Profughi, "esame delle domande d'asilo troppo lento: così si inceppa l'accoglienza"
REGGIO EMILIA – L’ultimo arrivo di migranti nell’hub di via Mattei a Bologna, il centro di prima accoglienza dell’Emilia-Romagna, è stato venerdì scorso, il 15 maggio. Un centinaio di profughi, secondo i dati della Prefettura del capoluogo emiliano, che dopo le visite mediche e l’identificazione sono stati inviati nelle strutture di seconda accoglienza sparse sul territorio regionale. Ad accoglierne una parte, circa una decina, la cooperativa “La dimora d’Abramo” che si occupa dell’accoglienza nella provincia di Reggio Emilia. Sono 350 i profughi che oggi alloggiano in alberghi e appartamenti della citta e dei comuni della provincia. “Lavoriamo tutti i giorni nel cercare soluzioni per poter accogliere tutti quelli che arrivano – spiega Marco Aicardi, responsabile della Cooperativa La dimora d’Abramo – . Il problema però non è tanto la difficoltà nel trovare velocemente dei posti disponibili quanto la lentezza con cui vengono esaminate le domande per richiedere la protezione internazionale”. In Emilia-Romagna la commissione che si occupa di ascoltare i profughi che fanno richiesta si trova a Bologna e si occupa di gestire tutte le pratiche in arrivo dalle varie province. In Emilia-Romagna sono 3.187, in base agli ultimi dati della Prefettura, i migranti accolti nelle strutture di seconda accoglienza. “In media la commissione riesce a smaltire tra le 40 e le 80 pratiche alla settimana – continua Aicardi – e questo di certo non basta a svuotare i centri per far posto ad altre persone”.
Dal canto loro gli operatori della cooperativa lavorano per attivare corsi d’italiano, di formazione al lavoro per consentire a chi vuole restare di potersi integrare. “Lavoriamo tutti i giorni per trovare nuove sistemazioni. Da poco abbiamo attivato una collaborazione con la Caritas per avere alcuni locali dove alloggiare i migranti – dice Aicardi – in più stiamo cercando di far partire altri corsi di lingua”. Per ogni migrante lo Stato destina una somma di 33 euro al giorno, soldi che non vanno nelle tasche dei profughi ma che servono per pagare vitto, alloggio, cure mediche e ciò di cui hanno bisogno durante l’accoglienza. In tasca ai migranti arrivano 2,5 euro al giorno per le piccole spese quotidiane. “Questi ragazzi non prendono i soldi per fare i mantenuti, come qualcuno vuole far credere – continua Aicardi –. A Reggio Emilia molti migranti svolgono servizi di volontariato con diverse associazioni e parrocchie. Di quelli che invece sono usciti dall’accoglienza c’è chi è andato via e chi invece è rimasto sul territorio”. Dei 200 profughi accolti durante l’emergenza nord Africa, solo 20 sono rimasti a Reggio Emilia. Oggi hanno un lavoro e si sono integrati nel tessuto della città. “Noi ospitiamo 350 migranti, a cui si aggiungono i 50 nei percorsi Sprar, e sono pochissimi, meno di 10, quelli che hanno avuto problemi con le forze dell’ordine – conclude Aicardi – Quindi smettiamola di dire che vengono in Italia per delinquere e farsi mantenere”. (Dino Collazzo)