Profughi, Amnesty all'Ue: "Aprire canali d'ingresso e concedere libertà di movimento"
MILANO - Redistribuzione di quote dei profughi, corridoi umanitari e libera circolazione per i richiedenti asilo, anche se sprovvisti di documenti. Sono alcune delle 11 richieste che Amnesty International rivolge all'Europa in un appello, pubblicato il 9 settembre, in occasione del discorso sullo Stato dell'Unione del presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker. Secondo le stime della ong, elaborate sui numeri dell'Unhcr, l'Alto commissariato Onu per i rifugiati, nei prossimi due anni saranno necessari 1,38 milioni di posti di reinsediamento (resettlement): "Gli Stati membri dell'Ue, che costituiscono il più ricco blocco di Stati, - si legge nell'appello – possono e devono offrire almeno 300 mila posti per i reinsediamenti e ammissione umanitaria". Un dato molto inferiore rispetto agli 800 mila richiedenti che arriveranno in Germania nel 2015.
Tra gli obblighi ribaditi da Amnesty all'Unione europea c'è il salvataggio dei migranti che rischiano la vita in mare. Per questo l'ong chiede di "aprire più canali sicuri e legali per raggiungere i Paesi dell'Ue". Più avanti Amnesty specifica che "qualsiasi operazione destinata a catturare i trafficanti non dovrebbe distrarre risorse dal compito principale di pattugliare in alto mare, al fine di soccorrere persone in difficoltà". Il riferimento è alla missione Eunavfor Med, entrata nel silenzio nella sua seconda fase, che prevede anche la possibilità di sparare contro i barconi utilizzati dai trafficanti. L'organizzazione ricorda che sono oltre 2.800 i profughi morti nel tentativo di raggiungere l'Europa.
Amnesty International richiama l'attenzione sulla necessità di standard d'accoglienza comuni a livello europeo. Il fronte dell'accoglienza è reso più fragile dalla scarsità di risorse denunciata dal direttore dell'Unhcr Atonio Gutterres il 4 settembre. Amnesty poi segnala gli abusi alle frontiere interne dell'Ue, documentate dai suoi stessi ricercatori e promuove gli "hotspot" intesi come luoghi per "garantire l'accesso a efficaci procedure di asilo individuali e fornire adeguate condizioni di accoglienza per tutti". Visto che le richieste di asilo sono individuali, Amnesty boccia le liste dei "Paesi d'origine sicuri", ossia Paesi di provenienza che possono ricevere il profugo. "Nessun Paese d'origine può essere etichettato come sicuro in termini generali", commenta Amnesty International. (lb)