4 aprile 2024 ore: 12:01
Immigrazione

Protezione internazionale, “attendere, prego!”. In un report le difficoltà per le procedure di riconoscimento

Pubblicato il report realizzato dall’International Rescue Committee Italia (Irc), Le Carbet, Mutuo Soccorso Milano, Naga, Asgi e Intersos. Tra gli ostacoli menzionati risultano il numero limitato di appuntamenti per chiedere protezione, i ritardi di mesi, le pratiche discrezionali e non dichiarate nella “selezione” delle persone richiedenti e la richiesta di documentazione non prevista dalla legge
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E’ stato reso noto oggi il Report sugli ostacoli nell’accesso alla procedura per il riconoscimento della protezione internazionale in Italia”, realizzato dall’International Rescue Committee Italia (Irc)Le CarbetMutuo Soccorso Milano, Naga, Asgi e Intersos

Il report affronta il tema delle barriere all’accesso alla protezione internazionale grazie alla collaborazione e il contributo di molteplici realtà della società civile operanti in vari territori italiani, e in particolare a Milano, Trieste, Torino, Imperia, Bologna, Firenze, Roma e Napoli. Alla città di Milano è dedicata un’attenzione particolare, in virtù delle violazioni dei diritti subite dai richiedenti protezione internazionale in questa città e in considerazione della recente sperimentazione della digitalizzazione dell’accesso alla procedura per il riconoscimento della protezione internazionale.

Accedere alla procedura d’asilo a Milano è pressoché impossibile - afferma Riccardo Tromba, presidente dell’associazione Naga -. Ogni giorno attraverso le nostre attività di supporto legale a richiedenti asilo verifichiamo i gravi ritardi e gli ostacoli nell’accesso al diritto alla protezione internazionale. Dopo le lunghe code, gli accessi limitati, l’uso di lacrimogeni fuori dalla Questura, stiamo assistendo da ormai un anno a una nuova modalità che prevede la fissazione di un appuntamento per fare domanda d’asilo, che però può essere ottenuto solo rivolgendosi – ancora una volta su appuntamento – a realtà del terzo settore e sindacati. Le lunghe code quindi permangono, ma sono diventate invisibili”.
“Oltre al fatto che questi ritardi implicano gravi violazioni di un diritto fondamentale – continua Tromba -, il sistema di prenotazione rappresenta una delega inaccettabile a terzo settore e sindacati, e introduce margini di discrezionalità nel riconoscimento del diritto stesso. Con il report che presentiamo oggi portiamo tutto ciò alla luce, augurandoci che possa essere l’inizio di un cambiamento”.

Il report

Il report intende fornire un resoconto degli ostacoli in cui i richiedenti protezione si imbattono nel tentativo di accedere alla procedura in varie Questure d’Italia, dimostrando le differenze tra i vari territori ma, allo stesso tempo, la sistematicità delle barriere istituzionali oggetto d’esame. L’obiettivo del lavoro, dunque, è – per dirla con le associazioni promotrici – quello di “fare luce sulle violazioni del diritto di chiedere protezione, nonché identificare possibili buone prassi e raccomandare alle istituzioni approcci alternativi e risolutivi per garantire l’accesso alla procedura di protezione internazionale e il rispetto dei diritti e della dignità dei richiedenti”.
Il report è il risultato della collaborazione tra diverse realtà della società civile che hanno contribuito alla raccolta di dati e alla stesura, al monitoraggio delle violazioni dei diritti dei richiedenti protezione internazionale e all’elaborazione di proposte di soluzioni per superare le criticità riscontrate.

“Per le persone in fuga da persecuzioni, conflitti e altre violenze che cercano rifugio in Italia, la prima fase della procedura per il riconoscimento della protezione internazionale consiste nel manifestare la propria intenzione di chiedere protezione alle autorità competenti – si legge nel rapporto -. Tuttavia, a Milano e in altre città italiane molte persone richiedenti protezione non sono in grado di esercitare questo diritto e vengono invece respinte dalle Questure, che sostanzialmente chiedono loro di ‘attendere, prego’. Questi ritardi violano la normativa in materia di protezione internazionale e lasciano le persone in situazioni precarie, incapaci di accedere a un alloggio attraverso il sistema di accoglienza, al mondo del lavoro formale e di godere degli altri diritti connessi alla richiesta di protezione internazionale”.

Come detto, un anno fa - il 5 aprile aprile 2023 -, la Questura e la Prefettura di Milano hanno adottato un nuovo sistema online per accedere alla procedura per il riconoscimento della protezione internazionale. In teoria, questo sistema avrebbe potuto contribuire ad alleviare le barriere, i ritardi, le condizioni precarie e la violenza con cui si confrontano le persone che cercano di chiedere protezione. “Slot limitati, continui cambi di orari e altre pratiche discriminatorie avevano infatti portato al sorgere di lunghe code di persone che spesso dormivano per giorni in condizioni difficili fuori dalla Questura di Milano nella speranza di ottenere un appuntamento per chiedere protezione, e in diverse occasioni, i media e la società civile avevano documentato l’uso della forza da parte delle autorità nei confronti delle persone che intendevano chiedere protezione - si legge nella sintesi del rapporto -. Tuttavia, il nuovo sistema digitalizzato ha in gran parte spostato, e non risolto, le barriere e i ritardi che molte persone richiedenti protezione continuano ad affrontare, rendendoli invisibili agli occhi dei più. Queste nuove barriere digitali includono la mancanza di conoscenze, strumenti e alfabetizzazione necessari per utilizzare la piattaforma online, la mancata disponibilità delle informazioni in molte delle lingue parlate da chi cerca protezione e le falle del sistema online”.

Meno di un quarto delle persone che intendono richiedere protezione consultate per il report hanno dichiarato di aver tentato di utilizzare il portale online da sole e hanno affermato di essere riuscite a fissare un appuntamento in Questura. Nuove code - sia fisiche che online - si sono formate presso le realtà del terzo settore che sono state designate - senza però ricevere alcun sostegno finanziario - per supportare le persone che cercano di accedere al sistema online per prenotare un appuntamento per chiedere protezione internazionale a Milano.
“Le conseguenze di continui ostacoli e ritardi nell’accesso alla procedura per il riconoscimento della protezione sono gravi – si evidenzia -. Fra le persone consultate che stavano cercando di accedere al sistema online per chiedere protezione a Milano, poco meno della metà hanno dichiarato di non avere un alloggio. Come ha spiegato nel settembre 2023 una persona che non era riuscita a chiedere protezione a Milano: ‘Non ho un posto dove stare. Non c'è modo di trovare un lavoro. Non c'è modo di mangiare’”.

Le organizzazioni che assistono le persone richiedenti protezione a Trieste, Torino, Imperia, Bologna, Firenze, Roma e Napoli hanno riferito di ostacoli e ritardi simili per chi cerca di accedere al sistema di protezione internazionale in Italia. Tra gli ostacoli menzionati risultano il numero limitato di appuntamenti per chiedere protezione, i ritardi di mesi, le pratiche discrezionali e non dichiarate nella “selezione” delle persone richiedenti e la richiesta di documentazione non prevista dalla legge.
“È incoraggiante che il dialogo tra la società civile e le istituzioni abbia creato opportunità per affrontare alcuni di questi problemi, ma è necessario un maggiore impegno”, è la sintesi.
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