Pozzallo, nell'hotspot quasi tutti minori. “Gravissima violazione”
POZZALLO – La prima passeggiata hanno scelto di farla sul lungomare che porta verso il centro. Oggi, per la prima volta, A. e i suoi amici hanno messo piede fuori dall’hotspot di Pozzallo, dopo due settimane dallo sbarco in Italia. Arrivano dal Mali e della Costa d’Avorio, hanno tutti tra i 16 e i 17 anni, sono partiti soli dalla Libia per giungere sulle nostre coste il primo maggio scorso. Ma da allora la loro vita è rimasta sospesa. Non sanno se e quando potranno essere trasferiti né dove. Intanto dalla mattina alla sera non fanno praticamente nulla. Solo dopo aver protestato, nei giorni scorsi, hanno ottenuto il permesso di uscire per qualche ora: “E’ la prima volta che mettiamo davvero piede in Sicilia e in Italia – ci racconta A -. Siamo arrivati da quindici giorni, ma finora abbiamo passato il tempo all’interno del centro: a mangiare e dormire, senza poter fare molto altro, perché non c’è niente da fare. Gli schermi delle televisioni non funzionano bene, non abbiamo la connessione internet, né libri da leggere”.
- Emergenza minori all’hotspot, sono 120 su 142 presenze totali. La presenza dei minori stranieri non accompagnati è l’emergenza più grave all’interno dell’hotspot di Pozzallo (in provincia di Ragusa) come ha documentato il senatore Luigi Manconi, presidente della Commissione diritti umani, che nel pomeriggio di ieri ha visitato il centro: "Su 142 presenze 120 sono costituite da minori non accompagnati. E’ impensabile che debbano stare lì addirittura per settimane, ben oltre le 72 ore – sottolinea Manconi -. Ciò è dovuto al fatto che non ci sono posti disponibili dove inserire questi ragazzi, non esiste un sistema nazionale centralizzato. Di certo è grave che restino nell’hotspot, in una situazione di vuoto totale, senza fare nessuna attività”. Oltre ai minori ci sono circa 20 adulti, anche la loro permanenza nel centro va oltre quella normalmente prevista (72 ore): sono lì dal 13 aprile scorso. “Durante la visita ci sono state presentate lamentele da parte degli ospiti riguardo al cibo e ai vestiti – aggiunge Manconi – c’è una situazione di difficoltà dovuta alla permanenza nel centro più lunga del previsto. Nonostante alcuni aspetti negativi, abbiamo rilevato, però anche un’ottima presenza delle organizzazioni umanitarie e una buona cooperazione tra la prefettura e l’ufficio immigrazione”. Una seconda delegazione formata dagli organizzatori del Festival Sabir, (promosso da Arci, Caritas, Asgi, Carta di Roma, A buon diritto e Acli) è entrata anche nel pomeriggio di oggi. "La situazione è tutto sommato tranquilla. Ci sono ragazzi anche molto giovani e arrivano soprattutto dall'Africa subsahariana. - sottinea Oliviero Forti, responsabile immigrazione della Caritas italiana - L'attesa all'interno del centro crea loro disagio perchè non sanno cosa li aspetta nel prossimo futuro. Siamo venuti qui anche per confortarli".
Il sindaco di Pozzallo: “Non sappiamo dove mandarli, il ministero lo sa”. Non nasconde le difficoltà neanche il sindaco di Pozzallo, Luigi Ammatuna. “Li teniamo nell’hotspot perché ci sono pochi adulti – spiega –ci sono i mediatori linguistici e di tanto in tanto le associazioni li portano fuori a fare un giro. E’ chiaro che non possono stare lì dentro tutto il giorno. Ma - aggiunge- per noi la vera difficoltà è trovargli una sistemazione, le strutture accreditate sono tutte piene. Lo abbiamo fatto presente al ministero, abbiamo già fatto una riunione, proprio per sottolineare questi problemi”. Ammatuna spiega che una delle soluzioni potrebbe essere destinare una parte dell’edificio, dove sorge l’hotspot, esclusivamente ai minori: “La struttura è di proprieta delle Dogane- aggiunge – in una parte c’è l’hotspot, dall’altra ci sono gli uffici e un locale vuoto. All’inizio l'ufficio Dogane ha rifiutato, ma ora il ministero sta facendo pressing per sistemare lì i ragazzi. Un altro progetto è quello di approntare un centro per minori a Comiso, da 200 posti”.
Minori nell’hotspot? Asgi: “Doppia violazione dei diritti”.Intanto sulla presenza dei minori non accompagnati all’interno dell’hotspot arrivano già le prime critiche. Di violazione dei diritti parla Nazzarena Zorzella, di Asgi (associazione degli studi giuridici sull’immigrazione): “In questo momento gli hotspot non hanno basi giuridiche – spiega – perché non ci sono leggi italiane che regolano il loro funzionamento. Questa è la violazione più grave. Inoltre, secondo l’articolo 13 della Costituzione il trattenimento al loro interno dovrebbe avvenire solo nei casi previsti dalla legge o previa autorizzazione di un giudice. Se ad essere trattenuti sono dei minori, inoltre, siamo in presenza di una doppia violazione – aggiunge – perché non si stanno rispettando le procedure: i minori dovrebbero essere inseriti subito in una comunità protetta, dovrebbe essere informato il tribunale dei minori e ci dovrebbe essere un tutore legale che faccia le funzioni dei genitori”. Anche secondo Giovanni Maria Bellu, presidente dell’associazione Carta di Roma, la situazione è “gravissima”: “si stanno violando i diritti fondamentali di questi ragazzi – afferma – ma noi giornalisti non possiamo documentarlo perché il ministero ci vieta l’accesso all’hotspot”. (ec)