Presidenziali francesi, disabilità "occasione persa" nei primi confronti tra candidati
- ROMA - “Io sono capace se ne ho la possibilità, se sono accompagnata dalla società”. E’ questo il messaggio che a metà marzo, da una seguitissima trasmissione di France 2, ha lanciato con la sua presenza Mélanie Ségard, 21enne con sindrome di Down che ha coronato il suo sogno: presentare il meteo in tv. L’intervento in tv di Mélanie è stato in prossimità della Giornata internazionale delle persone con sindrome di Down ma soprattutto ha voluto “mostrare la disabilità sotto un aspetto positivo”, come hanno scritto i maggiori quotidiani francesi. Ora, mentre si avvicina la data delle presidenziali (previste il 23 aprile per il primo turno e il 7 maggio per un eventuale ballottaggio) che vedono al momento sfidarsi Emmanuel Macron (En marche!), Nicolas Dupont-Aignan (Debout la France), Marine Le Pen (Fronte National), Benoit Hamon (Parti Socialiste), François Fillon (Les Républicains) e poi ancora Nathalie Arthaud (Lutte ouvrière), Phlippe Poutou (Nouveau Parti Anticapitaliste), Jean-Luc Mélenchon (Parti de gauche), Jean Lassalle (Résistons!), Jacques Cheminade (Solidarity and progress) e François Asselineau (Union Populaire Républicaine), l’argomento dei diritti delle persone disabili e della vita indipendente suscita dibattiti, e la presenza in tv di Mélanie Ségard ha fatto da cassa di risonanza. Soprattutto perché, dodici anni dopo la legge dell’11 febbraio 2005 che promuoveva l’uguaglianza dei diritti e delle opportunità, la partecipazione e la cittadinanza delle persone disabili restano disattese, e “la disabilità è la grande assente dalla campagna presidenziale” come titolava un recente articolo di Le Monde. La legge in questione instaurava l’obbligo di accessibilità per tutti gli edifici e stabiliva il termine del 1 gennaio 2015 per l’adeguamento. Il risultato? Un terzo degli edifici pubblici non è stato mai messo a norma. In alcuni settori come quello dei trasporti il governo è stato costretto a fissare nuove scadenze (fino a 9 anni!, come riferisce Le Monde). Un’attesa insopportabile per le persone disabili.
Intanto il candidato Emmanuel Macron, già ministro dell'Economia, dell'industria e degli affari digitali nel secondo governo di Manuel Valls (2014/16), non ha perso tempo, arruolando tra le sue fila – il 21 marzo 2017 – la storica presentatrice e autrice della tv francese TF1 Catherine Laborde come referente del tema della disabilità, tema che – assicura su Twitter la Laborde – al candidato presidente sta “particolarmente a cuore”.
Uno dei siti di riferimento della comunità dei disabili francesi focalizza su una delle questioni cruciali in materia: l’aumento dell’Aah (assegnazione agli adulti disabili nell’acronimo francese), il sostegno finanziario che permette di assicurare un reddito minimo e che è attribuito sulla base di 4 criteri: incapacità, età, nazionalità e risorse. Della questione i candidati hanno parlato lo scorso 20 marzo in un confronto televisivo che ha registrato 8,9 milioni di telespettatori su TF1. Tante le promesse in caso di elezione, da Emmanuel Macron che sobriamente farebbe salire l’indennità dagli attuali 810,89 euro a 900, a Marine Le Pen che parla non solo di aumento di 200 euro (come Nicolas Dupont-Aignan) ma perfino di “detassazione del reddito del coniuge”; da Jacques Cheminade che parla di una cifra prossima al “Salario minimo lordo orario” a Françcois Fillon che parla di “aumento significativo dell’Aah” senza sbilanciarsi fino a Nathalie Artaud, François Asselineau et Philippe Poutou che sul tema non si sono espressi. Ma per il momento? “La cifra dell’Aah nel 2017 sarà di 810,89 euro – ricorda Informations.handicap.fr -: dal 2012 ad oggi questa cifra è stata rivalutata solo del 6,67%, ossia di 50 euro, lasciandola stagnare al di sotto della sogia di povertà, fissata oggi in Francia a 1008 euro”.
Ma l’Aah è solo la punta dell’iceberg della questione disabilità, mentre tante altre questioni sono lasciate alla deriva, come denunciano disabili e familiari. “Qualche bottiglia è stata lanciata nel mare dalle associazioni di persone disabili”, e ha fatto discutere una lettera aperta di 16 personaggi della televisione, delle arti e dello sport che hanno appoggiato l’appello di Philippe Croizon, amputato a tutti gli arti a causa di un incidente con l’alta tensione e noto per la sua impresa di attraversamento a nuoto della Manica: Croizon reclama che si parli di disabilità, un tema che riguarda almeno 12 milioni di francesi. “A parte qualche contentino sull’Aah – conclude Informations.handicap.fr commentando il dibattito televisivo tra i candidati del 20 marzo -, le malattie croniche e l’autismo, temi presto elusi, è stata ancora una volta un’occasione persa”.
In Francia il 18% della popolazione è disabile, circa 12 milioni di persone sui 66 milioni di cittadini francesi. L’associazione dei paraplegici de France (Apf) ha lanciato a giugno 2016 una piattaforma, #2017Agirensemble, “per una società solidale, aperta a tutti”. L’associazione per gli adulti e giovani disabili (Apajh) ha invitato i candidati alle presidenziali 2017 a sottoscrivere un patto basato sull’accessibilità universale: come spiega in un comunicato, l’associazione chiede diritto alla casa, al lavoro (tra i disabili il tasso di disoccupazione è due volte superiore alla media nazionale), alla formazione, all’inclusione scolastica, all’esercizio della cittadinanza e “l’accesso a un reddito decente grazie al reddito universale d’esistenza”, strumento che questa associazione chiede da anni. Oltre anche ai bisogni medico-sociali, l’Apajh solleva aspetti come il diritto alla sessualità delle persone con disabilità e chiede ai candidati alle presidenziali di “favorire la presenza insieme di disabili e non nel mondo dello sport, della cultura, del tempo libero e dei media”: perché la rappresentazione della disabilità resta sempre “molto marginale” in tv, come ha messo in luce il Consiglio superiore dell’audiovisivo francese (Csa). (ep)