamo realizzato un gioco ispirato al Memory con gli 8 obiettivi del progetto. Un modo per stimolare la discussione sui temi trattati”. Ad affiancare il progetto anche una mostra dal titolo “ContAiner”. Si tratta di installazioni realizzate durante i 3 anni dai ragazzi insieme con gli operatori dei centri di Aias, Fandango e Milonga e Principe Emilio. Le opere resteranno esposte fino al 4 ottobre nella Sala Esposizioni G. Cavazza al Baraccano di Bologna. (Dino Collazzo)