7 settembre 2015 ore: 16:24
Immigrazione

Profughi nelle parrocchie, Palermo apripista: l'accoglienza dei comboniani

La comunità "La zattera" dal 2008 ha ospitato oltre 30 migranti tra donne con bambini e famiglie. Ogni membro della comunità lavora e tutti condividono economicamente i loro stipendi: "Sicuramente il Papa, ancora una volta, vuole spronare tutti a fare la loro parte"
Immigrazione, due profughi in primo piano

PALERMO - Tra le prime realtà a mettere concretamente in pratica l'appello del Papa sull’apertura ai migranti c’è sicuramente  la comunità dei laici comboniani "La zattera" di Palermo. Più di trenta finora i migranti accolti per brevi periodi di origine eritrea, somala e nigeriana. In particolare per metà si è trattato di donne con bambini piccoli e piccole famiglie. Attualmente, ospita da poco più di un mese, una donna nigeriana di 30 anni con una bimba di 10 anni. La bambina è stata già iscritta a scuola e la mamma sta frequentando un corso di italiano al centro Astalli.  La realtà, nata nel 2008, composta da due famiglie, una single e un padre comboniano, ha scelto subito, fin dall'inizio di mettersi a servizio di chi ha bisogno di accoglienza, sostegno e accompagnamento quotidiano.

Ogni membro della comunità lavora e tutti condividono i loro stipendi, auto-gestendosi anche nel servizio che hanno scelto di fare. "Già nello statuto della nostra associazione  - spiega Toni Scardamaglia della comunità - è specificata la nostra missione fatta essenzialmente di sobrietà, condivisione e accoglienza piena. In coerenza con padre Daniele Comboni il nostro stile è proprio quello di stare vicino agli ultimi con un'attenzione particolare all'Africa". L'altra peculiarità della comunità è quella che l'accoglienza avviene nella loro casa, cioè in alcuni ambienti della piccola palazzina dove vivono tutti insieme. "L'accoglienza la facciamo dentro casa nostra - dice ancora Toni Scardamaglia -. In questo modo le persone accolte  condividono con noi e i nostri figli tutti i momenti della giornata. Accogliere per noi significa aiutare a 360 gradi chi decidiamo di ospitare provvedendo a risolvere tutti gli aspetti, sociali, legali e burocratici del migrante".

"Sicuramente il Papa, ancora una volta, vuole spronare tutti a fare la loro parte - continua -. Questa è la nostra risposta ma la città di Palermo in forme diverse cerca di darla. Certamente, ognuno deve dare il suo contributo secondo le proprie possibilità. Certamente, l'accoglienza diffusa fatta da piccoli numeri, è quella che da risposte migliori ma anche gli Stati devono fare la loro parte con un tipo di accoglienza più strutturata e rispettosa dei diritti". La comunità dei comboniani cerca anche di attivarsi, a livello organizzativo e propositivo, portando avanti parecchie iniziative a sostegno dei migranti, con appelli, momenti di preghiere e marce della solidarietà. La realtà, è da sempre, a fianco della rete antirazzista siciliana in coordinamento con tutte le associazioni che operano dal basso per stimolare il cambiamento di nuove politiche dell'immigrazione. "L'appello del Papa è pieno di significato - dice ancora - perchè rafforza ulteriormente anche quella che è la nostra missione e quello che deve essere lo sforzo di molti altri, ognuno a proprio livello, nel passare concretamente dalle parole ai fatti". 

Anche altre realtà come alcune parrocchie di Palermo hanno fatto, pure, da apripista in Italia in tema di accoglienza. Ricordiamo quando nella parrocchia del Santo Curato d’Ars Giovanni Maria Vianney di Falsomiele, nel giugno del 2014, furono inseriti i letti e anche l’accoglienza ai migranti che fece la parrocchia San Gaetano di Brancaccio quella in cui operò p. Puglisi.

Ricordiamo anche i laici che hanno dato prova di grande ospitalità come il caso di quella professoressa di inglese che, per alcuni mesi, aveva ospitato una mamma somala Ekram con un bambino appena nato sul molo di Lampedusa. Attualmente ancora all’interno dei locali della parrocchia di p. Sergio Mattaliano sono ospitate alcune famiglie di migranti che hanno avuto gravi lutti e che stanno facendo il percorso delicato di recupero psicofisico. La Caritas di Palermo, inoltre, ha "adottato" fuori dal circuito della prefettura ormai da più di un anno 20 migranti che arrivarono insieme alle salme nel giugno del 2014. Ognuno di loro sta facendo un percorso d’integrazione diverso: alcuni si sono inseriti in squadre di calcio, altri sono volontari per i servizi Caritas altri ancora si dedicano alla fattoria solidale di Ciminna. (set)

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