Profughi, don Colmegna: "Chiedevamo il corridoio umanitario invece di fotosegnalemento"
MILANO - "Ci siamo battuti per ottenere un corridoio umanitario che facilitasse il passaggio dei profughi e invece ci ritroviamo un cambiamento nemmeno annunciato delle procedure di accoglienza che porterà il sistema al collasso". È durissima la reazione di don Virginio Colmegna, presidente di Casa della Carità. "La situazione è molto grave e preoccupante. Cambierà il nostro lavoro ma nessuno ci ha avvisato", aggiunge don Colmegna.
Il presidente della Casa della Carità ribadisce ancora una volta l'importanza di costruire un momento di confronto tra le autorità che a più livelli si stanno occupando della questione profughi: associazioni, centri di accoglienza, sindaci dell'area metropolitana milanese, prefettura e questura. "Da tempo abbiamo lanciato l'idea di una conferenza dei sindaci dell'area metropolitana per affrontare i problemi di coesione sociale che crea questo tipo di situazione. Parliamoci, chiariamoci le idee in fretta", continua. L'invito finora è sempre caduto nel vuoto.
"Mentre siamo pronti ad allearci per bombardare questi Paesi in guerra, non affrontiamo insieme a livello europeo i riflessi che questo comporta, come la fuga delle persone", prosegue don Colmegna. Se il problema è da affrontare in sede europea allora l'Italia deve approfittare del suo semestre di presidenza per farsi sentire e proporre soluzioni. Anche perché, continua il presidente di Casa della Carità, il sistema ad oggi è concepito solo per le emergenze: "Non siamo pronti ad affrontare lunghe permanenze". (lb)