1 dicembre 2016 ore: 14:38
Immigrazione

Prato, trovate 868 fabbriche dormitorio in 2 anni di controlli

Ancora alti i numeri delle infrazioni delle aziende cinesi. Ma il trend è incoraggiante visto che le imprese orientali sembrerebbero mettersi in regola passo dopo passo
Fabbrica tessile. Rotoli di stoffe

- FIRENZE - I numeri delle infrazioni delle aziende cinesi a Prato non sono lievi, ma il trend per il futuro è incoraggiante: le aziende orientali infatti sembrerebbero finalmente mettersi in regola (a Prato e non solo a Prato), almeno per quanto riguarda la sicurezza sul lavoro. La vice presidente della Toscana Monica Barni, esprime l'ottimismo che arriva dai numeri ma anche un auspicio: quello di un "cambiamento culturale, della cultura del lavoro" auspicato da tutti. I controlli della Regione nelle aziende proseguiranno, con assunzioni non più a tempo ma in pianta stabile. La Regione ha già annunciato la scorsa primavera un concorso nel 2017. E le ispezioni future non riguarderanno solo le aziende cinesi, ma tutte quelle considerate a rischio. 

E' tempo di bilanci tre anni dopo il rogo della Teresa Moda, in cui il 1 dicembre 2013 sette operai cinesi (cinque uomini e due donne) morirono nella fabbrica dove lavoravano ma anche vivevano. La tragedia viene ricordata oggi a Prato, nel salone consiliare del palazzo comunale e la ricorrenza arriva poche settimane dopo l'operazione "Colletti bianchi" che ha portato alla luce un'organizzazione, con al centro studi professionali italiani, che, secondo l'ipotesi della Procura, forniva false certificazioni e false buste paga per i rinnovi dei permessi di soggiorno. 

In poco più di due anni i settantaquattro tecnici e ispettori per la sicurezza sul lavoro assunti per tre anni dalla Regione hanno individuato nelle tre province dell'area metropolitana 868 dormitori (di cui 710 solo a Prato), 1.459 macchinari irregolari e 1.565 situazioni igieniche critiche, di cui 1.116 e 1.489 nella sola città laniera. Sono stati emessi complessivamente 384 provvedimenti di sequestro o chiusura (a Prato sono stati 353), 3.807 prescrizioni per 8.405 carenze, di cui 2.756 e 6.187 in città; 3.707 sono state le notizie di reato, pratesi 2.784. Le aziende verificate da settembre del 2014 fino allo scorso ottobre sono state, in tutta l'area metropolitana, 7.050, il 95 per cento dell'obiettivo iniziale e in anticipo addirittura rispetto al calendario programmato. 

"Certo i controlli devono proseguire – sottolinea la vice presidente della Toscana, Monica Barni -. Le ispezioni diventeranno ordinarie, come la dotazione organica: controlli non fini a se stessi ma utili ad accompagnare un cambiamento culturale, a ribaltare quella scala di valori che vede oggi prima il guadagno e poi la vita. Non solo a Prato e non solo tra i cinesi. Continueremo a lavorare anche sulla diffusione di buone pratiche. Una comunità ben integrata è quella dove ognuno fa la sua parte. Ma già oggi non mancano segnali incoraggianti per il futuro. Per quanto attiene almeno alle norme sulla sicurezza sul lavoro, nell'ultimo mese il 58% delle aziende è risultato infatti in regola: all'inizio, nel 2014, la percentuale era poco sopra il 15 per cento. "Le aziende – prosegue - pagano anche le sanzioni comminate e non scompaiono nel nulla, come un tempo accadeva invece di frequente". Fino a giugno del 2016 la Regione ha incassato 8 milioni e 39.973 euro - il doppio del gettito prima dell'avvio dei controlli straordinari - e quattro milioni e 202 mila euro riguardano solo Prato. Ci sono anche aziende che dal pronto moda low cost stanno puntato ad una maggiore qualità. "Con vantaggio per tutto il distretto e la filiera - conclude Barni - , un percorso solo all'inizio ma che è la strada giusta".

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