Quasi 9 mila detenuti a regimi speciali e senza prospettive di rieducazione
ROMA – Nelle carceri italiane, nel luglio 2013, erano 8.914 i detenuti sottoposti al regime di alta sicurezza, secondo i dati del decimo rapporto dell’Osservatorio Antigone sulle condizioni di detenzione. “Nei loro confronti - si legge nel rapporto - sono fortemente ridotte le opportunità di trattamento. Non possono partecipare nella maggior parte dei casi ad attività sociali e culturali nei reparti. Vivono in reparti separati e sono divisi dai detenuti ordinari”. Antigone solleva dubbi sulla legittimità di un regime che “non è disciplinato né dall’ordinamento penitenziario né dal regolamento penitenziario, ma dalle circolari del Dap”. E incalza: “Per ottenere una declassificazione verso regimi ordinari è necessario che questi detenuti dimostrino di non avere più collegamenti con l’organizzazione criminale. Una vera e propria probatio diabolica per chi si trova in prigione da tanti anni”.
Critica la posizione dell’Osservatorio anche sul 41 bis, che riguarda 710 detenuti: “Un regime che non distingue tra presunti innocenti e condannati, che sono una minoranza”. 64, invece, i detenuti sottoposti a sorveglianza particolare.
Dalle pagine del suo rapporto Antigone rilancia un appello per togliere Carmelo Musumeci, “detenuto modello”, dal regime speciale di alta sicurezza: “Riteniamo che la sua sia una storia limpida di emancipazione da scelte devianti - si legge nel documento -. Durante la sua detenzione è riuscito a laurearsi in giurisprudenza, ha scritto libri che hanno ottenuto riconoscimenti importanti, è diventato punto di riferimento culturale per tantissimi detenuti ma anche per tante persone e associazioni che operano all’esterno del carcere”. Per questo l’associazione chiede all’amministrazione penitenziaria di declassificarlo, “in modo da consentirgli il prosieguo della detenzione in un regime ordinario dove possa avere più spazio per la sua passione di studio e di cultura. Sarebbe per lui un riconoscimento meritato, per gli altri detenuti un segnale importante, per la società libera un’indicazione chiara che la risocializzazione è sempre possibile, per tutti, nessuno escluso”. (gig)