Profughi, prefetto di Milano boccia le ordinanze "fotocopia" dei comuni
MILANO - Per il prefetto di Milano, Luciana Lamorgese, le ordinanze fotocopia anti profughi presentano "profili di dubbia legittimità, anche costituzionale". È quanto scrive, infatti, in una lettera dell'8 settembre scorso, indirizza al sindaco di Cologno Monzese, Angelo Rocchi, che il giorno prima aveva emesso un'ordinanza in cui impone ai privati o alle realtà del terzo settore di comunicare preventivamente al comune la partecipazione ai bandi della Prefettura per l'assegnazione dei profughi. Un'ordinanza quasi identica a quelle che in questi mesi hanno emesso almeno altri 15 comuni lombardi, in cui si prevede anche che chi ospita richiedenti asilo deve presentare ogni 15 giorni una relazione sul loro stato di salute.
Nella lettera al sindaco di Cologno Monzese, il Prefetto di Milano sottolinea che l'ordinanza è priva di fondamento, in quanto è stata adottata anche se non c'erano "i presupposti di contingibilità e di urgenza" e, in particolare, non c'è "la sussistenza di un pericolo irreparabile ed imminente, non altrimenti fronteggiabile con i mezzi ordinari". In altri termini, non si può emettere un'ordinanza se non c'è una situazione urgente di pericolo. Ma il prefetto non si ferma ad una critica di natura giuridica. Aggiunge infatti che è censurabile perché si basa su un pregiudizio e perché interferisce su una materia, quella dell'immigrazione, che è nazionale e non strettamente comunale.
"Nel caso di specie - scrive il prefetto Lamorgese - la Signoria Vostra non solo ritiene di intervenire sul presupposto, non dimostrato, che l'accoglienza dei migranti metta in pericolo la sicurezza e la salute pubblica, ma s'ingerisce nella regolamentazione di una materia di esclusiva competenza statale, quale quella dell'immigrazione, dettando una disciplina particolare in relazione a un fenomeno che interessa l'intero territorio nazionale". La lettera elenca altri difetti giuridici dell'ordinanza e si conclude con un invito implicito a ritirarla, così da evitare di "esporre l'amministrazione comunale ad eventuali profili di responsabilità in sede giurisdizionale". (dp)