7 settembre 2015 ore: 14:24
Immigrazione

Profughi, otto tribunali tedeschi impediscono il rimpatrio in Ungheria

Sentenze emesse a luglio e agosto. Secondo i giudici non ci sono le condizioni minime per garantire l'accoglienza dei profughi. Già nel 2013 la Corte europea dei diritti dell'uomo aveva sospeso i rimpatri verso Budapest. Le decisioni delle corti di giustizia tedesche vanno nella stessa direzione
Migranti in fila - piedi

MILANO – Solamente tra luglio e agosto ci sono stati otto verdetti di tribunale tedeschi che hanno impedito il rimpatrio di profughi in Ungheria. Decisioni che, di fatto, hanno sospeso il Regolamento di Dublino III sancite dai Tribunali di Francoforte, Colonia, Hannover, Potsdam, Kassel e Cottbus. L'Ungheria per i giudici tedeschi non è una terra che può garantire asilo. I casi sono stati raccolti dallo European Legal Network on Asylum (ELENA), il network composto da oltre 500 avvocati che difendono i profughi in Europa e che lavora a stretto contatto con lo European Council on Refugees and Exiles (ECRE), l'alleanza europea di 90 ong che assistono chi cerca asilo nell'Unione. Si tratta di casi riguardanti profughi che hanno varcato il confine con la Germania tra aprile e giugno 2015.

Come analizza il report di "ELENA", il sistema d'asilo ungherese ha dei deficit che rendono impossibile l'accoglienza. "C'è il rischio concreto di trattamenti inumani e degradanti se i richiedenti fossero rispediti indietro", scrive l'associazione di legali. L'unità Dublino di Budapest, l'ufficio preposto alla gestione dei rimpatri tra Paesi dell'Ue, ha dichiarato di non essere più in grado di gestire rimpatri. Così le autorità ungheresi possono appellarsi al principio di respingimento in Paesi terzi considerati sicuri. In proposito il presidente Viktor Orbàn il primo di agosto ha allungato la lista di Paesi sicuri, includendo, tra gli altri, la Serbia. Un segno tangibile del tentativo di scaricare la pressione migratoria sullo Stato che precede l'Ungheria nella rotta balcanica. E la Serbia, secondo i legali europei, è un Paese in cui i profughi rischiano di subire violenze e persecuzioni. Per di più dalla metà del 2013 è stato reintrodotto una sorta di reato di clandestinità in salsa ungherese, che porta arbitrariamente dietro le sbarre i profughi che entrano nel Paese di Orbàn. Stessa sorte, precisano gli avvocati dei migranti, tocca anche a chi viene respinto da un Paese dell'area Schengen in nome della Convenzione di Dublino.

Assenza di cure mediche e di standard igenici sono le condizioni ricorrenti dei centri di accoglienza, a cui si aggiunge l'illegittimo uso di manette e collari durante i trasporti da parte delle forze dell'ordine. L'ultimo elemento evidenziato nel report di ELENA è la totale assenza di volontà politica da parte del governo ungherese di garantire asilo. Già nei primi sei mesi del 2013 la Corte europea per i diritti dell'uomo aveva sancito l'inapplicabilità dei respingimenti in Ungheria. Le sentenze sempre più ricorrenti dei tribunali tedeschi in materia potrebbero essere un precedente per un nuovo stop. (lb)

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