21 agosto 2020 ore: 10:30
Disabilità

Quando il Covid bussa alla porta del caregiver. Tanti problemi e l'assistenza che non c'è

di Chiara Ludovisi
Un figlio adulto con disabilità, una madre non più giovane ad assisterlo: poi lei si ammala di Covid, deve essere ricoverata. Lui non può restare solo in casa: per portarlo a casa della sorella, serve mezzo attrezzato, ma trovarlo non è facile. Ci pensa la Misericordia locale. Ora, c'è da pensare all'assistenza
Ambulanza Misericordia

ROMA – Lui ha 49 anni e una tetraparesi spastica che gli impedisce di muoversi in autonomia. Lei è la mamma, non più giovane, che si prende cura di lui ogni giorno. Vivono a Cerignola, in provincia di Foggia: una vita faticosa, come quella di tanti caregiver familiari, con l'impegno dell'assistenza e della cura, per lo più sulle spalle della donna. Qualche giorno prima di Ferragosto, però, la situazione cambia bruscamente: la mamma non sta bene, i sintomi sono quelli del Covid, il tampone è positivo. Il medico suggerisce il ricovero e tutto deve avvenire in fretta, anche per scongiurare il contagio. Ma lui, il figlio, non può restare solo. La sorella maggiore è disponibile, abita a meno di un chilometro, può accoglierlo in casa sua. Per trasportarlo, però, è necessaria un mezzo idoneo: e non si trova.

A raccontarci il seguito della storia è Matteo Bentivoglio, responsabile Area Emergenza del Comitato locale di Croce Rossa di Cerignola. “Sono stato contattato dalla signora (la sorella, ndr), che mi ha segnalato la necessità di un mezzo per il trasporto di quest'uomo. Noi però non disponiamo di un mezzo attrezzato per la sedia a ruote, quindi abbiamo contattato la Misericordia di Orta Nova, con cui collaboriamo, che ha provveduto tempestivamente al trasporto, tramite i suoi volontari e il suo mezzo”.

A coordinare le attività della Misericordia di Orta Nova c'è Gaetano Volpe: “Premetto che io conosco solo una parte della storia: quella che riguarda il trasferimento di quest'uomo da una casa all'altra. Sono stato contattato dal responsabile dell'area Emergenza della Croce Rossa perché occorreva un trasporto, a 30 km dalla nostra sede. Ho chiesto tutti i dettagli e mi è stato spiegato che, seppur indirettamente, si trattava di Covid e quindi occorrevano tutte le precauzioni. E' questo, credo, il motivo per cui non si riusciva a trovare un'associazione, magari più vicina, che provvedesse al trasporto. Come al solito, mi sono attivato inviando un messaggio sulla chat del gruppo di volontari e, nonostante la distanza e il caso particolare, nel giro di mezz'ora i nostri volontari sono arrivati a casa della famiglia. La signora (la sorella dell'uomo, ndr) era molto sorpresa per la velocità e ha chiesto dovesse pagare: naturalmente, i volontari hanno accettato solo un'offerta. Ora, non so quale sia la situazione di questa famiglia, so che ci sono delle difficoltà nell'attivazione dell'assistenza domiciliare: noi non siamo in grado di provvedere a questo, è un compito che svolgono le istituzioni. Colgo però l'occasione per assicurare alla famiglia che noi ci siamo, a disposizione per tutto quello che potremo fare”.

Quello che resta da sciogliere è proprio il nodo dell'assistenza domiciliare: la sorella non ha la possibilità di dedicarsi tutto il giorno al fratello, ma per attivare il servizio pare siano necessari almeno 20 giorni. “Ho informato della situazione la Protezione civile, tramite il Centro operativo comunale, perché con gli assistenti sociali si occupasse del caso e trovasse una soluzione – ci riferisce ancora Matteo Bentivoglio, della Croce Rossa - Fino a ieri sera, l'assistenza domiciliare non era stata attivata”. Siamo attualmente in attesa di un riscontro dalla Asl di Foggia, che abbiamo interpellato per avere un aggiornamento sulla situazione,

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