Profughi, 9 mila accolti in Emilia-Romagna: preoccupazione per le giovani vittime di tratta
Bologna - Provengono da villaggi poverissimi della Nigeria, in particolare quelli intorno a Benin City, come poverissime sono le loro famiglie. Vendute ai trafficanti dai loro parenti, che vedono in loro una possibilità di riscatto sociale ed economico o in alcuni casi di mera sopravvivenza. Ci sono anche loro tra le migliaia di migranti che ogni anno sbarcano sulle nostre coste e che le reti criminali agganciano al loro arrivo in Italia e seguono nei centri di accoglienza per poi avviarle alla prostituzione. È un altro aspetto, drammatico, dei flussi migratori affrontato oggi a Bologna, nella sede della Regione, nella riunione del Tavolo di coordinamento dell’emergenza profughi che, oltre all’amministrazione regionale, raccoglie al suo interno anche i 38 principali comuni emiliano-romagnoli e i rappresentanti del Ministero. Presente anche la Prefettura di Bologna, a cui compete istituzionalmente il coordinamento dell’accoglienza dei profughi.
Il fenomeno delle ragazze nigeriane (spesso minorenni) vittime di tratta presenti all'interno dei flussi migratori dal 2015 è diventato oggetto di forte attenzione anche a livello europeo, assumendo rilevanza nazionale e mediatica. Secondo i dati disponibili, il numero delle donne nigeriane arrivate in Italia via mare ha registrato un sensibile incremento rispetto agli anni precedenti: 433 nel 2013, 1.450 nel 2014, più di 5 mila nel 2015. Secondo l’Organizzazione internazionale per le migrazioni (OIM), almeno l’80 per cento sono destinate allo sfruttamento sessuale. Oggetto di reclutamento tra i migranti da parte di sfruttatori (spesso proprio di origine nigeriana) ci sono anche uomini provenienti dal Pakistan e Bangladesh destinati a forme di sfruttamento lavorativo.
Dedicato alle potenziali vittime di tratta presenti nel sistema d’accoglienza profughi in regione è il progetto “Oltre la Strada”, che l’Emilia-Romagna porta avanti dal 1996. Considerate le novità normative relative al raccordo tra le amministrazioni che intervengono in materia di tratta e in materia di asilo, la Regione ha programmato per quest’anno e per il prossimo, azioni sperimentali e innovative per la tutela proprio delle donne migranti di origine nigeriana che arrivano nei centri di accoglienza. “Ogni donna, ogni ragazza, ogni essere umano che riusciamo a sottrarre a pratiche disumane di sfruttamento, abuso e vessazione è per noi motivo di orgoglio e di successo”, ha commentato Elisabetta Gualmini, vicepresidente della Regione Emilia-Romagna e assessore al Welfare
Durante l’incontro si è poi fatto il punto sul numero dei migranti accolti dall’Emilia-Romagna. Secondo gli ultimi dati (20 luglio scorso) messi a disposizione dalle prefetture, dal primo gennaio 2016 a oggi in Emilia-Romagna sono stati infatti accolti più di 9 mila richiedenti o titolari di protezione internazionale o umanitaria: circa il 7 per cento degli oltre 130 mila sbarcati nel nostro Paese. 8.110 le persone presenti nei Centri di accoglienza straordinaria. Al 31 maggio 2016 (fonte SIM / Ministero Lavoro DG Immigrazione) i minori non accompagnati presenti in regione e ospitati nelle diverse comunità di accoglienza erano 820, prevalentemente di età compresa tra i 16 e i 17 anni. Le nazionalità più rappresentate sono quella albanese (458 minori), pakistana (52), marocchina (50), nigeriana (30). Oltre a questi vanno considerati i 53 ragazzi temporaneamente ospitati nell’Hub (struttura di prima accoglienza) di via Mattei a Bologna e i 50 nell’Hub minori creato, sempre a Bologna, nelle ex Scuole Merlani in via Siepelunga (dati al 25 luglio 2016). Sul piano sanitario, la Regione interviene direttamente negli ambulatori presenti nel centro di primissima accoglienza con una prima visita di screening dei profughi, e successivamente, mediante le strutture sanitarie del territorio, alla profilassi vaccinale. A oggi sono stati assistiti circa 2.300 profughi, in maggioranza di sesso maschile (90 per cento), con un’età media di 21 anni. Le donne sono in maggioranza nigeriane. 27 quelle in stato di gravidanza. “L’unico modo per affrontare una sfida globale e complessa come quella degli sbarchi è lavorare insieme con molta serietà e senza farsi prendere da insicurezze e paure. I numeri – ha spiegato Gualmini– sono in linea con quelli dello scorso anno, per ora lievemente inferiori, ma per assicurare un’accoglienza responsabile e civile, ribadiamo con forza che non possiamo ospitare tutti e buttare sulle spalle dei sindaci dell'Emilia-Romagna impegni a cui non riescono a rispondere. Dunque vigileremo con attenzione affinché il principio dell’equa distribuzione tra le regioni italiane sia sempre rispettato”.