Profughi, come cambia la rotta balcanica. Il Friuli guarda Slovenia e Austria
MILANO - Tra Istanbul e Endrine, in Turchia, ci sarebbero migliaia di profughi pronti a percorrere il corridoio balcanico, secondo Courier des Balkans. I Paesi lungo la rotta corrono ai ripari: in Macedonia, racconta Osservatorio Balcani e Caucaso, il governo starebbe valutando l'ipotesi di costruire l'ennesimo muro con la Grecia. In Croazia, invece, ogni giorno entrano una media di duemila persone, dal 18 settembre. E il sistema è al collasso. Che cosa accadrà in Friuli, la porta orientale dell'Italia? Gianfranco Schiavone, membro del direttivo di Asgi e presidente di Ics, il Consorzio italiano di solidarietà, apre gli scenari sulle possibili evoluzioni della rotta balcanica. "Finché la Slovenia terrà chiuse le frontiere – ragiona – in Italia non ci saranno ingressi: i profughi sono obbligati a passare da lì". Infatti i numeri di questi giorni lo confermano: gli ingressi in Friuli si attestano tra i 10 e i 30 richiedenti asilo al giorno, per la stragrande maggioranza afghani. "Ma il punto dirimente è come si comporterà l'Austria", afferma Schiavone.
- Infatti il grosso dei profughi che percorre la rotta balcanica ha ancora in testa il Nord Europa. Finché ci sarà anche la minima speranza che si possa passare dall'Austria, i migranti continueranno a puntare a Nord, con il problema di aggirare Budapest e Lubjiana. Se invece Vienna dovesse sospendere, come già accaduto, Schengen, allora la situazione per il Friuli potrebbe complicarsi. "La situazione cambia ogni giorno", dice Schiavone. Anche in un caso eventuale di transito imposto oltre la frontiera slovena Schiavone prevede poche domande d'asilo. Il Paese che confina con la nostra frontiera orientale, infatti, ha avuto nel 2014 385 domande d'asilo in tutto (270 nel 2013). Meno della sola Trieste. "La Slovenia non ha mai sviluppato un sistema d'asilo ragionevole. Il Paese ha cercato di tenersi defilato e di avere un atteggiamento il meno attrattivo possibile", aggiunge Schiavone. Ecco perché, per i migranti, è solo l'ennesimo ostacolo da scavalcare. (lb)