18 maggio 2015 ore: 12:54
Immigrazione

Profughi, anche a Bolzano stessi problemi di accoglienza. "Ma nessuno vuole restare"

Non è la prima quanto la seconda accoglienza a preoccupare. Poche le possibilità del territorio, così restano solo i lavoratori stagionali. Per tutte le altre categorie di fragili Bolzano è una città troppo cara e difficile
Immigrati. Profughi respinti in Austria (Brennero)

BOLZANO - Poco importa che Bolzano sia una provincia ricca ed efficiente. I problemi dell'accoglienza profughi sono gli stessi che si trovano a Milano o in altre città d'Italia che non siano il primissimo approdo. La parte più difficile (e più esposta alle polemiche politiche) è garantire una nuova possibilità di vita ai profughi.

Daniela De Blasio è referente della casa di accoglienza Conte F.J. Forni, in via Renon, a Bolzano. Qui si sviluppano cinque progetti per persone fragili. Ci sono 29 posti d'accoglienza per profughi in transito, a cui se ne aggiungono otto per donne. Il loro centro è al primo piano di una palazzina di cinque. In alto ci sono quattro stanze per ospiti comunitari: una sorta di semi-autonomia a cui accedono soprattutto est europei che lavorano come stagionali nella raccolta delle mele e italiani al massimo per 30 giorni. Da ultimo, ci sono alcuni appartamenti disponibili per comunitari ed extracomunitari che cercano percorsi di seconda accoglienza. "Bolzano è poco attrezzata come centri per questo tipo di accoglienza", spiega De Blasio. Nella struttura lavorano 15 operatori suddivisi in cinque equipe. "Nessuno vuole restare qui: ci passano per un po' solo i lavoratori stagionali", continua.

Per quanto i numeri siano contenuti, è difficile mantenere insieme le diverse fragilità: lo spazio è poco e le richieste sono tante. Il centro Forni è un tampone all'emergenza, che nel caso dei profughi in transito può funzionare fino a 60 giorni. Chi sceglie di restare – una minoranza assoluta – ha il problema di rendersi autonomo: un monolocale a Bolzano costa anche 600 euro di affitto al mese. Fiore all'occhiello della struttura è il centro diurno: un ampia struttura dove c'è anche una cucina autonoma che sfama a pranzo e a cena gli ospiti della struttura.
A portare i profughi nella struttura è una squadra di volontari coordinata dall'associazione Volontarius: un centinaio di persone tra iscritti all'associazione e cittadini. Tra loro anche alcuni della Fondazione Alexander Lang, l'unica a dedicarsi ad un monitoraggio dei transiti. (lb)

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