Povertà, slitta l’allargamento al Sud del Sia: fermi 167 milioni di euro
ROMA – Slitta l’allargamento della sperimentazione del Sostegno per l’inclusione attiva (la ex nuova social card): a circa un mese dall’inizio del 2015, dell’estensione promessa a tutto il Sud Italia del Sia non c’è ancora nulla di scritto nonostante non manchino le risorse, almeno per il Mezzogiorno. A darne notizia è lo stesso ministero del Lavoro che in una nota diffusa oggi ha smentito la notizia circolata su alcuni siti internet della possibilità di presentare le domande ai Comuni per avere accesso al Sia. “Alcuni siti internet – spiega la nota - hanno pubblicato dei documenti da stampare e portare presso gli uffici postali, che non sono più validi poiché potevano essere utilizzati solo per richiedere l’accesso al beneficio della così detta social card sperimentale avviata nelle 12 città più grandi di Italia. Il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali chiarisce, al riguardo, che allo stato attuale l’estensione della misura nelle Regioni del mezzogiorno è tuttora in via di definizione, pertanto non è possibile presentare domande”.
Nonostante in legge di stabilità non vi sia traccia di nuovi finanziamenti destinati al Sia (ci sono solo quelli per la Carta acquisti ordinaria), la sperimentazione può contare ancora sui 167 milioni di euro provenienti dalla riprogrammazione di fondi europei. Fondi che, però, sono vincolati al Sud Italia e che nei progetti del ministero del Welfare erano in attesa del nuovo Isee per poterli utilizzare. Il nuovo indicatore, anche se non senza qualche problema, ora è attivo e forti dell’esperienza condotta nelle 12 città, al ministero si sta lavorando per poter avviare l’allargamento al Sud Italia al più presto. “I tempi saranno rapidi – assicura Raffaele Tangorra, a capo della direzione generale per l’Inclusione sociale del ministero del Lavoro -. Il problema è che la legge di stabilità, nonostante abbia segnato un’importante inversione di tendenza su molti fronti del finanziamento delle politiche sociali, su questo specifico fronte, invece, non ha destinato le risorse che speravamo. Bisognava comunque aspettare gennaio per l’Isee nuovo, ma ora stiamo valutando come semplificare criteri e procedure in assenza di un quadro finanziario che ci permetta di dire che la sperimentazione è stata stabilizzata”.
Il primo passo importante verso questa direzione verrà fatto nei prossimi giorni. “Il ministro ha visto le regioni la settimana scorsa – aggiunge Tangorra - e a brevissimo verrà istituito un tavolo nazionale tra i diversi livelli di governo”. L’obiettivo è di “allargare il tavolo alle forze della società per provare a ragionare su un piano di lotta alla povertà”, mentre a regioni e ministero, il compito di “definire criteri e procedure che possano il più possibile semplificare in questo quadro di non certezza sul futuro dal punto di vista della dotazione finanziaria”. Il tavolo, spiega Tangorra, si riunirà nelle prossime settimane e già entro febbraio potrebbero esserci i primi risultati. “L’obiettivo è fare più in fretta possibile – continua Tangorra -. Convocheremo il tavolo già nelle prossime settimane per decidere subito sulle regole per l’estensione, fare il decreto e portarlo alla firma dei ministri”.
Da definire anche una strategia di comunicazione valida, ma soprattutto alla portata delle tasche del ministero. Già tallone d’Achille nella prima fase della sperimentazione che ha coinvolto le 12 città con più di 250 mila abitanti, la comunicazione sarà più curata, spiega Tangorra, soprattutto a livello istituzionale. “Qualcosa in più si può fare – aggiunge Tangorra -, ma non abbiamo risorse. Quel po’ di risorse che avevamo sulla comunicazione si è deciso di destinarlo al nuovo Isee. Di sicuro verrà curata di più la comunicazione istituzionale. Daremo più informazione anche noi come ministero e chiederemo ai comuni di essere più attivi”.
Intanto, nella giungla delle social card, arriva un ulteriore strumento contro la povertà. È l’Asdi, l’assegno di disoccupazione previsto dal Jobs Act. Si tratta di “uno strumento di sostegno al reddito dei disoccupati di natura assistenziale – spiega Tangorra -. La platea in questo momento non è molto diversa da quella del Sia: persone che hanno ricevuto ed esaurito il sussidio della nuova Aspi dopo aver perso il lavoro, non trovato altro impiego e in povertà. Queste persone hanno diritto ad un assegno per altri sei mesi in base a dei criteri di accesso che favoriscono inizialmente le famiglie con figli. Assegno che si accompagna ad un piano personalizzato alla ricerca di lavoro formulato insieme ai servizi per l’impiego. Una misura ponte tra il sussidio di disoccupazione e il Sia, se riusciremo ad avere uno schema generale per quest’ultimo strumento”. Al contrario del Sia, le risorse per l’Asdi sono state già individuate nella legge di stabilità: si tratta di 200 milioni per il 2015 e altri 200 per il 2016. “È una misura che va a coprire un pezzo di platea delle prime sperimentazioni del Sia – spiega Tangorra -. Va ad aggiungersi alla lotta alla povertà perché è uno strumento assistenziale e non previdenziale e già in autunno ci aspettiamo un numero di casi consistenti”. Ma anche quest’ultima misura si attende il decreto che ne specificherà meglio i criteri. (ga)