Psichiatria, in Piemonte è ancora tensione sulla riforma dei gruppi appartamento
TORINO - La speranza - remota, probabilmente - era di riuscire a bloccare tutto; ma alla fine gli operatori piemontesi della salute mentale sono dovuti tornare a casa con un magro bottino. Ieri pomeriggio in Consiglio regionale c’erano tutti: psicologi, educatori, volontari, pazienti psichiatrici e rappresentanti delle famiglie; riuniti per contestare la delibera con cui, una decina di giorni fa, l’assessore alla Sanità Antonio Saitta ha deciso di rimettere ordine nei servizi residenziali per i pazienti psichiatrici della regione.
Oggetto del contendere, la nuova classificazione delle strutture in base ai livelli di intensità terapeutica, che a partire dal prossimo anno finirebbe per “declassare” i gruppi appartamento (nei quali un massimo di cinque pazienti convivono con la supervisione di uno psicologi/educatore) dal comparto sanitario a quello socio-assistenziale. “Vale a dire - spiega Silvestra De Francesco dell’associazione per la Difesa degli ammalati psichici - che se la delibera entrerà in vigore anche queste strutture verranno poste in ambito extra Lea, con tutto ciò che questo comporta per pazienti e famigliari dal punto di vista economico e terapeutico”.
Per le famiglie, in effetti, la nuova classificazione implicherebbe un notevole aggravio economico: con l’ingresso dei gruppi appartamento nel novero dei servizi socio-assistenziali, sulle spalle di pazienti e familiari finirebbe per gravare il 60 per cento dei costi del ricovero. La parte restante sarebbe invece a carico dei comuni, che in Piemonte sono già gravati da analoghe operazioni compiute con i servizi per anziani e non autosufficienti; ragion per cui ieri anche l’Anci era presente alla seduta straordinaria indetta dal Consiglio per ricomporre lo strappo con le parti. Le quali, però, da palazzo Lascaris sono andate via avendo ottenuto solo l’ennesimo tavolo di confronto, che dovrebbe coinvolgere i dipartimenti di Salute mentale, le associazioni di pazienti, i comuni e gli enti gestori nel percorso attuativo delle nuove disposizioni. “La Giunta - spiega Guido Geninatti, portavoce dell’alleanza delle cooperative - ha deciso di coinvolgerci almeno nel merito, per quanto riguarda l’attuazione delle nuove norme. Questo è senz’altro positivo, ma resta comunque forte la delusione e la preoccupazione da parte nostra, perché sappiamo che sarà molto difficile riuscire a modificare il contenuto della delibera”.
Al momento, i gruppi appartamento in Piemonte sono più di 350, per un totale di oltre 1.300 posti letto. Alternativamente a queste strutture, i pazienti possono scegliere il ricovero nelle 21 comunità alloggio e nelle 64 comunità protette presenti in regione, che continueranno ad essere gestite dal comparto sanitario. Secondo quanto dichiarato dallo psichiatra Antonio Maone, però, nel 98 per cento dei casi la permanenza in un gruppo appartamento produrrebbe sugli utenti benefici maggiori, anche in virtù del rapporto più stretto e personalizzato che i pazienti hanno con gli psicologi presenti nelle strutture. Ma proprio a psicologi ed educatori - che al momento costituiscono circa il 70 del personale nei gruppi appartamento - il nuovo ordinamento regionale riserverebbe un ruolo più esiguo, con una presenza molto più rilevante degli operatori socio-sanitari (oss), il cui lavoro si avvicina decisamente di più a quello svolto dagli infermieri. “In questo modo - conclude Geninatti - oltre a perdere decine di posti di lavoro, si mette a rischio la stessa funzione riabilitativa che finora è stata propria di queste strutture”. (ams)