7 settembre 2015 ore: 15:28
Immigrazione

Profughi, altre dieci parrocchie disponibili in Lombardia

Caritas ambrosiana ha cominciato le verifiche delle strutture messe a disposizione dai parroci. Don Davanzo (Caritas ambrosiana): "I profughi devono trovare persone e non muri". I nuovi spazi destinati all'accoglienza saranno gestiti da operatori delle coop Caritas e volontari
Profughi nei balcani, immigrati

MILANO – Non sono caduti nel vuoto gli appelli dell'Arcivescovo di Milano Angelo Scola e di Papa Francesco ad aprire le parrocchie milanesi e lombarde all'accoglienza profughi. Dopo i 130 nuovi posti inaugurati il 2 settembre, Caritas ambrosiana ha cominciato i controlli di altre dieci parrocchie che hanno dato la loro disponibilità. "Nessun intoppo burocratico, abbiamo solo bisogno del tempo necessario per verificare che oltre a spazi adeguati ci siano anche persone disposte ad accogliere e aiutare i profughi", spiega don Roberto Davanzo, direttore di Caritas ambrosiana. E aggiunge: "Sono state le stesse Prefetture lombarde a incentivare la ricerca di parrocchie disponibili all'accoglienza".

Gli ostacoli da superare prima di riuscira a dare nuovi posti disponibili sono tre per la Caritas, tutti logistici. Il primo è capire quale spazio un parroco vuole mettere a disposizione e in che condizioni si trova. "Un conto è ospitare single, un conto famiglie", precisa don Davanzo. Il secondo è realizzare i lavori di ristrutturazione necessaria. Il terzo è reperire una rete di volontari sufficiente a gestire per un tempo lungo, 24 mesi salvo ulteriori proroghe, gli ospiti. Infatti i profughi in arrivo saranno spediti nei centri dalle Prefetture lombarde e rientreranno nel sistema d'accoglienza "ordinario". "Non è ovviamente il parroco che si relazione con la Prefettura che vuole mandare dei profughi in una struttura – spiega don Davanzo –. Ci saranno i responsabili delle nostre cooperative ad occuparsi di questo e della gestione dei centri". Accanto al volontariato, quindi, Caritas ambrosiana mette in campo i suoi operatori sociali e le sue cooperative, a cui è già in carico una parte del sistema d'accoglienza lombardo. "Questo non esclude la presenza dei volontari, anzi. Serve che chi arriva trovi persone invece che muri", conclude il direttore di Caritas ambrosiana. (lb)

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