Proroga Opg, le associazioni chiedono un Commissario. "Regioni inefficienti"
Opg Montelupo Fiorentino, anno 2009
ROMA – Niente chiusura degli Opg per “inefficienza delle regioni”, il governo proroga di un altro anno “la grande sofferenza delle persone”. A sottolinearlo sono le associazioni che da sempre si battono per la chiusura degli Ospedali psichiatrici giudiziari, più che mai sul piede di guerra per il decreto che rinvia ancora la data della chiusura delle strutture, prima fissata ad oggi, primo aprile. “E’ il segno plastico e tangibile di un’efficienza strutturale e della mancanza di una volontà specifica di affrontare il tema – sottolinea Patrizio Gonnella, presidente di Antigone -. Tutti si lamentano e puntano il dito sul degrado degli opg ma poi non si riesce ad arrivare a una soluzione”.
Per Gonnella la responsabilità è delle Regioni che “non si sono attivate o lo hanno fatto male. Strette sui temi della salute nei piani di rientro, non hanno voluto investire sul superamento di queste struture”. Per questo è necessario nominare il prima possibile un Commissario che prenda davvero in mano la responsabilità del problema. Ma per Antigone c’è anche un secondo livello su cui bisogna intervenire al più presto, quello delle risorse. “Noi chiediamo che i soldi già stanziati per il superamento degli Opg vengano ora usati per il sostegno all’esterno delle persone che si trovano oggi all’interno degli ospedali psichiatrici giudiziari – continua Gonnella – cioè che queste risorse siano spese per attivare dei reali percorsi di recupero e reinserimento”.
box Per Stefano Cecconi del comitato StopOpg si “protrae così la grande sofferenza per le persone, quasi mille, ancora internati nei sei Opg presenti sul territorio nazionale”. Tuttavia il comitato apprezza le novità contenute nel decreto di proroga: tra sei mesi “commissariamento” per le regioni inadempienti e dovere del giudice (anche di sorveglianza) di verificare se in luogo del ricovero in un Opg può essere adottata nei confronti dell’infermo di mente una diversa misura di sicurezza. "Bisognerà capire - sottolineano - quanto queste norme siano effettivamente 'vincolanti', ma, indubbiamente, si tratta di primi passi nella direzione auspicata. Anche se non bastano".Ora, aggiungono “lavoreremo in sede di conversione del decreto in legge per introdurre disposizioni più stringenti (come l’ obbligo dei progetti di cura e riabilitazione individuali), che favoriscano le dimissioni e le misure alternative alla detenzione”.
Le associazioni ribadiscono, inoltre, come sia rimasto inascoltato anche il grido d’allarme del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che già in un messaggio alle Camere aveva auspicato una soluzione urgente del problema. E anche oggi il Capo dello Stato è tornato sull’argomento sottolineando di aver firmato “con estremo rammarico” il decreto-legge di proroga. "Con rammarico- spiega- per non essere state in grado le Regioni di dare attuazione concreta a quella norma ispirata a elementari criteri di civiltà e di rispetto della dignità di persone deboli”. Il presidente della Repubblica si dice però anche sollevato dal alcuni interventi previsti nel decreto-legge, che dovrebbero evitare ulteriori slittamenti e inadempienze.