Progetto di vita, l’Anmic di Modena presenta le domande all’amministrazione
MODENA - Condivisione, collaborazione, ascolto. Sono queste le tre parole su cui Ciro Bonini dell’Associazione nazionale mutilati e invalidi civili (Anmic) di Modena vuole porre l’attenzione. Il prossimo 3 dicembre, in occasione della Giornata internazionale per i diritti delle persone con disabilità, Anmic presenterà all’amministrazione comunale le domande di “Progetto individuale di vita” di 6 suoi associati con gravi disabilità. “Le domande che abbiamo raccolto non sono molte – è la premessa –, ma per noi è già un risultato notevole. Perché non tutti possono accedere alle informazioni necessarie per avanzare una richiesta. E si sa, chi più ne ha bisogno meno possibilità ha di accedervi”.
Il “Progetto individuale di vita” è previsto dall’articolo 14 della legge 328/2000: in base alle richieste delle persone con disabilità, il Comune deve predisporre un progetto “che comprenda – oltre alla valutazione diagnostico-funzionale – le prestazioni di cura e di riabilitazione a carico del Servizio sanitario nazionale; i servizi alla persona a cui provvede il comune in forma diretta o accreditata, con particolare riferimento al recupero e all’integrazione sociale; nonché le misure economiche necessarie per il superamento di condizioni di povertà, emarginazione ed esclusione sociale. Nel progetto individuale sono definiti le potenzialità e gli eventuali sostegni per il nucleo familiare”.
“La legge parla chiaro”, sottolinea Bonini. In primis, il progetto deve essere commisurato ai bisogni della persona con disabilità che ne fa richiesta, essere steso successivamente alla valutazione delle sue abilità residue. “Solo a quel punto l’ente può sapere che tipo di azioni mettere in atto. Purtroppo spesso succede il contrario, vale a dire che le istituzioni attivino programmi senza sapere se effettivamente potrebbero tornare utili alle persone con disabilità sul territorio. Se nella mia area di competenza ci sono molte persone cieche, che senso ha attivare un corso di pittura? Il processo deve essere inverso: sulla base di ciò di cui le persone hanno bisogno, costruisco la rete”. Per questo, Bonini suggerisce alle amministrazioni di dotarsi di un preciso screening, a partire dal quale ideare e avviare progetti, e anche fare previsioni di spesa. L’altro punto su cui Bonini ragiona è che, secondo la legge, debba essere la persona con disabilità a fare richiesta al Comune: “Molti disabili non ne hanno l’abilità, vuoi per motivi vocali o fisici. È assurdo: speriamo che in futuro non sia più necessario sollecitare quello che già è ‘diritto’”.
L’intenzione di presentare le domande in occasione della Giornata internazionale per i diritti delle persone con disabilità era già stata preannunciata da Anmic lo scorso ottobre in occasione della conferenza “Dopo di Noi prima Loro: il coraggio della speranza”: “Un progetto di vita calibrato sull’interessato, valutato insieme con lui, ritagliato su misura in base alle sue esigenze e alle sue particolarità, è già propedeutico al Dopo di Noi. I genitori angosciati per il futuro del figlio, sentendosi coinvolti nel suo progetto di vita, si sentono molto più tranquilli”.
Dopo questo primo gruppo di domande, Anmic Modena – che quest’anno celebra il sessantesimo anno di attività – ne presenterà periodicamente altre, anche per iniziativa delle associazioni territoriali che l’associazione ha coinvolto: “Non penso arriveranno risposte in tempi brevi. La legge esiste da 16 anni e siamo ancora a questo punto. Ci sono già un paio di sentenze del Tar che danno ragione al cittadino, ma noi non vorremmo ulteriormente ingolfare la giustizia, vorremmo solo fosse usato un po’ di senso civile. Lavoriamo insieme, facilitiamo la vita a queste persone. Collaboriamo perché tutti abbiano le stesse opportunità: è questo che significa equità”. (Ambra Notari)