Quattro lavoratori disabili senza occupazione da un anno e mezzo: “Legge mal interpretata”
ROMA - Sono senza lavoro ormai da quasi due anni, ma forse in violazione della legge che li tutela: sono quattro lavoratori con disabilità, che hanno visto il proprio contratto a tempo determinato non rinnovato dall’azienda in cui erano impiegati, il Consorzio per l’Area di ricerca scientifica e tecnologica di Trieste (Area Science Park di Padriciano). La loro situazione è stata presa in carico, fin dall’inizio, dalla sezione locale della Fish, che torna a farsi sentire. Perché quei lavoratori sono ancora a casa.
Il contratto scadeva alla fine del 2014: fino ad allora, in applicazione della legge 68/99, l’ente impiegava quattro persone con disabilità a tempo determinato, che “avrebbero potuto, anzi dovuto essere stabilizzati - spiega Sandro Zagatti, patrocinante di uno dei lavoratori, che ha seguito l’intera vicenda - in applicazione del decreto del Governo Letta finalizzato al superamento della precarietà nella Pubblica Amministrazione (D.L. 101/2013). Alla scadenza del 31 dicembre 2014, però, tali lavoratori non solo non sono stati assunti a tempo indeterminato ma non è stato neppure rinnovato loro il contratto a tempo determinato”. -
Secondo Zagatti, che ora torna a sollecitare l’attenzione su questo caso, c’è una “discutibile interpretazione dell'art. 7 comma 6 del dl 101/2013, “Disposizioni urgenti per il perseguimento di obiettivi di razionalizzazione nelle pubbliche amministrazioni”, che prevede il diritto di precedenza nel caso di assunzioni a tempo indeterminato, nei limiti della quota d’obbligo. Semplificando, Area Science Park ritiene che il dl 101/2013 consenta di ridurre il numero di lavoratori con disabilità da assumere ai sensi della legge 68/99. Ma “il decreto – spiega Zagatti – ha proprio lo scopo di favorire i lavoratori svantaggiati, derogando di fatto ai divieti di nuove assunzioni nelle amministrazioni pubbliche”.
Come ci spiega Alessandra Torregiani, esperta della sezione lavoro per il contact center SuperAbile dell’Inail, “la nuova norma ha infatti corretto i precedenti orientamenti assunti dal Dipartimento della Funzione pubblica che di fatto sancivano il blocco delle assunzioni di persone disabili nella Pubblica Amministrazione”. Ma quale errore interpretativo può allora aver fatto sì che non solo i contratti non fossero stabilizzati, ma addirittura non venissero rinnovati? Ce lo spiega, tecnicamente, ancora Alessandra Torregiani: “Le amministrazioni pubbliche devono rideterminare il numero delle assunzioni obbligatorie delle categorie protette in base alla dotazione organica, rivista a seguito delle misure di contenimento della spesa. All'esito della rideterminazione, ciascuna amministrazione è obbligata ad assumere, a tempo indeterminato, un numero di lavoratori pari alla differenza fra il numero come rideterminato e quello allo stato esistente. La disposizione del presente comma deroga ai divieti di nuove assunzioni previsti dalla legislazione vigente, anche nel caso in cui l'amministrazione interessata sia in situazione di soprannumerarietà. Il dubbio può essere se la rideterminazione debba essere effettuata solo dalle amministrazioni in sovrannumero, o da parte di tutte le amministrazioni. A nostro parere però – spiega ancora il Contact center dell’Inail - la norma conferma l’obbligo, da parte delle pubbliche amministrazioni, di assumere a tempo indeterminato gli appartenenti alle categorie protette fino alla quota necessaria per il rispetto delle norme di legge (cd. “quota d’obbligo”). Tali assunzioni sono in deroga ai divieti di nuove assunzioni vigenti, anche qualora le stesse siano in soprannumero rispetto alla dotazione organica”.
Area Science Park ha sottoposto i propri dubbi interpretativi a vari interlocutori competenti in materia: in primo luogo con un quesito al ministero per la Semplificazione e la Pubblica amministrazione. “Ma da Roma non è arrivata alcuna risposta”, ci riferisce Zagatti. Intanto, “in assenza di riscontri dal ministero, a fine 2014, l'ente non ha rinnovato il contratto a tempo determinato ai lavoratori, comunicando loro tuttavia che, una volta giunta dal Dipartimento della Funzione Pubblica la conferma in forma scritta che le loro posizioni di lavoro potevano/dovevano essere mantenute, essi sarebbero stati riassorbiti nei loro posti di lavoro”.
Esattamente un anno fa la Fish, insieme a Fir-Cisl, ha inviato un sollecito al dipartimento della Funzione pubblica, perché fornisse il parere richiesto. Ma “anche il sollecito è rimasto senza esito - riferisce Zagatti – e la situazione segna un punto di stallo”. Infine, il caso ha suscitato anche una certa attenzione politica, con quattro interrogazioni parlamentari (Fasiolo, De Poli, Battista, Rizzetto - Prodani) presentate sulla questione fra febbraio e marzo del 2016: anche queste rimaste senza risposta. “Il fatto che il ministero non risponda alle interrogazioni parlamentari (anche di maggioranza) – commenta Zagatti - aggrava il silenzio tenuto in tutti questi mesi e lascia intendere che l'interpretazione di Area sia errata. Infatti, se le contestazioni avanzate dalla Fish fossero infondate, il ministro avrebbe agevolmente risposto agli interroganti liquidando la questione. In definitiva – conclude Zagatti - sussistono pochi dubbi circa il fatto che l'ente sia inadempiente”. In alte parole, i quattro lavoratori disabili hanno diritto al loro contratto: e dovrebbero riaverlo. A tempo indeterminato. (cl)